Il numero uno dei servizi tedeschi, Hans-Georg Maassen, in carica dal 1°agosto 2012, è stato rimosso con effetto immediato dal suo mandato ed è diventato “Segretario di Stato per la Sicurezza” presso il Ministero degli Interni diretto da Horst Seehofer, con il quale il legame politico e personale si è mantenuto saldo anche nei momenti più difficili del suo mandato. Hans-Georg Maassen paga l’incauta intervista alla “Bild”, in cuinegò che a Chemnitz i manifestanti di destra avessero scatenato una caccia allo straniero, dopo la morte di un cittadino tedesco, avvenuta durante una rissa svoltasi nella notte tra il 25 e il 26 agosto scorso.
L’iscrizione di due immigrati, un iracheno e un siriano, nel registro degli indagati per la morte del 35enne, aveva provocato dei disordini in un clima descritto dalla stampa tedesca comequello di “una caccia allo straniero”. A Chemnitz si susseguirono manifestazioni di protesta nelle quali entrarono in contatto estremisti di destra e di sinistra con la logica conseguenza di violenti scontri, nei quali ad avere la peggio, furono come sempregli agenti di polizia giunti sul posto. Il presidente del Bfv negò fin da subito che a Chemnitz i manifestanti di destra avessero scatenato una caccia allo straniero ed espresse seri dubbi sui video trasmessi dai media. La SPD lo aveva immediatamente e totalmente sfiduciato con queste parole: “Il signor Maassen non può più essere sostenuto nel suo incarico perché ha danneggiato la fiducia negli organi di sicurezza del nostro sistema democratico”.
Alla fine, per evitare danni alla fragile colalizione di governo, ha prevalso il pragmatismo tedesco ed è stato utilizzato il vecchio metodo “promoveatur ut amoveatur”: sia promosso affinché sia rimosso. Anche la Cancelliera Angela Merkel non ha potuto non ascoltare le proteste degli alleati della SPD che hanno minacciato più volte la crisi di governo su Hans-Georg Maassen, colui che in questi anni ha guidato l’intelligence tedesco. Che direttore dei servizi segreti è stato Hans-Georg Maassen? Difficile dirlo, di certo ha svolto il suo mandato con abnegazione cogliendo qualche successo per la messa al bando dell’organizzazione “LIES!”delpredicatore salafita Ibrahim Abou Nagie, e per l’arresto di alcuni pericolosi “predicatori del male” come l’iracheno Abu Walaa, Sven Lau, Bilal Gümüs ed altri. Tuttavia sono state troppe le stragi in Germania in cui sono mancate, secondo alcuni, le tecniche di prevenzione adottate da altri paesi, in primis dall’Italia, che avrebbero permesso sicuramente di contenere i danni. Troppe le difficoltà di comunicazione rilevate tra i vari servizi segreti e le forze di polizia dei vari Länder. Qualche episodio di infiltrazione degli islamisti nella macchina dello Stato, vedi il caso degli informatori V-Mann, non ha aiutato di certo Hans-Georg Maassen. L’ex Direttore del BFV nel corso del suo incarico è stato messo alla prova continuamente con le grandi difficoltà di far compredere le esigenze dei servizi segreti ad un paese come la Germania, la quale non ha dimenticato di certo la Gestapo e la Stasi. Il suo disagio si era visto chiaramente durante la presentazione dell’ultimo rapporto sulla sicurezza della Germania,quando ammise di non avere le risorse necessarie per fermare lacontinua crescita dei salafiti, passati in pochi anni da 3.800 a 11.000. Non si sa ancora chi andrà a sostituirlo, la sensazione è che se non cambierà il quadro politico, non si potranno raggiungere grandi risultati. E’ un tema diventato sempre più importante e urgente viste le continue minacce di attacchi anche chimici, che gravano da tempo sulla Germania.
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