Il professore di Allah in manette per stupro (da “Libero” 1° Febbraio 2018)

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Tariq Ramadan, islamologo, fermato dalla gendarmeria di Parigi Una delle donne che lo accusano dice: «O porti il velo o ti violenta»

L’islamologo Tariq Ramadan è stato fermato ieri dalla polizia di Parigi. Contro di lui vi sono due circostanziate denunce per stupro ai danni di due donne francesi. Il fermo è stato disposto «nell’ambitodell’inchiesta aperta a Parigi per i reati di stupro e violenza volontaria».
Ramadan, sin dall’inizio della vicenda, ha parlato di un complotto e di una «campagna di calunnie che vede coesi i miei nemici di sempre». La prima a formalizzare la denuncia è stata la 40enne Henda Ayari, un’ex salafita divenuta femminista militante, che accusa il controverso professore universitario, 55 anni, di averla violentata in un hotel di Parigi. Il 20 ottobre rivelò a vari media francesi di essere stata «vittima di un grave attacco sessuale» da parte del Ramadan nel marzo 2012. «Per lui, o porti il velo o sei stuprata», riferiva la Ayari, aggiungendo che Ramadan le disse che «l’atto di rimuovere il velo» la rendeva «responsabile» e che, per questo motivo, «aveva ciò che meritava».

LE VIOLENZE IN HOTEL
Pochi giorni più tardi, a fine ottobre, è spuntata la denuncia di un’altra donna: le circostanze sono simili, un inocntro avvenuto in un hotel a Lione nel 2009, ma a suo dire la conversazione degenerò rapidamente in una scena di grande violenza, durante la quale Ramadan la trascinò tirandole i capelli .Le due donne sono state ascoltate dalla polizia a Rouen e Parigi; e insieme a  loro è stata ascoltata anche la saggista francese Caroline Fourest. All’inizio del novembre scorso gli avvocati di Ramadan hanno denunciato la Fourest che con l’islamologo ha ingaggiato un confonto che va avanti da anni, per corruzione di testimoni. Nello stesso tempo, il pubblico ministero francese ha aperto un’inchiesta sulle minacce di morte su Internet contro i disegnatori della rivista satirica «Charlie Hebdo», che ha dedicato una polemica copertina a Ramadan, che appare con il pene in erezione e dice «Sono il sesto pilastro dell’Islam».

Sono davvero molto lontani i tempi nei quali l’islamologo con passaporto svizzero era coccolato dal mondo islamico, da buona parte della galassia «radical chic» e dalla «gauche caviar» di tutto il mondo. Dopo le denunce per stupro si sfoltisce la lista degli ammiratori e si nota qualche vuoto. A partire dall’Università di Oxford che nel novembre scorso invitò discretamente Ramadan a prendersi un periodo di «congedo». E pensare che la cattedra di professore universitario, era costata agli emiri di Doha, suoi grandi sponsor, la bellezza di 11 milioni di sterline.

L’IDEOLOGO DEL JIHAD
Tariq Ramadan ha un fratello (islamista radicale pure lui) di nome Hani che vive a Ginevra, il quale recentemente è stato espulso dalla Francia perché predicava il jihad. Sono i nipoti dell’ideologo e fondatore dei Fratelli Musulmani Hassan al-Banna.
La carriera del nipote del fondatore della fratellanza si è sviluppata sotto la protezione del potente predicatore egiziano Youssef Al Qaradawi, guida spirituale e icona della Fratellanza musulmana che vive a Doha protetto dalla famiglia reale degli Al Thani. Ospitandolo, hanno sfidato la parte del mondo islamico che fa riferimento al potere wahabita degli Al Saud, cosa che ha causato molti guai ai qatarini.

Al Qaradawi è un estremista che ha difeso a spada tratta negli anni i kamikaze palestinesi contro gli israeliani, quelli in Iraq contro gli americani, e contribuì ad accendere la miccia delle proteste contro il quotidiano danese Jyllands-Posten che pubblicò nel 2005 le vignette satiriche che mostravano il profeta Maometto. Fu la fatwa di Qaradawi a scatenare disordini in tutto il mondo, che causarono un centinaio di morti. Vignettisti e giornalisti dovettero darsi alla clandestinità, dove si trovano tuttora, colpiti dalle maledizioni e ancora minacciati di morte dagli islamisti che partirono nel 2008 e nel 2103 dalla Somalia per ucciderli. Formalmente Al Qaradawi, bandito in diverse nazioni anche islamiche, presiede due istituzioni europee con sede a Dublino, la European council for fatwa and research (Ecfr) e l’International association of muslim scholars (Iams), che promuovono «lo sviluppo della giurisprudenza islamica nel mondo».
Tornando a Ramadan, è diventato un problema molto serio e urgente per il Qatar. Sarebbe diventato talmente scomodo e sgradito che gli sarebbe stato chiesto e non in maniera cortese, «di non venire più nell’Emirato perché con le sue azioni ne avrebbe danneggiato l’immagine». Sebbene possa ancora contare sulla presunzione di innocenza per le gravi accuse a suo carico, Ramadan, se scaricato anche dagli emiri di Doha, si vedrebbe privato non solo di prestigio e incarichi, ma soprattutto dei fondi che ne hanno decretato l’ascesa che fino a poco tempo fa appariva inarrestabile. Tanto più che ora quei soldi gli servirebbero per pagare gli avvocati.

 

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