La vita quotidiana sotto l’Isis ( dal Corriere del Ticino del 04 11.2017)

Dell’Isis e degli orrori inflitti ai cittadini delle città che controllava in Siria e Iraq è stato detto e scritto moltissimo. Talvolta le opinioni si sono sostituite ai fatti, come nella vicenda del gas utilizzato contro il suo stesso popolo da Bashar el Assad in Siria. Un fatto ad un certo punto negato da alcuni commentatori-militanti dei quali è meglio diffidare. Anche di Raqqa divenuta quasi per caso capitale dell’Isis voluto da Al Baghdadi, si è scritto molto. Una testimonianza di livello eccezionale sono «I diari di Raqqa – Vita Quotidiana Sotto l’Isis» (Mimesis edizioni). Diario divenuto libro, scritto da un giovane siriano che con lo pseudonimo di «Samer» trasporta il lettore nel vortice del mondo delle bandiere nere. Il volume è stato curato da Giampaolo Cadalanu, giornalista italiano impegnato da anni a raccontare con gli scarponi sul terreno, le guerre del Medio Oriente e la tragedia del popolo curdo. Per poter riferire delle emozioni e delle paure di Samer improvvisamente sprofondato nell’orrore creato dall’Isis, occorre una sensibilità fuori dal comune. Qualità alla quale Cadalanu, ci ha abituato con i suoi racconti. Scorrendo il volume si trovano anche disegni dello stesso Samer che rappresentano momenti della vita quotidiana a Raqqa e per il lettore l’emozione è forte. Spezzoni di giornate dell’orrore ad esempio quando il giovane siriano decide una mattina di cambiare strada per non dover vedere le teste mozzate esposte come trofeo sui lampioni della città oppure di quando apprende che due uomini accusati di «omosessualità» vengono gettati dal tetto di un palazzo. A due miliziani dell’Isis accusati dello stesso «reato» invece viene risparmiata la vita. Nelle parole di Samer, umile commesso in un negozio della città siriana, che ad un certo punto non vende più nulla perché gli scaffali sono vuoti, c’è tutto il terrore imposto alla popolazione anche da molti di quei 40.000 «foreign fighters», arrivati da 110 Paesi del mondo che spesso non conoscevano una sola parola del Corano o l’arabo. «In un primo momento incantavano le persone con discorsi suadenti, promettendo loro la luna. Io non la bevvi. I primi che entrarono in città erano davvero convinti di essere venuti lì per salvarci. Gli altri erano molto più violenti», dice nel libro Samer. Un vero e proprio esercito guidato dal fanatismo religioso dove hanno facilmente trovato casa sadici e criminali di ogni sorta inizialmente ben armati e finanziati ai quali la popolazione civile si è dovuta inchinare dopo lo sgretolamento del regime alawita. Samer con un linguaggio semplice e diretto ci racconta della fine dei suoi sogni di libertà e di giustizia per un Paese già duramente provato dalla dittatura poliziesca di Assad. Scorrendo i capitoli del libro al lettore manca più volte il respiro nell’immedesimarsi ad un controllo della «polizia della sharia» nelle polverose strade della capitale semi-distrutta dell’Isis. Assurdi controlli di pattuglie che stabilivano la correttezza della lunghezza dei pantaloni o della barba degli uomini o se il velo integrale delle donne era davvero tale.

Nonostante il male che lo circonda, la perdita di amici uccisi e il cielo nero che lo opprime, Samer che a volte dorme stretto alla madre anch’egli piegata dall’orrore, trova dentro di sé la determinazione e il coraggio di organizzare una sorta di canale informativo clandestino che se scoperto lo porterebbe a morte sicura e con lui i suoi complici. Il giovane siriano benché oggi viva ancora in un campo profughi in Iraq è però un vincitore, uno di quei sognatori che non si arrendono mai ai quali dobbiamo solo essere grati.

Leave a reply:

Your email address will not be published.

Site Footer