Il ritorno dei foreign fighters

Mentre la Svizzera si interroga sui recenti arresti nella moschea salafita di Winterthur e sulla recente operazione di polizia in Canton Ticino che ha portato all’arresto di un presunto reclutatore dello Stato Islamico, un nuovo caso di jihadista “svizzero” è emerso grazie al giornale Tages Anzeiger.

Negli scorsi giorni fonti citate dal giornale sono riuscite a consultare a Mosul, capitale irachena di ISIS, una serie di documenti che proverebbero la presenza in Iraq di un jihadista svizzero di origine bosniaca arruolatosi nelle file della brigata Tarik Ibn Ziad, nota per essere un’unita composta da elementi francesi e ceceni intitolata al condottiero berbero Ṭariq ibn Ziyad al-Laythi, conosciuto nella storia spagnola come “Taric el Tuerto” (“Ṭariq il Guercio”), che dette avvio alla conquista islamica della Spagna visigota nel 711.

Erano i tempi di Al Andalus, nome che i musulmani diedero alla parte della Penisola Iberica. Qui “Taric el Tuerto” tra il 711 e il 712, grazie alla sua abilità di combattente, divenne il primo whali (governatore). Tra i molti documenti ritrovati a Mosul nei rifugi abbandonati dai jihadisti in fuga c’è anche la scheda di Wael al-Swissri (indicato dalle autorità svizzere come Ajdin B.). Nel 2015 da Losanna, dove viveva, ha raggiunto il Siraq (Siria-Iraq) insieme alla giovane moglie, anch’essa di origine balcanica. Dopo essere stato addestrato alla guerra, è divenuto un organico della brigata Tarik Ibn Ziad, nota per le sue efferatezze e per essersi specializzata negli attacchi kamikaze. Wael al-Swissri e consorte oggi si trovano in Sira, sono considerati molto pericolosi dai servizi segreti svizzeri che li monitoravano già dal 2014.
I due erano infatti attivisti del programma “LIES!” del gruppo “Die Wahre Religion” del predicatore salafita Ibrahim Abou Nagie, messo fuorilegge in Germania e in Austria ma non in Svizzera, dove continua a portare avanti le proprie attività. A proposito di “LIES!”, non sorprende che anche questo giovane si sia radicalizzato in Svizzera grazie al supporto del gruppo di Nagie, che continua imperterrito nella sua opera di proselitismo in diversi Paesi europei pur avendo da tempo spostato la propria centrale operativa in Malesia e Brasile.

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