
Nuovo fatto di sangue in Canada, ieri mattina alle 8,20 (ora locale) a Fredericton in un area residenziale della città capoluogo con i suoi 700mila abitanti della provincia del New Brunswick, un uomo ha iniziato a sparare dalla finestra di una casa uccidendo quattro persone due delle quali agenti di polizia. Ignota al momento l’identità e il movente del soggetto che è stato di seguito arrestato. Ma è l’ennesimo episodio violento che scuote l’opinone pubblica canadese; domenica 22 luglio 2018 a Toronto, una delle città più grandi del Canada il 29enne Faisal Hussein iniziò a sparare all’impazzata uccidendo prima di essere colpito dalla polizia, una giovane 19enne e una bambina di 10 anni. Nel maggio scorso a Mississauga città meridionale, situata nella provincia canadese dell’Ontario (parte occidentale dell’area metropolitana di Toronto) altri spari in un ristorante, bilancio 15 ferito con gli attentatori rimasti nell’ombra. In precedenza il 23.04.2018 il 25enne di origine armena Alek Minassian, incensurato studente di informatica alla guida di un furgone bianco noleggiato per l’occasione, iniziò una folle corsa sul marciapiede dove investì le persone come se fosse in un videogame. Bilancio terribile perché a terra rimasero 10 morti e 15 feriti. Il movente? Nessuno sa perché lo abbia fatto, pare fosse depresso secondo le autorità che lo hanno arrestato. E probabile che Alek Minassian avesse studiato quanto fece il 1° Ottobre 2017 il 30enne somalo Abdulahi Hasan Sharif che prima accoltellò un poliziotto, poi con il suo furgone attaccò la folla di Edmonton dove fece fece cinque feriti. Nell’abitacolo del mezzo venne ritrovata la bandiera dell’Isis. Ora Hasan Sharif – noto alla polizia per il suo estremismo ma che non venne espulso per tempo, nonostante fosse in attesa di una decisione sul suo status di rifugiato – attende il processo che inizierà il prossimo Ottobre e dove dovrà rispondere di 11 reati. Sempre nel 2017 (30 gennaio) avvenne la strage nella moschea di Quebec City dove il 27enne franco-canadese Alexandre Bissonnette (estremista di destra) fece irruzione nei locali dove si teneva la preghiera e iniziò a sparare. Bilancio; sei persone morte e cinque gravi feriti. È evidente che qualcosa in Canada non funziona più nonostante le rassicurazioni di Justin Trudeau primo ministro e figlio d’arte ( suo padre Pierre fu più volte priemier), simbolo del multiculturalismo spinto all’ennesima potenza. Nonostante l’aumento della criminalità legata al traffico di droga, alla presenza di numerose moschee dove si predica l’odio contro l’occidente e contro gli ebrei, Trudeu tiene fede a quanto disse nel 2017: «Voi che scappate da persecuzioni, terrore e guerra, noi canadesi vi accoglieremo, a prescindere dal vostro credo. La diversità è la nostra forza. Benvenuti in Canada». Infatti nel 2018 verranno ammessi nel Paese, altri 310mila rifugiati (0,8% della sua popolazione) cosa che ha fatto infuriare i conservatori. L’opionione pubblica un tempo favorevole all’immigrazione inizia a non comprendere l’arivo di migliaia di migrati economici provenienti dalla Nigeria. Trudeu che si è ritagliato il ruolo di anti-Trump e che cura molto la sua immagine di leader ultraliberal nonostate qualche inciampo politico, è saldo al potere anche grazie all’economia canadese che è ancora virtuosa. Nonostante questo però c’è chi inizia a criticarlo per i finanziamenti ad organizzazioni islamiche molto discutibili e per le continue invasioni di campo, l’ultima il 3 agosto scorso con un tweet nel quale si diceva preoccupato per l’arresto di due attiviste saudite. Apriti cielo, i sauditi hanno reagito con l’espulsione dell’ambasciatore canadese a Riad e l’interruzione dei voli per il Canada.
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