Milioni di turchi, moschee e tanti soldi: la rete del Sultano per prendersi l’Europa (Libero 12.08.2018)

La tempesta finanziaria che sta mettendo in ginocchio la Turchia del Presidente Recep Tayyip Erdogan che ritiene che tutto passerà grazie ad Allah, potrebbe avere importanti ripercussioni anche sulle strutture che provvedono, in Turchia e all’estero, a mantenere e diffondere il verbo islamista. Non solo, anche l’imponente macchina dei servizi segreti turchi presenti con migliaia di agenti nel Vecchio Continente potrebbe dover ridimensionare le proprie costose attività. Tutto passa attraverso la “Dyanet” ovvero la “Direzione degli Affari Religiosi” che da quando Erdogan ha assunto il potere in Turchia è diventato un apparato enorme che si sostituisce di volta in volta al Ministero degli Esteri, dell’Istruzione, della Giustizia, degli Interni, della Cultura, della Sanità oltre a mantenere il culto della personalità del pluriplebiscitato Presidente turco. Se Erdogan detta la linea politica-islamica al Paese un tempo laico, è la Dyanet che controlla il battito cardiaco delle istituzioni dentro e fuori dalla Turchia. Nel Paese ormai il compito è diventato piuttosto agevole viste le migliaia di arresti di insegnanti, militari, giudici, poliziotti giornalisti, politici, attivisti e chiunque non abbia simpatia per l’Akp al potere e secondo le Nazioni Unite dalla proclamazione dello stato di emergenza dichiarato dopo il “golpe di cartone” del 15 luglio 2016, le persone arrestate in Turchia sarebbero 160 mila. In ogni caso il grottesco tentativo di colpo di stato nel quale i servizi segreti si schierarono da subito con Recep Tayyip Erdogan è comunque servito a spazzare via le ultime sacche di resistenza dei militari e oggi il Presidente non ha veri avversari se non la propria megalomania. Un esempio? Il palazzo presidenziale costato ai turchi più di 250 milioni di euro spesi in marmi, ascensori, arazzi sparsi nelle 1.200 stanze della “reggia”. Per proteggere l’intera area vengono impiegati 1.200 agenti di polizia armati fino ai denti perché il Sultano da qualche tempo, teme di essere ucciso o da qualche cellula di quel che resta dello Stato Islamico con il quale un tempo era stato molto “collaborativo” o dal Pkk.  PAURA DI VENIRE AMMAZZATO Si dice però che il vero timore del Sultano sia quello di essere ucciso da un uomo vicino molto vicino a lui e per questo la sua sicurezza, è ai limiti della paranoia. Erdogan rimase scioccato nel dicembre 2016 dalla morte dell’ambasciatore russo ad Ankara, Andrey Karlov, che venne colpito a morte mentre parlava a una mostra fotografica nella capitale turca dal 22enne Mevlut Mert Altintas agente di polizia che faceva parte delle unità anti-sommossa di Ankara e che aveva fatto la scorta al Presidente in due occasioni. All’estero, la Dyanet e i servizi segreti turchi del Mit (Millî Istihbarat Teskilati) che ha 10.000 dipendenti vigilano e sorvegliano sulle comunità turche che in Paesi come la Germania sono molto numerose (circa 3 milioni di immigrati). A Berlino gli scaltri e accorti imam di Ankara inseriti nella Türkisch-Islamische Union der Anstalt für Religion sono riusciti a convincere i vari governi tedeschi a finanziarne i progetti «contro la radicalizzazione» per decine di milioni di euro. Così mentre incassavano i soldi dello Stato tedesco, spiavano. Dopo la prima bufera mediatica e la sospensione dei contribuiti tutto è tornato come prima, i politici tedeschi e gli imam turchi sono di nuovo allo stesso tavolo a discutere di integrazione. LA SETTA NAZIONAL-MUSULMANA In Germania, Austria, Francia e Svizzera vi sono stati clamorosi casi di spionaggio persino nelle università, di imam che hanno provveduto a schedare propri connazionali immigrati sospettati di non essere in linea con la linea governativa. Dyanet e Mit possono contare sulla potente organizzazione islamica turca Millî Görüs (Punto di vista nazionale) fondata dal maestro politico di Erdogan, l’ex primo ministro turco Necmettin Erbakan, noto estremista islamico morto nel 2011.

Gli uomini di Millî Görüs negli negli anni hanno costruito un’impressionante macchina organizzativa e di propaganda ricca e potente anche in Europa. Lo stesso accade in Canada, negli Usa e persino in Australia dove grazie ai fondi provenienti dalla Dyanet costruiscono come in Europa, moschee e dove aprono sedi di rappresentanza. Se la Turchia avrà un tracollo finanziario come pare in questi giorni, è possibile che molte delle strutture create dagli islamisti di Ankara vedranno molti progetti ridimensionarsi ad esempio in Francia dove l’islam turco è in competizione con quello saudita per la costruzione delle nuove 300 moschee nei prossimi anni. @riproduzione riservata

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