Cosa accadrà alle vedove dei jihadisti e ai loro bambini detenuti in Iraq ?

Con la dissoluzione dello Stato islamico e la caduta delle sue capitali Mosul  (Iraq ) e Raqqa (Siria), tra le mille problematiche rimaste sospese, sta emergendo anche il fenomeno delle vedove e dei figli dei jihadisti morti in battaglia.  Secondo il quotidiano iracheno “al-Mashriq” che cita le parole del Ministro Lavoro e degli Affari sociali Mohammed al-Sudani, “attualmente in carcere in Iraq sono detenute 1’500 mogli e i figli dei jihadisti”. Alla richiesta di maggiori delucidazioni il Ministro ha risposto cosi’ “Abbiamo in custodia 500 vedove di miliziani dell’Isis, tutte straniere, insieme ai loro figli, per un numero complessivo di oltre 1’500 persone”. Donne e bambini che nessun paese europeo è disposto a riavere in patria come piu’ volte dichiarato ad esempio, dai governi di Francia e Germania (solo per citarne due). Il timore perlatro legittimo, è che le vedove, possano attivarsi contro i loro paesi d’origine e lo stesso vale per i bambini politraumatizzati cresciuti tra bombe, gole tagliate e la riletura violenta del Corano.  Il governo iracheno è in costante contatto con i paesi di provenienza e a tutti ha chiarito che “ tutti gli stranieri che hanno commesso reati e violazioni contro il popolo dell’Iraq, facendo parte dell’Isis o sostenendolo, saranno processati in base a quanto prevede la legge irachena” che in molti casi prevede la pena di morte.

 

 

 

 

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