Da “ Libero” 4 Novembre 2017
Non si fermano le operazioni di polizia contro l’estremismo islamico in Germania. L’ultimo blitz contro gli islamisti tedeschi è stato il 25 ottobre 2017 a Berlino e i risultati sono stati pubblicati sul sito web della polizia, in particolare sono state diffuse alcune fotografie delle molte armi, delle munizioni e delle migliaia di chiodi e bulloni sequestrati nell’ultimo raid nei distretti di Reinickendorf, Charlottenburg e Wilmersdorf. Il blitz ha fermato i preparativi per una nuova strage e scoperto una nuova cellula, questa volta con a capo un turco-tedesco di 40 anni. Le agenzie di intelligence tedesche seguono l’evoluzione della situazione in Siria e Iraq visto che dal paese, sono partiti più di 950 foreign fighters dei quali già 270 sono tornati in Germania. Molti di loro gravitano attorno ai circoli radicali islamici in perenne ebollizione sul web e nelle moschee, luoghi dove non è raro ascoltare le prediche incendiarie degli imam provenienti dall’Arabia Saudita e dai Balcani. Che i paesi del Golfo puntino forte sulla Germania è provato dal sostegno crescente da parte di organizzazioni religiose di Arabia Saudita, Kuwait e Qatar – con il placet dei rispettivi governi – a gruppi salafiti attivi in Germania. È la «Saudi Connection», il cui obbiettivo dichiarato è far aumentare le attività di proselitismo (Dawa Street), la costruzione di moschee (200 previste in Germania) e di strutture di formazione per imam di stretta osservanza wahabita-salafita in Occidente. A proposito di attentati in Germania, al processo che si sta celebrando al «predicatore senza volto» Abu Walaa, un pentito ha confermato quanto sostenuto dal quotidiano Berliner Morgenposqt e dalla radio RBB sulla strage al mercatino natalizio del 19 dicembre 2016. Il tunisino Anis Amri che ha causato 12 morti e 56 feriti, non avrebbe agito da solo ma sarebbe stato lo strumento di altri. In particolare di un uomo ritenuto un confidente della polizia definito oltretutto credibile. L’uomo attivo nel Land del Nordreno-Vestfalia è uno dei molti «V-Mann» (Vertrauensperson- persona di fiducia) dei quali si servono le autorità per carpire informazioni nell’ambiente islamico chiuso ed autoreferente. Secondo l’inchiesta giornalistica il «V-Mann» doppiogiochista, durante il 2016 avrebbe fatto un vero «scouting» tra gli estremisti di Dortmund e Duisburg luoghi fertili per le attività islamiste, cercando qualcuno pronto compiere un attentato in Germania. Ora molti di coloro che erano stati avvicinati per diventare soldati di Allah oppure per convincerli a commettere attentati in Germania, testimoniano contro di lui che come motto aveva «meno preghiere e più kalashnikov». Tra le proposte fatte ci sarebbe anche quella dell’utilizzo dei camion per investire la gente proprio come fatto da Anis Amri. Inizialmente la tesi di un «suggeritore» che avrebbe utilizzato il terrorista tunisino per l’attacco ai mercatini di Berlino era stata giudicata come «fantasiosa» dalle autorità salvo poi doversi ricredere, dopo aver ascoltato le testimonianze raccolte tra gli accoliti di Abu Walaa. In ogni caso Anis Amri non era un «lupo solitario» e non a caso il suo telefono cellulare anche dopo la sua morte avvenuta in un conflitto a fuoco il 23 dicembre 2016 alle 3 di notte a Sesto San Giovanni, ha continuato a squillare e a ricevere gli appelli via Telegram. Messaggi che chiedono alle cellule dell’Isis di colpire in Europa. Per la Germania scoprire che non può più fidarsi nemmeno dei suoi ben pagati i «V-Mann», è una brutta notizia che getta nuovamente pesanti ombre sui dispositivi di sicurezza del Paese. riproduzione riservata