L’allarme della Cia: non andateci. Arcipelago nel caos: scontro istituzionale nella repubblica musulmana. Mentre l’Isis si prepara a colpire i turisti.
Quello che tutti ritengono essere il paradiso incontaminato delle vacanze di lusso è piombato da qualche giorno nel caos più totale. Il Presidente maldiviano Abdulla Yameen in carica dal 2013, ha proclamato lunedi scorso lo stato d’emergenza che resterà in vigore per i prossimi 15 giorni, status che potrebbe anche essere prolungato. Di fatto si tratta di una decisione attesa visto che domenica mattina il Presidente aveva dato ordine alle forze di sicurezza maldiviane di entrare con ogni mezzo, nella sede della Corte Suprema per arrestare l’ex presidente e attuale leader dell’opposizione Maumoon Abdul Gayoom accusato di voler preparare un golpe e dicorruzione. Con lui sono stati incarcerati anche due giudici importantissimi, Abdulla Saeed e Ali Hamid fermati senza che siano state rese note le accuse formulate a loro carico. Abdulla Yameen con questa operazione vuole chiudere i conti con la Corte Suprema del suo paese che da mesi lo tallona mettendolo in grossa difficoltà.
PUGNO DI FERRO Ai giudici interessava in particolare avere informazioni sul trattamento riservato ai suoi oppositori politici che dopo gli arresti finiscono per languire sull’atollo di “Mahhafushi” dove ha sede un terribile penitenziario.Abdulla Yameen alle critiche e alle richieste di moderazione, ha sempre risposto utililizzando il pugno di ferro disponendo arresti molto spesso senza motivazione, accompagnati da imponenti perquisizioni. Che la situazione sia molto grave lo testimoniano le raccomandazioni dei governi di Cina, Stati Uniti e d’Inghilterra che hanno sconsigliato i loro connazionali di recarsi sulle bianche spiagge maldiviane. Le Maldive sono una repubblica islamica fuori dal sub-continente indiano composta da 1.200 isole in gran parte disabitate, che hanno conosciuto una vorticosa crescita economica grazie al turismo. Benessere che ha arricchito solo i pochissimi uomini politici che si combattono da decenni per una sola ragione: I2,7 miliardi di dollari(dati del 2016)che il business del turismo porta nelle casse delle Maldive quindi anche nelle loro, e in quelle della casta imprenditoriale che li appoggia. Le Maldive da qualche anno si confrontano anche con il diffondersi dell’eroina tra i giovani, la delinquenza comune e l’islam radicale importato dai predicatori provenienti dall’Arabia Saudita che nella capitale Male, ha edificato diverse moschee.
JIHADISTI Le Maldive incredibilmente, sono la nazione musulmana che, in rapporto alla popolazione, ha fornito il maggior numero di jihadisti (più di 100) che negli anni hanno aderito sia ad Al Quaeda che allo Stato islamico. Probabilmentea nchea causa delle distanze i resort turistici non sono mai stati oggetto di attentati ma la Cia di recente, ha allarmato il governo maldiviano su alcuni dialoghi definititi “preoccupanti” intercettati nell’area, nei quali si parlava di azioni da compiere contro “gli infedeli”. Per le Maldive sarebbe un autentico disastro economico e sociale, ma per i terroristi l’occasione di profanare l’utimo paradiso dei turisti occidentali, potrebbe essere prima o poi, una tentazione irresistibile.