Steve Bannon alla conquista dell’Europa (Corriere del Ticino 06.04.2018)

Qualche mese fa Steve Bannon, un tempo stratega della trionfale campagna elettorale di Donald Tump, si è materializzato in Europa. Nel tour nel vecchio continente ha incontrato uomini d’affari, politici e giornalisti ai quali ha presentato un piano che dovrebbe dare un nuovo scossone all’Europa. Poi nel luglio scorso al giornale online «The Daily Beast» ha raccontato come sarà fatto il suo movimento composto «da partiti nazionalisti e populisti» che dovrebbe secondo Bannon, partecipare alle prossime elezioni europee del maggio 2019.

Nell’intervista ha dichiarato che «tutti sono d’accordo sul fatto che a maggio succederà qualcosa di importante: sarà il primo vero confronto fra i populisti e il partito di Davos. Sarà un momento di importanza enorme per l’Europa». Tra i politici incontrati anche Nigel Farage ex capo dell’UKIP inglese che nonostante disprezzi Bruxelles e le sue istituzioni, ogni mese incassa il ricco stipendio da parlamentare europeo esattamente come fece Marine Le Pen tra il 2004 e il 2017: lo stesso fa il notissimo Mario Borghezio seduto a Bruxelles dal 2001, che recentemente ha dichiarato alla «Zanzara di Radio 24»: «Il nazismo? Ha fatto cose importantissime sul piano della ricerca contro il cancro, ma purtroppo non vengono divulgate. Anche sul piano della legislazione ecologica i nazisti sono stati precursori.Questo non significa esaltazione di quel periodo».  Lo stesso fanno anche altri europarlamentari autodefinitisi «nazionalisti, sovranisti e populisti» che si scagliano sempre contro l’odiata Bruxelles ma incassano da decenni le generose indennità. Perché non devolvere tutto in beneficenza visto che sono soldi dell’establishment? Non sarebbe tutto più credibile?  A proposito della signora Le Pen va ricordato che nel giugno scorso il Tribunale dell’UE ha confermato la decisione del Parlamento europeo che l’ha condannata alla restituzione di circa 300.000 euro incassati per stipendiare un’assistente parlamentare tra il dicembre 2010 e il febbraio 2016. Madame Le Pen non è stata in grado di dimostrarne le attività e da qui la richiesta di restituzione del denaro incassato secondo i giudici, indebitamente.Ma chi è oggi Steve Bannon arrivato in pompa magna in Europa? Dopo essere stato cacciato dalla Casa Bianca, il 65enne ex analista finanziario ed ex guru della campagna elettorale di Donald Trump ha rotto con la ricchissima famiglia Mercer che lo aveva finanziato con decine di milioni di dollari per far nascere la sua creatura; il sito di estrema destra «Breitbart News», specializzato nella diffusione di notizie false, idee razziste e xenofobe, complotti di ogni tipo utili a promuovere Donald Trump.

Per un discreto periodo Steve Bannon ha avuto un peso nella politica americana poi entrato nella stanza dei bottoni la natura dell’uomo definito negli Stati Uniti un sociopatico, ha avuto il sopravvento. Bannon è tornato quindi ad essere quello che era sempre stato prima dell’incontro con «The Donald»; una figura marginale senza alcun potere reale, alla perenne ricerca di finanziamenti da destinare a progetti che mirano a destrutturare quello che c’è.Non importa cosa, per lui distruggere è una missione. Steve Bannon ha però lasciato una traccia tristemente indelebile nel mondo dei media sdoganando quelle che un tempo erano solo delle balle e che oggi sono chiamate «fake news» grazie alle quali si sono costruite carriere incredibili. Presidenti, partiti politici, vedi il Movimento 5 Stelle, governi, e alti dirigenti si sono affermati anche grazie a notizie e complotti totalmente falsi diffusi sui social network.

Da qui la sua decisione di Bannon tentare l’avventura in Europa con «The Moviment» che avrà sede nell’odiata Bruxelles, e che secondo quanto dichiarato dallo stesso Bannon «si occuperà di sondaggi, consigli sulla messaggistica, targeting dei dati e ricerca sui think tank». Obbiettivo del progetto molto ambizioso, è quello di federare tutti i movimenti anti-politica e i partiti di estrema europei che una volta giunti all’europarlamento lo dovrebbero distruggere da dentro.Ovviamente stipendiati perché anche gli anti-establishment si sa, tengono famiglia. Anche se la tournée di Bannon ha destato sensazione e ha portato persino a denunce penali per diffamazione a mezzo stampa, delle quali sarà interessante conoscere il finale, l’operazione «The Moviment» non avrà vita facile.  I movimenti cosiddetti populisti in Europa sono in crescita da tempo e non certo grazie a Bannon. Vedi in Italia, Germania, Svezia, Belgio, Olanda mentre in Francia la pesante sconfitta subita del «Front National» (oggi RassemblementNational), alle ultime presidenziali ne ha (per il momento) fermato la crescita. L’operazione di Bannon benchè suggestiva pare tardiva e non sembra destinata a grandi successi. Per quale motivo dei partiti politici in ascesa con alla testa giovani leader, dovrebbero mettersi sotto le ali di un americano abbastanza confusionario, cacciato in malo modo persino da Donald Trump? Di certo le prossime elezioni europee saranno decisive per il destino dell’Unione europea e molto dipenderà da come e se verrà rilanciato il progetto originario rimasto solo sulla carta. Quello dei padri fondatori è stato sostituito da quello monetario che viene avversato dal fronte populista e va detto, non senza ragioni. C’è poi il tema delle politiche migratorie che se non gestite sul serio e con fermezza, rischiano di diventare il «cupio dissolvi» del grande progetto europeo.

 

Leave a reply:

Your email address will not be published.

Site Footer