Thomas Abdelhakim Barnouin
Da qualche mese nella massima discrezione in stretta collaborazione con le forze curde e irachene, vengono passati al setaccio metro per metro, città e villaggi siriani e iracheni alla ricerca dei foreign fighter francesi rimasti nel “Siraq. I 1.200 uomini delle forze speciali e dell’intelligence cercano decine di donne e uomini che facevano parte del contingente francese dell’Isis (1.700 persone circa) che per motivi diversi non ancora rientrati in Europa. Nessuno lo dice esplicitamente perché il tema è delicatissimo, ma l’ordine impartito alle forze sul terreno è quello di eliminare o in subordine arrestare, chiunque sia nelle liste dell’intelligence di Parigi. Dalla caduta di Raqqa del 1 ottobre 2017, sarebbero stati eliminati una trentina di questi “objectif sensibles”. Chi è stato? Difficile dirlo, le migliaia di militari presenti ancora nell’area portano spesso divise non facilmente riconoscibili (o miste) e nessuno si danna certo l’anima per scoprirlo. Il 17 dicembre scorso è stato arrestato in Siria dalle forze speciali francesi il 36enne Thomas Abdelhakim Barnouin uno dei più conosciuti estremisti islamici francesi. Nato ad Albi (regione dell’Occitania) figlio di una coppia di insegnanti, dopo la conversione all’islam (1999) si radicalizza velocemente anche grazie a diversi viaggi in Arabia Saudita e alla frequentazione della moschea salafita di Bellefontaine (Tolosa). Alla metà degli anni 2000 diventa un punto di riferimento della cellula islamica dell’Ariège ed in particolare di quella di “Artigat” fondata dal franco-siriano Olivier Corel – Abdel Ilat Al-Dandachi meglio conosciuto come “l’emiro bianco”. Amico di Mohamed Merah, nel 2006 lo arrestano e lo condannano a cinque anni di carcere e quando esce è ancora più radicalizzato di prima. Nel febbraio del 2014 elude la sorveglianza e fugge in Siria insieme ad un gruppo di islamisti tra i quali i fratelli Jean Michel e Fabien Clain. Insieme a Thomas Abdelhakim Barnouin al quale piace descriversi come “il Che Guevara dell’Islam” sono stati fermati nella medesima operazione altri due famosi esponenti della cellula di Artigat, Thomas Collange anch’egli convertito e radicalizzato grazie “all’emiro bianco” e Romain Garnier un tempo nuotatore di alto livello e che dopo la conversione all’islam appariva nei video di propaganda dello Stato islamico con il nome di Abu Salman Al-Faransi.
Thomas Collange-Abu Salman Al-Faransi
Nemmeno il tempo di metabolizzare i tre arresti che è arrivata la notizia della cattura di Emilie Konig- Ummu Tawwab, una delle più ricercate jihadiste francesi dell’Isis, catturata in Siria dall’esercito curdo. La Konig figlia di un gendarme bretone, è uno dei volti più noti del jihadismo femminile francese. Per anni la Konig è apparsa in tv denunciando la sua condizione di donna musulmana non rispettata (a suo dire) in Francia perché portava il velo integrale, per votarsi poi all’islam violento con i viaggi nel 21012 e 2013 in Siria. Il suo movimentismo la fece diventare una delle propagandiste più attive sul web dove incitava le giovani francesi a raggiungere lo Sham (lo Stato islamico). Per questo gli USA nel 2015 la misero nella lista nera dei terroristi internazionali che non possono salire su nessun aereo.
Ma la 31enne Emile Konig non è la sola donna arrestata nelle scorse settimane nel “Siraq, sarebbero infatti una decina le donne francesi con numerosi bambini al seguito nati dalle relazioni con i jihadisti detenute in Siria che vogliono rientrare nell’Esagono. Per farlo alcune di loro hanno scritto delle accorate lettere al Presidente Emmanuel Macron chiedendo di poter essere processate in Francia temendo le terribili prigioni di Bashar Assad. Non sembra pero’ che il giovane inquilino dell’Eliseo si sia lasciato intenerire troppo dalla questione rilasciando solo una gelida riposta a che gli chiedeva cosa avrebbe deciso del destino di coloro che sono stati catturati in Siria e Iraq. “Deciderò personalmente e caso per caso”.