Storia di Valentin Mazlevski, primo cittadino israeliano dell’Isis

Qualche giorno fa il tribunale distrettuale di Nazareth ha condannato a 38 mesi di prigione un ebreo convertito all’Islam per “aver tentato di raggiungere le milizie dello Stato islamico in Siria” Si tratta dell’ex soldato 40enne Valentin Mazlevski( nella foto sopra) immigrato in Israele dalla Bielorussia nel 1996. Secondo lo “Shabak” acronimo di “Shérūt ha-Bītāhōn ha-Klāl” meglio conosciuto alle nostre latitudini come “Shin Beth”- servizio di sicurezza interno dello Stato di Israele, si tratta del primo cittadino israeliano ad avere aderito all’Isis.

La traiettoria verso il jihadismo dell’uomo inizio’ con la conversione all’islam avvenuta mentre prestava il servizio militare obbligatorio all’interno dell’IDF – “Israel Defense Forces”nel 2000. Proprio in quell’anno conobbe la sua futura moglie, un araba israeliana dalla quale ha avuto cinque figli che non è certo estranea a quanto gli accadde dopo. Mazlevski contestualmente all’inizio delle rivolte arabe, inizio’ ad interessarsi all’islam radicale navigando per ore sui siti di riferimento della galassia islamista rimanendo stregato dalla narrativa jihadista che all’epoca mostrava i terroristi come cavalieri senza macchia e senza paura.

Lo “Shin Bet” ci mise poco a metterlo sotto sorvevglianza e piu’ volte fece irruzione nella sua casa sequestrandogli materiale di propaganda. Trattandosi solo di un fanatico religioso come molti altri soggetti (anche ebrei ortodossi) , preferirono lasciarlo in libertà anche per osservarne le mosse. Nel 2015 Mazlevski inizio’ ad alzare il livello del suo interesse verso l’Isis cercando sul web contatti con chi avrebbe potuto farlo arrivare a Raqqa attraverso la Turchia. Non riusci’ a trovare il canale giusto anche perché i servizi israeliani ne monitoravano e probabilmente ne “deviavano”, le conversazioni. Dopo una calma apparente i servizi segreti decisero di arrestarlo per la prima volta nel 2016, perché Valentin Mazlevski tento’ di raggiungere con mezzi propri la Siria (ma gli andava bene anche il Sinai) per iniziare la sua attività di terrorista. Tentativo descritto dall’intelligence come non proprio da manuale… Dopo un periodo di detenzione venne rilasciato non prima pero’ di avergli comunicato che non sarebbero state tollerate attività di proselitismo o contatti di quasiasi tipo con estremisti. L’ex soldato bielorusso non si diede per vinto e nel febbraio 2017 ci ricasco’ di nuovo.

Venne arrestato mentre cercava di imbarcarsi su un volo per Ankara da dove avrebbe provato a raggiungere la Siria fatto che la corte di Nazareth ha rimarcato nelle sue motivazioni : “Mazlevski pur avendo agito dall’esterno dell’Isis aveva un solo obiettivo: aderire al gruppo terroristico violando la legge e mettendo in pericolo la sicurezza dello Stato di Israele”. Lo Shin Bet ha rivelato che il pericolo dei cittadini israeliani convertiti all’islam e che di seguito hanno aderito a gruppi islamisti non è da sottovalutare. Questo anche alla luce dei due recenti tentativi di attacco terroristico a Gerusalemme nei luoghi di preghiera cristiano-ebraici. Si stima che da Israele siano partiti circa 12 jihadisti arabo-israeliani diretti nei teatri di guerra del Medio Oriente. Per lo Stato ebraico che si confronta da decenni con la costante minaccia terroristica rappresentata da Hamas e dagli ayatollah di Teheran è l’ennesimo motivo di preoccupazione. Inutile scrutare l’orizzonte verso l’Europa, con l’aria che tira a Bruxelles e dintorni è meglio arrangiarsi da soli.

Valentin Mazlevski in aula durante il processo

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