Qualche giorno fa il ministro della difesa Guy Parmelin, ha affermato “di essere preoccupato” dopo che il Consiglio federale ha reso noto che nel nostro paese, “le attività di spionaggio sono in aumento”. Queste attività che occorre ricordare sono illegali, verrebbero commesse in diversi ambiti quali “tecnologie d’informazione e comunicazione, la politica, l’economia, la difesa, ma anche le organizzazioni internazionali con sede nella Confederazione”. Ma non solo, il Consigliere federale ha aggiunto che “si può osservare, come alcuni paesi cerchino attraverso questi mezzi di meglio proteggere i propri interessi”. Non è tutto, questo giornale ha riferito che “secondo il rapporto di gestione del Governo il numero degli agenti segreti che operano sotto copertura diplomatica è notevole. Nel caso di un paese il Consiglio federale sospetta persino che oltre un quarto del personale diplomatico sia legato ai servizi di intelligence. Nel rapporto la nazione in questione non viene indicata e oggi Parmelin non ha voluto fornire dettagli in merito”.
Qualche domanda sorge spontanea: Perché i cittadini svizzeri non possono sapere quale sia il paese che ha inviato degli “spioni” protetti da passaporto diplomatico in Svizzera? Chi non apprezza quanto bello sia essere spiati a casa propria, ha subito pensato ad un paese che inizia con la “R” e finisce con la A ma escludendo il Ruanda che non risulta avere una grande tradizione nello spionaggio, restano Romania e Russia. Chi dei due? Forse questo paese ha già dei precedenti in ambito specifico? Perché non possiamo sapere chi commette attività di spionaggio totalmente illegali in Svizzera? E perché coloro che sono sospettati di tali attività non vengono messi sul primo volo disponibile e rimandati in patria come avviene ovunque? Il messaggio che arriva alla popolazione è devastante, specie se a veicolarlo è lo stesso Consiglio federale che su altri temi, vedi l’islam radicale, oppone un silenzio totale dilettandosi con “esercizi alibi”come l’ultimo: “Piano nazionale anti-radicalizzazione”. Fin qui sarebbe già un disastro ma siccome le disgrazie non vengono mai sole, il governo ci informa anche “che in Svizzera arrivano agenti itineranti per svolgere missioni specifiche. Spesso però l’obiettivo non è direttamente la Confederazione, ma un altro Stato europeo”. Chi sono questi paesi e di quali missioni si tratta? Forse questi agenti segreti uccidono delle persone oppure le deportano chissà dove? Forse commettono dei reati nel nostro paese dei quali siamo a conoscenza? Di cosa si tratta e qual è il senso di queste rivelazioni a metà? A chi giova sapere che siamo così deboli ed esposti ad ogni attività illegale?
Dell’aumento delle cyber-intrusioni ai danni di organizzazioni internazionali, ambasciate e aziende che hanno sede in Svizzera se ne sono occupate le cronache più volte negli ultimi mesi e anche qui lo sconcerto è tanto visto che all’estero siamo percepiti non si sa fino a quando, come un paese sicuro e inattaccabile. Tutto questo senza dimenticare le floride attività della criminalità organizzata, nello specifico quelle della ‘ndrangheta calabrese in Svizzera che procedono indisturbate.
Sono molto lontani i giorni (2011) nei quali Michael Lauber ( nella foto sotto ) venne eletto procuratore generale della Confederazione con 203 voti su 206 schede valide, alla successione di Erwin Beyeler. Un paio di settimane fa nell’assordante silenzio dei media con 15 voti contro 8 e senza astensioni, la “Commissione degli Affari Giuridici del CN ha deciso di dare seguito all’iniziativa parlamentare del Consigliere nazionale Carlo Sommaruga, la quale chiede che il Ministero pubblico della Confederazione (MPC) sia diretto da tre procuratori generali responsabili collegialmente”. Si disse all’epoca che Lauber avrebbe fatto la rivoluzione riparando alle inefficienze che, sostennero alcuni, avevano causato il siluramento del suo predecessore. Se dopo sei anni di rivoluzione la situazione è quella descritta da Guy Parmelin aveva ragione Nicolás Gómez Dávila quando scrisse “non c’è rivoluzione che non ci faccia rimpiangere quella precedente”.