I Silenzi di Salah Abdeslam

Negli scorsi giorni si è celebrato il secondo triste anniversario delle stragi di Parigi del novembre 2015 che lasciarono a terra 130 morti e centinaia di feriti. L’unico membro del commando ancora in vita che quella drammatica notte che mise letteralmente a ferro e fuoco Parigi, Salah Abdeslam dopo la lunga fuga è rinchiuso nel supercarcere di “Fleury-Mérogis” dal 27 aprile 2016. L’uomo che non ebbe il coraggio di azionare il suo giubbotto esplosivo, non parla con gli inquirenti che da lui vorrebbero sapere molte cose ad esempio chi concepì militarmente l’operazione e chi diede l’ordine di agire. Nonostante il suo ostinato mutismo Abdeslam ha comunque ottenuto condizioni di detenzione migliori dopo aver fatto intendere si essere pronto a farla finita. Il terrorista in carcere si è fatto crescere la barba incolta tipica degli integralisti islamici e passa le sue giornate nella sua cella di 10 metri quadri senza avere contatti con gli altri detenuti e con il mondo esterno. Ha con sé il Corano e prega regolarmente cosa che prima non faceva secondo amici e famigliari che hanno testimoniato come in passato Abdeslam bevesse alcolici, frequentasse le discoteche e non disdegnasse nemmeno la marijuana.

( sopra il commando che agi’ la notte di Parigi il 13 novembre 2015)

I Processi

L’uomo attende la decisione della Corte d’appello di Parigi in merito alla richiesta delle autorità di Bruxelles di farlo presenziare in aula in quanto imputato al processo che inizierà il 18 dicembre 2017 per i fatti di Bruxelles del marzo 2016 giorno della sua cattura nel quale sparò agli agenti di polizia. Su questa vicenda è in corso l’ennesimo braccio di ferro tra i giudici francesi che non intendono lasciarlo in Belgio per tutta la durata del processo, e le autorità belghe che non accettano di sentirlo in videoconferenza. Se verrà autorizzata la presenza del terrorista in aula in Belgio questi dovrebbe fare avanti-indietro in elicottero Parigi- Bruxelles per diversi giorni con inevitabili polemiche sui costi esorbitanti che la sua detenzione già comporta. Il processo in Francia verrà celebrato o nel 2019 o nel 2020 ben sapendo che comunque andrà il processo non uscirà mai più dal carcere. La sua vita oggi è costantemente sorvegliata da sei guardie carcerarie che attraverso le telecamere ne monitorano 24 ore su 24 ogni istante e sono pronte ad intervenire in caso volesse tentare gesti estremi visto che negli scorsi mesi il detenuto mostrava segni di estrema prostrazione per le rigide misure di sicurezza adottate. Nessuno però non si aspetta più nulla da lui, pochissime le speranze che decida di collaborare con le autorità belghe o quelle francesi che indagano sulla strage di Parigi e su quelle complicità delle quali Salah Abdeslam ha goduto nella sua lunga latitanza durata quattro mesi. Oggi come al momento del suo arresto il terrorista non è mai venuto al “non ho nulla da dire”. Se non avverranno fatti straordinari sulle stragi che insanguinarono Parigi la notte del 13 novembre 2015, ci si dovrà rassegnare a quanto scoperto dagli inquirenti che non potranno mai contare su questo giovane che da piccolo delinquente comune dedito allo spaccio di droga, divenne un giorno feroce terrorista.

Chi è Salah Abdeslam

 

Nato nel 1989 a Bruxelles da genitori marocchini con passaporto francese, ha un passato come impiegato presso uno dei depositi dei tram di Bruxelles. Salah Abdeslam ha lavorato al deposito di Ixelles fra il 2009 e il 2011, prima di essere licenziato. Nel 2012 Abdeslam era stato incarcerato per un mese per furto. Ai magistrati belgi, la ragazza del terrorista raccontò i primi passi del processo di radicalizzazione del giovane, che aveva espresso il desiderio di andare in Siria nel dicembre del 2014. Il fratello Ibrahim, si è fatto saltare in aria presso il “Caffè Comptoir Voltaire”, in boulevard Voltaire, nella zona ovest di Parigi la notte del 13 novembre 2015.

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