Respinta la legge che impedirebbe l’utilizzo di denaro dall’estero per costruire luoghi di culto
Il deputato della Lega dei Ticinesi al Consiglio nazionale svizzero, Lorenzo Quadri, ha recentemente presentato una proposta di legge che se applicata, farebbe scattare il divieto di finanziamenti esteri diretti a luoghi di culto e alle associazioni islamiche che continuano a crescere indisturbate nel Paese. Ultimo esempio il 20 maggio scorso; la città di Sciaffusa ha dato il suo via libera alla costruzione di una nuova grande moschea. L’edificio che si chiamerà Aqsa e costerà secondoipromotori1,3milioni euro (per difetto),sarà lungo 30 metri, largo16 e alto 12 e avrà tutti i comfort. Due sale per pregare, con rigorosa separazione fra uomini e donne, spazio per giovani, spazio formativo (di che tipo di formazione si tratterà è facile prevederlo) e un asilo nido per bambini musulmani. Il progetto segue alla lettera i dettami di Tayyip Recep Erdogan che invita gli immigrati turchi in Europa a non integrarsi in modo da mantenere salda l’identità nazional-islamista custodita dal partito di governo Akp e dall’associazione islamica Millî Gorüs, attivissima in Europa e in Svizzera.
DECIDE ERDOGAN
Infatti il Sultano di Ankara pensa che «in un sistema segnatoda unitarietà il presidenzialismo può funzionare in modo perfetto. Vi sono diversi esempi nel mondo e nella storia, come quello della Germania di Hitler». Comunque, tutto l’onere economico del progetto di Sciaffusa, sarà a carico della fondazione Tiss che esclude l’utilizzo di fondi esteri. Tuttavia il terreno dove sorgerà la nuova moschea, è di proprietà della fondazione islamica turca organica al ministerodel culto turco, Diyanet. Il presidente della Tiss è il teologo Ali Erbas, consulente di Erdogan, che ha chiarito che gli imam a Sciaffusa saranno scelti, inviati e retribuiti dal Diyanet.
Per tornare alla proposta di Lorenzo Quadri, il Consiglio degli Stati ha respinto seccamente con 29 voti a 7 (4 astenuti) il testo della sua proposta. Eppure l’atto rimandato al mittente e alle migliaia di cittadini preoccupati che vorrebbero norme stringenti in materia, prendeva esempio da quanto deciso in Austria dove esiste l’obbligo di trasparenza in merito alla provenienza e all’utilizzo del denaro. Inoltre in Austria, esiste l’obbligo di dover tenere i sermoni nella lingua locale. E perché mai gli austriaci hanno preso questa decisione? Forse perché negli ultimi tre anni 270 austriaci, per larga parte di origine cecena, sono andati a combattere in Siria e in Iraq sotto le molteplici bandiere dell’estremismo islamico formatisi nelle moschee austriache.
PRETESTI INGENUI
Nella risposta data alla mozione di Quadri si rileva «che gli strumenti legali disponibili siano sufficienti per combattere I rischi rappresentati dalle comunità e dai predicatori islamici estremisti. Ciò non esclude eventuali inasprimenti mirati del diritto. Secondo i media svizzeri, il governo non ritiene tuttavia né necessaria né sensata una limitazione massiccia dei diritti fondamentali come quella chiesta nella mozione. Non si giudica quindi urgente intervenire in quanto «è possibile porre un freno in altro modo all’attività delle comunità e dei predicatori islamici estremisti, grazie alla nuova legge sulle attività informative e al piano d’azione nazionale per prevenire e combattere la radicalizzazione e l’estremismo violento. Peccato che a pagina 7 del citato piano si affermi che «tenendo conto delle valutazioni degli esperti e degli altri lavori in corso, si è per esempio rinunciato a elaborare misure relative all’introduzione di un registro nazionale dei detenuti e al disciplinamento della trasparenza finanziaria delle comunità religiose». Con tanti saluti alla Svizzera che fu e votò contro la presenza dei minareti sul territorio elvetico.