Sono ancora molti i misteri sulle le attività delle organizzazioni islamiche attive in tutto il mondo. Da dove arrivano i soldi per mantenere i predicatori, gli imam, la costruzione o la ristrutturazione di moschee? Chi paga la stampa di milioni di copie del Corano regalate per le strade in Europa dai gruppi salafiti. Quelli di “Lies!” attualmente fuorilegge in Germania e Austria, ne hanno fatte stampare 30 milioni di copie per la propaganda salafita nel vecchio continente. Allora chi finanzia la gestione delle associazioni, delle migliaia di siti web, delle manifestazioni, le trasferte, i giornali, le radio e tv islamiche che martellano senza tregua vecchi e nuovi fedeli del Profeta?
Se si conoscono i principali paesi dai quali arrivano i soldi vedi Arabia Saudita, Qatar, Kuwait e Turchia, poco o nulla si conosce sui nomi dei donatori e sui sistemi che vengono utilizzati per farli arrivare a destinazione. Utilizzando un’inestricabile groviglio di società finanziarie, banche poco curiose e virtuose, e una sterminata lista di oblique fondazioni e organizzazioni caritatevoli dai paesi del Golfo e dalla Turchia, partono ogni anno e da decenni, centinaia di milioni dollari per sostenere la crescita inarrestabile dell’Islam. Si calcola che solo dall’Arabia Saudita dall’inizio degli anni 70 ad oggi, siano stati spesi in tutto il mondo 100 miliardi di dollari per fare proselitismo. Ma non ci sono solo i bonifici nelle banche, i “money transfer” e le borse piene di contanti fanno il resto. Uno degli aspetti meno noti della rete che supporta i protagonisti della scena islamista è il patrocinio legale gratuito del quale godono in qualsiasi situazione.
In Germania è attiva un’organizzazione dal nome”Al-Asraa” con tanto di sito web (https://www.al-asraa.com/fr/) impegnata “ad assistere i prigionieri musulmani e le loro famiglie, prendendosene cura e allertando la comunità musulmana alla loro situazione difficile”. Negli scopi associativi si legge; “ogni comunità sostiene i loro prigionieri ed è attiva nell’aiuto dei prigionieri; Sfortunatamente per paura della repressione statale questo campo è trascurato dalla nazione musulmana. Ma l’Islam incoraggia l’azione in questo campo e ha dato i diritti di prigioniero sulla sua ummah.” Ma chi sono questi prigionieri che languono nelle carceri tedesche? Piccoli delinquenti? Non proprio, ci sono diversi terroristi come Arid U. ( nella foto in alto ) albanese musulmano del Kosovo che viveva nel distretto di Francoforte (a Sossenheim), autore dell’attentato del 2 marzo 2011 all’aeroporto di Francoforte e dove uccise due soldati americani e ferendone gravemente altri due.
La pagina dedicata agli avvocati a disposizione di “Al-Asraa” (i partigiani dei prigionieri) è molto interessante; sono ben 16 i legali e i relativi studi a diposizione gratuitamente per chi di religione islamica desiderasse attentare, o comunque delinquere, in qualche parte della Germania. Chi li paga? La risposta è sempre la stessa, “riceviamo donazioni”. Uno dei difensori più richiesti è sicuramente l’avvocato di origine turca Mutlu Günal, difensore di Ibrahim Abu Nagie nella causa (persa) contro lo Stato che gli ha pagato per anni la disoccupazione (65.000 euro), mentre era in giro per il mondo a predicare contro l’Occidente. Ma non solo, difende anche la star del salafismo tedesco Pierre Vogel, Kresnik Berisha, giovane di origini kosovare condannato a tre anni e mezzo di carcere per essere andato a combattere in Siria; Bernhard Falk, ex terrorista di estrema sinistra, convertitosi all’Islam radicale negli anni Novanta, affiliatosi ad Al Qaeda e con alle spalle già tredici anni in carcere per quattro capi di imputazione compreso un tentato omicidio. Ma non solo, Günal difende anche il predicatore convertito Sven Lau, meglio noto come Abu Adam, conosciuto per aver inventato le ronde della “Sharia Police” nella citta di Wuppertal, situata nel land della Renania Settentrionale-Vestfalia. Lau è stato arrestato il 15 dicembre del 2015 e condannato il 26 luglio 2017 a sei anni e mezzo di carcere per aver collaborato con il gruppo terroristico “Jamwa”. La forte esposizione mediatica dell’avvocato Günal protagonista di processi molto seguiti dalla stampa, ha suscitato molte domande tra i media tedeschi. In particolare gli è stato chiesto chi pagasse le sue onerose parcelle visto che i suoi assistiti sono sempre o quasi, a carico dello stato sociale. Nonostante le insistenze l’avvocato di origine turca si è sempre trincerato dietro la sua “privacy”. Ultima acquisizione in ordine di tempo quella del “predicatore senza volto”, l’iracheno Ahmed Abdelaziz – “Abu Walaa al Iraqi” famoso per non aver mai mostrato il suo volto in pubblico e che è sotto processo in queste settimane. Le polemiche non scompongono di certo Mutlu Günal che intanto fattura. Qualcuno lo pagherà.