Aggressioni ai secondini e proselitismo: troppi musulmani nelle carceri europee ( Libero 28.01.2018)

Nelle carceri dei Paesi europei il fenomeno della radicalizzazione dei detenuti musulmani è in continuo aumento. Solo per citarne alcuni – Francia, Italia, Germania, Inghilterra e Austria – si confrontano da tempo con il fenomeno che a stento riescono a contenere visti i numeri dei detenuti. Qualche dato; in Italia i detenuti stranieri sono circa 11mila sparsi per 190 carceri italiane, 7.500 di loro sono musulmani credenti tra i quali 150 imam detenuti per reati di vario tipo. Non va certo meglio in Inghilterra dove la popolazione carceraria musulmana è arrivata a 13.200 unità con i musulmani che rappresentano il 15% di tutti i carcerati. In Francia, tra le 67.500 persone dietro le sbarre (dati del 2015), si stima (non ci sono dati ufficiali) che tra il 60 e il 70% siano di religione musulmana. Qui da giorni è in corso una protesta dei secondini in 130 delle 188 strutture carcerarie del Paese. Tutto è cominciato una decina di giorni con l’aggressione a tre guardie del carcere di Vendin-le-Vieil (Pas-de-Calais) da parte di un detenuto islamista. Gi agenti chiedono un adeguamento salariale ma soprattutto maggiore sicurezza. Oggi nelle carceri francesi ci sono 504 condannati per crimini legati al terrorismo e ben 1200 i prigionieri radicalizzati nel corso della loro detenzione.

IN GERMANIA

Quanti siano i musulmani tra 64.193 detenuti (dato 2017) nelle carceri tedesche non si sa con certezza, il governo sull’argomento tace. Se le istituzioni non danno cifre ufficiali sono gli stessi esponenti delle comunità islamiche tedesche che affermano che il 75% dei detenuti nelle carceri, sarebbero di religione musulmana. Inutile ricordare che la radicalizzazione avviene grazie a libri stampati in Arabia Saudita che entrano nelle carceri grazie ad “assistenti religiosi” o pseudo imam di stretta osservanza wahabita-salafita che invece di prevenire il fenomeno della radicalizzazione lo incitano. La storia recente purtroppo è piena di esempi di detenuti comuni diventati «soldati di Allah» proprio in carcere dal quale una volta usciti, hanno insanguinato l’Europa con le loro azioni. L’ultimo campanello d’allarme è suonato in Austria, paese che accoglie nelle sue carceri 9.000 detenuti dei quali 2.000 di religione musulmana. Già nel dicembre scorso Ramazan Demir imam attivo nelle carceri austriache per sette anni, in un libro ha raccontato la gravissima sottovalutazione del fenomeno dell’estremismo islamico delle carceri austriache. E lo ha fatto senza molti giri di parole; «ho scritto questo libro affinché gli austriaci conoscano la verità sulle condizioni nelle nostre carceri e naturalmente spero che la politica risponda finalmente agli abusi che ho denunciato». Ed ancora «si tratta di prigionieri che si comportano discretamente prima ma poi mutano in bombe a orologeria. Improvvisamente spinti dall’odio, parlano di voler commettere omicidi».

LA RIVOLTA

I musulmani in Austria sono oltre 500.000 (circa il 6% della popolazione totale), in aumento dai 150.000 (il 2%) dal 1990 e si prevede che raggiungeranno le 800.000 unità (9,5 %) entro il 2030. Dopo il ritrovamento di 30 libri di testo che promuovono l’islam salafita violento nella prigione di Korneuburg (regione della Stiria) definita «la più bella del mondo» per la cura dei dettagli e i colori che la fanno sembrare più un hotel o un centro benessere che a un carcere, è stato reso noto l’attentato sventato nel carcere di Graz-Karlau nel novembre scorso. Un imam egiziano ex taxista e membro dei Fratelli Musulmani, dopo aver carpito la fiducia delle autorità austriache che lo avevano nominato «assistente spirituale» e che per questo ha persino insegnato presso le scuole della regione, incitava i detenuti alla rivolta. Il progetto però non era quello della classica sollevazione contro le condizioni carcerarie o un’evasione di massa ma molto di più. Il piano sventato in tempo grazie alle intercettazioni ambientali, comprendeva l’uccisione delle guardie carcerarie. «Quando arrivano guardie carcerarie attaccatele brutalmente anche con armi fatte in casa». Il Ministero della Giustizia nell’ammettere i fatti si è scusato: «Riconosciamo che è stato commesso un errore e abbiamo preso le misure necessarie per evitare incidenti del genere in futuro». Pericolo passato? Tutti lo sperano anche se nessuno sa quanti testi che incitano al jihad circolino oggi nelle carceri visto che dal 2010 è la “Islamischen Glaubensgemeinschaft in Österreich” a gestire il patrimonio bibliotecario nelle carceri austriache in modo da «prevenire la radicalizzazione durante la detenzione».

ORDINE PUBBLICO

Le istituzioni austriache faticano a mantenere l’ordine pubblico nel paese, sono infatti 45 gli agenti di polizia feriti ogni settimana. Dal 2000 circa 36.500 funzionari dello Stato austriaco sono stati feriti in servizio, mentre 29 sono gli agenti di polizia che hanno perso la vita. I problemi maggiori si hanno a Vienna dove gli attacchi sono ormai all’ordine del giorno. Lo scordo 25 dicembre, un agente della Polizia di Vienna è stato gravemente ferito durante l’arresto di un ceceno che ha reagito con una mossa di taekwondo al collo del malcapitato. Secondo le statistiche la metà delle aggressioni sono opera di stranieri spesso immigrati clandestini.

Gli esterni della prigione di Korneuburg (Austria)

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