Blocca un aereo per evitare il rimpatrio di un afgano. Ma a Stoccolma gli estremisti sono decuplicati in dieci anni
Si chiama Elin Ersson la studentessa svedese «attivista per i diritti umani», che qualche giorno fa in diretta Facebook, ha bloccato per ore l’aeroporto di Göteborg. La giovane appena ha saputo che un 52enne afghano era stato espulso dal Paese ha comprato un biglietto per lo stesso volo che prevedeva uno scalo tecnico in Turchia. Mentre le operazioni di imbarco volgevano al termine, la ragazza ha iniziato uno show dalla sua pagina Facebook nel quale con toni sempre piu accesi, si è rivolta al comandante dell’aereo chiedendo di fermare il decollo in modo di «salvare la vita dell’afghano che sarebbe stato ucciso se mandato in Afghanistan». Il video che è stato visto da oltre due milioni di persone, mostra tutta l’assurdità della situazione con alcuni passeggeri furibondi per il ritardo e il confronto tra Elin Ersson e il personale di bordo. Attimi concitati, nessun intervento della polizia per sbarcare la donna e anzi dopo una luga attesa, l’afghano espulso perché non in possesso dei requisti per l’asilo, è stato fatto scendere dall’aereo insieme all’attivista. Una vicenda assurda che dimostra come oggi in Svezia, chiunque possa fermare un aereo che sta per decollare e sulla base di motivazioni ideologiche (senza alcuna motivazione reale), possa commettere il reato di pirateria aerea per riuscire nel suo intento e senza essere perseguita! Un fatto senza precedenti che è la fotografia della Svezia di oggi, un Paese dove le istituzioni sono da anni impegnate nel «palestinismo» e nel multiculturalismo spinto cedendo di schianto. Infatti secondo il Pew Research Center, nel 2050 il 31% della sua popolazione sarà di religione musulmana. E gli svedesi, che ne pensano? Dalla società svedese arrivano segnali di insofferenza sempre più forti verso le politiche adottate degli ultimi decenni dai governi rosso-verdi con i quali i Fratelli Musulmani sono andati a nozze. Così si spiega l’aumento dei consensi nei partiti dell’estrema destra.
LA MAPPA DEI FANATICI
L’episodio di Göteborg arriva proprio dopo la presentazione nelle scorse settimane, del rapporto redatto dai ricercatori della Swedish Defense University sulla presenza crescente degli islamisti nel Paese scandinavo, ritenuto «unico nel suo genere» in quanto per la prima volta è stata creata una vera mappatura dell’ambiente salafita in Svezia. Nelle 265 pagine si trovano centinaia di nomi, sigle, e ampie descrizioni della metodologia utilizzata per promuovere la versione più estrema dell’islam. Secondo il report Tra salafismo e jihadismo salafita-Impatto e sfide per la società svedese, il numero degli estremisti islamici in Svezia è aumentato di dieci volte in altrettanti anni e il fenomeno, se non sarà efficacemente contrastato, è destinato a crescere ulteriormente, visto che gli estremisti conosciuti dalle autorità sono passati in pochi anni da 200 a 2.000.
I CONVERTITI
Si tratta in molti casi di convertiti svedesi che si sono assunti il ruolo di propagandisti dell’islam rigorista e violento in diverse città svedesi, tra le quali la capitale Stoccolma, Göteborg. Örebro (Vivalla), Malmö e molte altre. Molto importante il ruolo delle moschee in continua espansione in Svezia, dove predicano anche imam estremisti. Secondo i servizi segreti svedesi sono almeno 300 i jihadisti che sono andati a combattere nel «Siraq». Di questi, circa 40 sono morti in battaglia, ma più di 100 sono tornati in Svezia. Cosa faranno adesso? La Säpo ammette il rischio: «I jihadisti possono infiltrarsi nel paese mescolandosi con i rifugiati, considerato che il 90% dei richiedenti asilo politico ottiene la residenza permanente in Svezia». Il rapporto mette in luce aspetti molto interessanti come per esempio il fatto che in Svezia il sostegno alla causa jihadista è iniziato negli anni ’90, periodo che ha visto numerose partenze di combattenti diretti in Afghanistan, in Somalia e nei Balcani. Di grande interesse il ruolo dell’organizzazione salafita nata in Germania «Die Wahre Religion – LIES!», fondata dal predicatore estremista palestinese Ibrahim Abou Nagie. Il gruppo, che ha fatto stampare 25 milioni di copie del Corano che regala in tutta Europa, è stato messo fuorilegge in Germania e Austria dopo una serie di inchieste della magistratura che hanno accertato che molti aderenti nel tempo, siano partiti per andare a combattere la guerra santa. In Svezia operano dal 26 dicembre 2014 grazie alla Al-Quran Foundation di Malmö che gli ha messo a disposizione i mezzi finanziari e la logistica necessaria per predicare nelle strade e nelle piazze delle maggiori città svedesi. L’allarmante rapporto della Swedish Defense University analizza un fenomeno, quello dell’estremismo islamico in ogni suo aspetto, ma è alla politica svedese che spetta il compito più importante; cogliere i timori degli analisti e intervenire con decisione. Ammesso che si possa e si voglia ancora fare qualcosa per salvare il Paese.
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