PRATICHE TRIBALI La rimozione del cappuccio del clitoride raccomandata alle donne musulmane come la circoncisione agli uomini.
Sul sito internet dell’organizzazione salafita svizzera denominata pomposamente ’Islamischer Zentralrat Schweiz’ (consiglio centrale islamico svizzero) è apparsa l’ennesima provocazione. Stavolta i due dirigenti del gruppo, i convertiti svizzeri Qassim Illi al secolo Patrick Jerome Illi, e il suo capo Abdullah Al Swissiri – Nicholas Blancho, hanno affrontato il tema odioso delle mutilazioni genitali femminili pubblicando un «parere legale islamico». I due che con Naim Cherni (responsabile dei media IZRS) sono indagati dalla Procura federale per «violazione dell’articolo 2 della legge federale del 12 dicembre 2014 che vieta i gruppi Al-Qaeda e Stato islamico» recentemente, sono stati presi di mira dalla stampa a causa del loro presunto stato di indigenza. «Sul piano privato noi non viviamo bene. Sia io che Nicolas Blancho non siamo in grado di pagare i nostri premi assicurativi. Non paghiamo nemmeno le tasse a causa dei nostri bassi redditi» così descrive la loro situazione Qassim Illi (sotto con la moglie) portavoce del gruppo. Questi è anche il marito della famosa Nora Illi altra convertita svizzera che si batte contro il divieto di portare il burka nei luoghi pubblici e autrice di numerose provocazioni con relativi fermi e multe.
MISSIONE E QUATTRINI Il loro racconto strappalacrime però cozza con la realtà: sono veri e propri «globetrotter» della fede. La loro associazione non ha problemi di denaro anzi, paga le tasse e manda i suoi membri in missione in tutto il mondo vedi l’ultima trasferta in Bangladesh che ha coinvolto sei aderenti del gruppo accorsi nell’est dell’India «per proteggere i Rohingya» è costata 54.000 franchi svizzeri (46.870 ). Ma se i fondatori sono in bolletta, chi paga tutti i viaggi e le molte manifestazioni di propaganda? Misteriosi (ma non troppo) donatori dei paesi del Golfo Persico con i quali Abdullah Al Swissiri-Blancho fa la spola. Sulle televisioni del Kuwait, racconta di come i musulmani in Svizzera siano oppressi e di come la popolazione locale sia in gran parte islamofoba. Eppure è il Paese che ha consentito loro di tutto e di più. Tornando all’ultima presa di posizione sul tema delle mutilazioni genitali l’IZRS, che ha sede a Berna, la giustifica e la promuove così: «Si tratta della rimozione del cappuccio clitorideo, conosciuto nell’islam come “circoncisione solare”. La pratica è legittima islamicamente, i doveri dei musulmani includono anche la circoncisione, la rasatura/rimozione dei peli pubici, il taglio dei baffi, il taglio delle unghie e delle unghie e la depilazione dei peli delle ascelle. Tranne che per i baffi, tutti i punti si applicano anche alle donne». Il finale lascia aperta la porta del dubbio: «L’unica domanda è se la circoncisione della donna è da considerarsi come un dovere sia per la donna quanto per l’uomo». L’IMAM SPORCACCIONE A rendere ancora più stomachevole la presa di posizione, è il fatto che il dossier è stato gestito da Izrad Ferah Ulucay convertita curda-svizzera che ha precisato al giornale Tagesanziger che «il Consiglio centrale lascia comunque ai musulmani la libertà di gestire questo aspetto della vita». Qaasim Illi invece, salafita duro e puro, rincara la dose: «La rimozione del cappuccio del clitoride non è una mutilazione genitale, non è probabilmente un dovere, ma è comunque raccomandata e non crea alcun danno o svantaggio visto che è paragonabile alla circoncisione maschile». Dimentica soltanto di essere stato condannato per possesso illegale di materiale pornografico. Nel suo computer gli inquirenti trovarono addirittura una cartella chiamata «caviale» composta di 1.200 fotografie disgustose. In Svizzera dove le mutilazioni genitali femminili sono state totalmente bandite dal 2012 e dove la pena prevista per chi le pratica in patria o all’estero è di 10 anni, sono ormai in molti a chiedere lo scioglimento del gruppo salafita che dalla sua fondazione ha fatto solo macerie.