L’Azzardo Catalano e la Sicurezza dello Stato.

Nella regione spagnola della Catalogna recentemente colpita al cuore dall’attentato alle Ramblas di Barcellona l’insabilità politica e istituzionale ha superato il livello di guardia. Lo scontro tra il governo di Madrid e gli indipendentisti guidati da Carles Puigdemont che è anche sindaco di Girona, ha mandato in corto circuito anche le istituzioni di polizia. Il governo di Madrid per impedire il voto ha inviato in Catalogna migliaia di agenti tra “Guardia Civil” e “Policia Nacional” che il governo catalano ha accolto con la seguente dichiarazione incendiaria: “ Vogliono provocare manifestazioni tumultuose e non pacifiche. La polizia viene con quella volontà, è evidente e lo vediamo ogni giorno”. L’irresponsabilità di Carles Puigdemont non si è fermata neppure quando la la “Guardia Civil” spagnola ha arrestato nelle scorse settimane nelle sedi del governo catalano 14 persone attive nell’organizzazione delle votazioni del 1° Ottobre 2017. Tra i fermati anche Josep Maria Jové, segretario dell’Economia e braccio destro del vicepresidente catalano Oriol Junqueras, e alcuni funzionari ministeriali. Nel corso dell’operazione sono state perquisite “l’Agenzia tributaria della Catalogna” i dipartimenti di economia, esteri, del lavoro e degli affari sociali del governo catalano che già l’8 settembre u.s è stato denunciato in toto per “disobbedienza, abuso di potere, inoltre per “malversazione di denaro pubblico per aver firmato il decreto di convocazione del referendum.” Per i funzionari catalani che volessero comunque collaborare all’organizzazione del referendum per l’indipendenza della Catalogna, il Tribunale Costituzionale spagnolo ha deciso una multa fino a 12mila euro al giorno (vedi www.boe.es) Per tornare alle questioni di sicurezza in Catalogna non si è ancora spento l’eco delle polemiche per la folle gestione dei “Mossos d’Esquadra” delle segnalazioni giunte prima della strage di Barcellona, per la mancata reazione investigativa all’esplosione della sera prima nella villetta dove l’imam salafita tentava maldestramente di preparare gli ordigni per il giorno dopo, e infine la comunicazione solo in lingua catalana della catena dei tragici eventi ai media. Un flop totale che pare non abbia insegnato nulla in una regione dove l’islamismo salafita continua a conquistare cuori e menti nelle oltre 50 moschee salafite della Catalogna, senza dimenticare le numerose moschee “fai da te” che hanno sede in case, garage e addirittura dentro navi in disuso: i comuni di Reus (Catalogna), Torredembarra (Tarragona), Vilanova i la Geltru (Barcellona) e Salt (Provincia di Girona) sono quelli sotto la lente dei servizi di sicurezza spagnoli a causa dei molteplici fatti di cronaca e delle numerose operazioni di contrasto al terrorismo, tra le quali vale la pena di citare l’ Operación Kartago del 2013 contro una cellula di islamisti tunisini e l’ Operación Caronte del 2015, che ha sgominato un gruppo di fuoco jihadista comandato da un convertito spagnolo pronto ad agire proprio a Barcellona e che pare pianificasse attentati nel quartiere ebraico (anch’esso a pochi passi dalle Ramblas) di Barcellona. Un pericolo costante quello del jihadismo made in Barcellona al quale il governo Catalano risponde con le forti tensioni politiche, gelosie e le ripicche tra politici, funzionari e magistrati schierati di qua o di là della barricata fatti che paralizzano la collaborazione tra la Policia Nacional, la Guardia Civil e la stessa polizia catalana che in passato qualche risultato contro il terrorismo salafita lo aveva persino raggiunto. Oggi le informazioni non passano più come un tempo e si fermano nel collo di bottiglia venutosi a creare. Che la mancanza di collaborazione tra le varie forze di polizia avvantaggi solo chi attenta alla sicurezza delle istituzioni è fatto, ma in questa zona con le problematiche esistenti è un autentico suicidio. La polizia catalana non ha ovviamente poteri di intelligence, non può quindi ufficialmente attivare i servizi segreti di altri Paesi e deve necessariamente interfacciarsi con Madrid se vuole avere informazioni riservate; non bastano le scorciatoie prese negli ultimi periodi per ovviare alla situazione. Si discute molto spesso della difficoltà nell’individuare e prevedere le azioni dei lupi solitari pronti a immolarsi in qualsiasi momento, ma ci si concentra molto poco sui problemi operativi che si incontrano nel cercare di ottenere informazioni in comunità islamiche autoreferenti, omertose e spesso condizionate anche da legami di parentela e da sentimenti di ostilità nei confronti dello Stato dai quali però ricevono sussidi e aiuti di ogni tipo. Impossibile quindi operare al buio in ambienti urbani spesso di periferia o comunque disagiati che sono dominati da improbabili imam che riescono ad attrarre giovani sbandati e che vengono finanziati da oblique fondazioni del Golfo Persico o dalla Turchia come capita nel nostro Paese. Inutile pensare di sradicare il fenomeno del terrorismo di matrice islamista salafita in Europa con le polveri bagnate delle rivalità politiche o peggio indipendentiste, che distraggono gli attori delegati alla sicurezza dello Stato.

 

 

 

 

Leave a reply:

Your email address will not be published.

Site Footer