Il presidente dell’Ufficio federale tedesco per l’immigrazione e i rifugiati (Bamf), Jutta Cordt
Grave scandalo legato alla gestione dei richiedenti asilo in Germania e stavolta, potrebbe essere di dimensioni enormi e ricadute politiche inaspettate. Secondo l’Ufficio federale per la protezione della Costituzione dal 2000 al 2017, 115 persone con profilo rilevante per l’intelligence» hanno ricevuto attraverso il Bamf (Ufficio federale per la migrazione dei rifugiati) di Brema (nord-ovest della Germania) lo status di rifugiato. Ma non è tutto, sono almeno 1.200 gli immigrati (numero per difetto) che tra gli anni 2013 e 2016 avrebbero ricevuto semprre dal medesimo ufficio il pemesso di soggiorno in tempi rapidissimi e fatto ancor più grave, senza rispondere ai requisiti richiesti per l’ottenimento del permesso di residenza. Lo scandalo nasce da una lettera pubblicata da Der Spiegel a maggio. La missiva inviata da un dirigente dell’ufficio per i rifugiati di Norimberga al ministero chiedeva l’avvio di un’inchiesta interna. Apriti cielo, già nel 2014 dall’interno della struttura ministeriale qualcuno aveva tentato di rompere il silenzio che avvolge la gestione dei rifugiati in Germania. Sulla vicenda però, era calata la nebbia forse perché i milioni di euro che alimentano associazioni e Ong che si occupano dei migranti hanno «consigliato» a qualcuno di non agire?
SIRIANO? NO, ROMENO
Sarà la magistratura a chiarire i risvolti della vicenda visto che stavolta il caso non può più essere insabbiato. Per il momento sono indagati un ex funzionario dell’ufficio di Brema, tre avvocati, un interprete e una sorta di collettore che si occupava di “oliare” dove necessario. Il sistema che non si sa ancora da quanto tempo durasse, era semplicissimo; i tre avvocati ricevevano il denaro dai richiedenti asilo che in precedenza venivano preparati ad hoc dagli interpreti- traduttori in modo che raccontassero una storia credibile per il dossier. Poi la domanda veniva depositata all’ufficio proposto di Brema dove qualcuno era già stato «ammorbidito» a dovere e così in tempi rapidi, arrivava l’agognato permesso. Il giornali tedeschi riportano un caso definito da manuale: durante l’estate del 2014 quindi in piena crisi migratoria, sulle scrivanie dell’Ufficio federale per la migrazione dei rifugiati di Brema, arriva la richiesta di Mohamad A. che si spaccia per siriano e che racconta una storia drammatica; sua sorella era stata uccisa dagli uomini del dittatore Bashar el Assad e lui stesso era minacciato di morte. Una storia perfetta quindi permesso accordato, tutto crolla nel 2016 quando per un caso fortuito si scopre che Mohamad A. non è altri che il rumeno Milad H.
TESTE CADENTI
Ora i maggiori partiti politici tedeschi chiedono una revisione di tutte le autorizzazioni concesse a Brema, quindi devono esser riverificati i 18.000 permessi di soggiorno rilasciati dal 2000 ad oggi, oltre ad un controllo su ulteriori 8.500 decisioni assunte dallo stesso ufficio. Un’impresa titanica che potrebbe rivelare danni alla sicurezza nazionale ben peggiori. Di sicuro qualche testa potrebbe cadere. Ad esempio quella del presidente dell’Ufficio federale tedesco per l’immigrazione e i rifugiati (Bamf), Jutta Cordt che ha tentato di minimizzare uno scandalo enorme. Nel paese c’è chi pensa che lo scandalo fosse conosciuto ma che per motivi elettorali si sia aspettato ad affrontarlo. Per ordine di chi? Anche qui la magistratura dovrà fare piena luce. Tutto accade mentre arriva la notizie che in Gran Bretagna 80 estremisti islamici condannati tra il 2007 e il 2016 veranno scarcerati entro la fine di quest’anno. E in Francia tra l’anno corrente e il 2019 saranno liberati per fine pena 40 terroristi islamici.
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