A quasi un anno dall’aggressione a un agente di polizia accoltellato alla gola durante un normale controllo alla stazione ferroviaria di Hannover, per la giovane studentessa Safia S., sedicenne simpatizzante dell’ISIS, è arrivata dall’Oberlandesgericht Celle (Tribunale di Celle, località del nord della Germania nei pressi di Hannover) la condanna in primo grado a sei anni di carcere minorile per “lesioni personali gravi, tentato omicidio e supporto a organizzazione terroristica”.
Per il procuratore della Corte d’appello di Celle, l’azione di Safia S. è “un’operazione di martirio per lo Stato Islamico”. Azione che la giovane ha ammesso in aula senza tradire alcuna emozione. Insieme a lei è stato condannato a tre anni di carcere il ventenne tedesco-siriano Mohamad Hasan K., il quale era a conoscenza di quanto sarebbe accaduto e che non fece nulla per fermarla.
L’agente colpito alla gola con una lama di sei centimetri è vivo per miracolo ma porterà a vita i segni della follia della giovane. La ragazza non era nuova alle cronache. Il 15 novembre del 2009 era apparsa sulla scena islamista tedesca insieme al predicatore salafita Pierre Vogel (Abu Hamza) mentre recitava il Corano a memoria, diventando velocemente una star per i moltissimi giovani che gravitano attorno ai molti “predicatori del male” che operano in tutta la Germania. Il video ancora oggi è facilmente reperibile su You Tube dove si può notare la gioia del predicatore salafita nell’ascoltare la bambina recitare i versetti del Corano.

Quanto accaduto a Safia S. è solo il culmine di un lungo processo di radicalizzazione durato anni, curato in particolare come detto da Pierre Vogel, il quale è riuscito a trasformare una bambina confusa – alle prese con un contesto familiare disagiato – in una fanatica religiosa fino a farle raggiungere la Turchia dove ha tentato di entrare in Siria per unirsi ai combattenti del Califfato. Una vita indubbiamente complicata quella di Safia S. Il padre tedesco e la madre marocchina si separarono quasi subito dopo la sua nascita. La madre, abbracciando l’Islam radicale, espose i figli alla visione più integrale del credo sunnita. Un credo che in Germania avanza inarrestabile nelle moschee anche grazie alle associazioni islamiche turche come Millî Görüş e Türkisch-Islamische Union der Anstalt für Religion (Unione Islamica Turca per gli Affari Religiosi, in turco Diyanet Isleri Türk İslam Birligi – DITIB).
Che la rete islamista sia molto coesa e sempre pronta ad aiutare i suoi adepti, lo provano anche i nomi dei protagonisti delle vicende che puntualmente finiscono sulle pagine dei giornali. Tra questi nomi ci sono anche quelli degli avvocati ingaggiati per difendere gli islamisti tedeschi. A occuparsi della difesa di Safia S. è Mutlu Günal, difensore tra gli altri del predicatore di origine palestinese Ibrahim Abou Nagie nelle varie questioni legali che lo riguardano: tra queste, truffe di vario tipo allo Stato tedesco e la messa fuori legge della sua organizzazione “Die wahre Religion“ (“La Vera Religione”). L’avvocato Mutlu Günal ha difeso anche Sven Lau, altro predicatore salafita, ideatore della “Sharia Police” a Wuppertal (nella Renania Settentrionale-Vestfalia), in carcere dal dicembre 2015 per sostegno allo Stato Islamico a cui inviava somme di denaro e offriva supporto logistico.
Per il tentato omicidio del poliziotto l’avvocato della giovane Safia S., parlando “di condanna sproporzionata e di fallimento delle autorità tedesche” ha chiesto la revisione del processo e del giudizio di primo grado. Chi sia a pagare la sua parcella resta però un mistero.