I killer di Allah in America tutti figli dello stesso imam (Libero del 27.12.2017)

Anwar Al Awlaky ( 1971-2011)

Strage di Natale evitata negli Stati Uniti grazie ad un’operazione antiterrorismo condotta dagli uomini dell’FBI. Questa volta a volere un massacro sul molo “Pier 39” noto per essere un punto di passaggio dei leoni marini nella baia di San Francisco, è stato un convertito all’islam americano. L’arrestato si chiama Everitt Aaron Jameson, ( nella foto in fondo alla pagina) ex soldato dei Marines già tiratore scelto, espulso dal prestigioso corpo per aver mentito sul proprio stato di salute (soffre d’asma). Da mesi era tenuto sotto controllo dalle autorità attraverso un infiltrato che gli aveva assicurato piena collaborazione nel compiere atti terroristici. L’FBI utilizza questa tecnica per penetrare negli ambienti islamici radicali normalmente chiusi ed autoreferenti che negli Stati Uniti sono in continua crescita. Le Moschee e le associazioni islamiche radicali sono cresciute a dismisura nel paese anche grazie alla sottovalutazione della precedente amministrazione guidata da Barack Obama.

L’uomo arrestato a San Francisco dopo la conversione, aveva cominciato a frequentare l’ambiente dell’islam radicale che negli Stati Uniti ribolle fin dai primi giorni della presidenza di Donald Trump non nascondendo sui social network l’ammirazione per l’Isis. Everitt Aaron Jameson non è certo un caso raro ma solo l’ultimo dei convertiti “made in Usa” che hanno abbracciato negli anni, l’islam violento e che hanno agito in patria ma non solo. Nell’ultimo conflitto nel “Siraq” almeno cento foreign fighters sono partiti dagli USA ma prima di loro in molti avevano raggiunto i talebani in Afghanistan, Al Qaeda nella penisola araba e gli Al-Shabaab in Somalia. Questi ultimi attingono combattenti anche dalla grande comunità somala presente negli USA (circa 100.000 persone) delle quali 30.000 vivono nello Stato del Minnesota. Aveva passaporto americano l’icona del jihad moderno Anwar al Awlaky primo cittadino americano di origine yemenita ucciso per ordine presidenziale denominata “Objective Troy” impartita da Barack Obama che lo fece uccidere con un drone nel deserto dello Yemen nel 2011. Nell’operazione venne ucciso anche uno dei suoi figli, il 16enne Abdulrahman che si trovava nella carovana di auto che scortava il padre braccato dal Pentagono.

Era un suo fervente ammiratore il soldato Nidal Malik Hasan autore della strage Fort Hood (2009), lo stesso i fratelli Carnaev autori della strage alla maratona di Boston (2013, i coniugi Syed Rizwan Farook e la moglie Tashfeen Malik, autori dei massacro di  San Bernardino California (2015) e anche Omar Mateen che nel 2016 uccise 49 persone in un club gay a Orlando (Florida). Tutti sedotti dai 70.000 video registrati dal predicatore americano-yemenita tra i quali il celebre “Call to Jihad” del 2010 nel quale Al-Awlaky esortava i musulmani di tutto il mondo a intraprendere il jihad armato in Medio Oriente. Con la sua morte l’islam radicale negli Usa trovò la sua icona, il proprio martire al quale ispirarsi. C’è chi pensa che Anwar Al-Awlaky abbia fatto più morti dall’aldilà che da vivo e c’è da credere che la sua voce risuonerà ancora e a lungo nella galassia islamista.

Everitt Aaron Jameson

 

 

 

Leave a reply:

Your email address will not be published.

Site Footer