Proseguono senza sosta anche all’estero le attività di propaganda e proselitismo religioso del governo islamista di Ankara. L’obbiettivo del regime di Recep Tayyp Erdogan che vuole far rinascere il Califfato, sono i Paesi europei dove sono presenti gli immigrati turchi arrivati a milioni nel corso dei decenni. Se un tempo queste comunità notoriamente molto laboriose, erano impegnate solo a raggiungere il benessere e la piena integrazione, con l’arrivo di Erdogan sulla scena politica è cambiato tutto. L’integrazione e i valori dei Paesi europei che con tanta generosità avevano accolto e dato una possibilità di sfuggire alla miseria delle città e delle campagne turche, sono diventate il nemico da abbattere. Così Erdogan ha avvelenato i pozzi diffondendo l’estremismo nazional-islamista di “Milli Görüs” (Punto di vista nazionale), organizzazione che conta in tutta Europa più di 500.000 affiliati e che ha come ideologia fondante il fatto che «l’ordinamento della società occidentale, la democrazia, i diritti umani, i diritti alla libertà e all’uguaglianza non hanno valore». A fondare “Milli Görüs” negli anni Settanta fu il politico islamista turco Necmettin Erbakan (maestro politico di Erdogan deceduto nel 2011), in passato primo ministro tra il 28 giugno 1996 e il 30 giugno 1997 con il partito “Milli Nizam Partisi” (Partito dell’Ordine Nazionale) e tre volte viceministro tra il 1974 e il 1978 con il partito “Milli Selamet Partisi” (Partito di Salvezza Nazionale). Intanto si è perso in tutta Europa il conto dei casi di spionaggio nei confronti di cittadini turchi da parte di imam o addetti alle ambasciate che rispondono direttamente al MIT (Millî Istihbarat Teskilati), i servizi segreti turchi. In Germania, recentemente, 12 di questi imam-spioni sono scappati prima di essere arrestati e i casi di spionaggio sono accertati anche in Svizzera. Proprio nella Confederazione elvetica ci sarà lo start-up del nuovo progetto del Diyanet che vuole aprire delle scuole da frequentarsi nel fine settimana dirette a bambini e ragazzi fra i 6 e i 17 anni di età. A seguire aperture previste in Italia, Belgio, Olanda, Germania, Francia, Danimarca, Svezia, Norvegia, Inghilterra, Francia, Spagna, e Austria tutte coinvolte in «un progetto che serve a mantenere l’identità, la cultura e i valori dei concittadini che vivono all’estero per permettere loro di diventare cittadini attivi e mantenere i contatti con la madre patria». Le materie? Naturalmente corsi di lingua araba e cultura, facile immaginare che la cultura sia quella di Milli Görüs. Naturalmente la scelta dei professori provenienti dalle scuole Imam Hatip Lisesi (Erdogan è stato loro allievo), gli stipendi e il materiale didattico e tutti i costi per le attività «sociali e culturali», sarebbero a carico del Paese della mezzaluna. Cosa intenda il leader turco per istruzione scolastica lo dice la recente riforma della scuola che estende l’insegnamento e l’educazione coranica, agli istituti di ogni grado e ordine. Prima questo tipo di istruzione era esclusivamente lasciato agli istituti Imam Hatip Lisesi inoltre i diplomati delle scuole religiose, contrariamente al passato, potranno avere accesso a tutte le facoltà universitarie. Infine la riforma di Erdogan impone l’insegnamento della lingua araba (seconda lingua), in modo da consentire agli studenti di conoscere meglio il Corano. Come detto in Svizzera c’è preoccupazione anche se c’è chi pensa che quanto sta per accadere sia da considerarsi come scontato. Se consenti il finanziamento proveniente dall’estero per la costruzione di nuove moschee e associazioni islamiche senza alcun controllo, se ti limiti ad una blanda protesta quando scopri che i turchi ti spiano a casa tua, se permetti l’arrivo di imam di ogni tipo a predicare in Svizzera e se poi esulti all’apertura di ogni nuova moschea, cosa pensi che ti accadrà?
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