In Germania la vicenda degli imam “spioni” venuta alla luce durante l’estate del 2017, ha lasciato un segno nei rapporti tra lo Stato federale tedesco e la “Türkisch-Islamische Union der Anstalt für Religion” (Unione Islamica Turca per gli affari religiosi, in turco Diyanet Isleri Türk İslam Birligi – DITIB). Le indagini e le successive ammissioni di Bekir Alboga (cittadino tedesco dal 2013), Segretario generale dell’organizzazione islamica, la più grande attiva in Germania, hanno provato che 16 imam dei quali 12 rientrati in fretta e furia in patria sfuggendo all’arresto, hanno spiato per anni e per conto del ministero degli Affari Religiosi turchi (Diyanet İşleri Başkanlığı) presunti seguaci del movimento “Hizmet”, fondato dal predicatore turco Fethullah Gulen, principale oppositore politico del presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Gli imam del DITIB erano in realtà agenti del “Millî İstihbarat Teşkilâtı” (MİT) i temuti servizi segreti turchi che hanno operato illegalmente in Germania protetti dal loro status di religiosi. E’ utile ricordare che sono circa 900 gli imam turchi che operano in Germania tutti formatisi in Turchia, questi imam sono finanziati da Ankara per predicare nelle moschee tedesche poste sotto la tutela delle 15 associazioni regionali che rispondono al “Diyanet”. Oltre a loro, in nel paese operano altre 116 donne che insegnano ad altre donne i precetti del Corano. Secondo le autorità tedesche, oggi in Germania operano illegalmente almeno 150 gli agenti del MIT che spiano cittadini turchi che simpatizzano per Fetullah Gulen e per il PKK curdo (Partito dei Lavoratori del Kurdistan). Una rete capillare di agenti segreti che avrebbe spinto negli ultimi mesi milioni di immigrati turchi a evitare di rientrare in Turchia, anche solo per le ferie, per il timore di finire nelle terribili carceri turche dalle quali è noto non si esce. Inutile dire che spesso questi “dossier” sono palesemente falsi, costruiti a tavolino per mostrare efficienza e fedeltà al governo di Ankara che provvede a schedarli come nemici del regime. Tutti fatti che hanno fatto infuriare l’opinione pubblica e il mondo politico tedesco che si sentono traditi vista la fiducia e il denaro versato nelle casse delle organizzazioni islamiche turche. Nel 2016 lo Stato tedesco aveva versato la bellezza di 3,27 milioni di euro al DITIB a sostegno di progetti “per integrare i migranti e per prevenire la radicalizzazione” mentre nel 2017 il contributo è stato di 1,24 mio soldi erogati che sono ora oggetto di violente polemiche politiche tanto che per il 2018 il previsto contributo verrà drasticamente ridotto dell’80%. Stesso trattamento riceverà il “Consiglio centrale dei musulmani “che nel biennio 2016- 2017 ha ricevuto sussidi a vario titolo per quasi 2 milioni di euro. Ora il brusco stop con i principali partiti politici tedeschi che chiedono con forza un “nuovo inizio” nei rapporti tra Stato e comunità islamiche turche. Auspicio sul quale è lecito dubitare vista l’aria gelida che tira sul Bosforo.
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