Il principe nella trappola turco-saudita (Libero 26.10.2018)

CONTROSTORIA DI UN OMICIDIO POLITICO
Tante cose non tornano nell’uccisione di Khashoggi. Sembra un tranello per indebolire il figlio del re amico di Israele
A 24 giorni dalla sparizione del giornalista saudita Jamal Khashoggi all’interno del Consolato saudita di Istanbul, il muro costruito da silenzi ed omissioni sembra sgretolarsi sotto i colpi incessanti dei media turchi che indicano il colpevole nel regime saudita. Vero? Forse, ma in verità Khashoggi, un tempo uomo dell’establishment saudita, si era fatto moltissimi nemici e non solo tra i palazzi di Riad. Per comprendere la sua esistenza conclusasi tragicamente, occorre scavare nel passato di un uomo con il gusto delle amicizie spericolate. Khashoggi amava sedersi a più tavoli, quelli delle agenzie di intelligence che operano nel Golfo (compresa la CIA), quelli politici ed anche in quelli economico-finanziari che non sono meno pericolosi. A giocare con il destino, Khashoggi iniziò molto presto. Chi ha buona memoria lo ricorda intervistare con un trasporto Osama bin Laden, sia in Sudan che tra i mujaheddin nelle impervie montagne dell’Afghanistan. Vestito come un combattente armato di fucile d’assalto, non ebbe problemi a trovare lo sceicco saudita che iniziava la sua avventura terroristica.
AMORE PER AL QAEDA All’epoca era nella fase di ammirazione verso al Qaeda e il suo fondatore, dal quale prese in seguito le distanze come dalla Fratellanza Musulmana. Tra i vari volti di Jamal Khashoggi c’era quello istituzionale, infatti lavorò a lungo anche per il principe Turki al-Faisal, che gestì per circa 20 anni l’Al-Mukhabarat al-‘Amma ossia i servizi segreti sauditi. Khashoggi con lui stabilì un grande feeling e Faisal quando venne nominato ambasciatore saudita a Washington (2005) lo mise nello staff. Nel 2007 venne richiamato a lavorare nella redazione del giornale Al-Watan ma viene licenziato dopo tre anni a causa di scontri con il potere politico e con il clero. Poi incontra Al-Walid bin Talal, uno degli uomini più ricchi del mondo che lo difese delle ire reali; ma anche per il miliardario la ruota della fortuna cambiò con l’arrivo sulla scena del giovane Mohammed bin Salman Al Sa’ud (detto MBS) che, animato da feroce ambizione, iniziò la sua scalata al potere non certo indolore. Appannaggi reali tolti o ridotti alle migliaia di mebri della sua famiglia, tasse e bollette da pagare a persone che hanno usato per decenni la cassa dello Stato come un bancomat. Così i suoi nemici si sono moltiplicati, le voci su un possibile attentato contro di lui si sono rincorse più volte, per questo la sua security è stata potenziata. Anche fake news contro MBS , «sta per comprarsi il Manchester United» oppure notizie su suoi presunti incontri con gli israeliani. Nel 2017 fece arrestare Al Walid bin Talal. Fu per corruzione insieme a molti generali, politici, ministri e, a sorpresa, 11 principi che da quel momento sono nemici giurati. MBS ha distrusse chiunque si trovasse sulla strada che lo portava al trono, vinse sì la prima mano della partita, ma ruppe gli equilibri anche all’interno della sua enorme famiglia e nello ?stato profondo? che in questa vicenda forse ci ha messo più di ?una manina?. Le purghe ordinate da MBS furono il segnale anche per Khashoggi: mai più sconti o perdono in caso di ulteriori atti di disobbedienza o critiche via Facebook, l’unica possibilità che gli rimaneva per era quella di lasciare il Paese.
AMMISSIONI Ora l’autorità saudita per bocca dell’ufficio del procuratore generale ammette «che è stato un omicidio premeditato e che l’inchiesta va avanti». Interessante ammissione ma, che ne è stato del cadavere? Dove sono i colpevoli? Che ruolo ha avuto il regime di Ankara iperattivo nella vicenda? Soprattutto, chi ha ordinato la morte di Jamal Khashoggi e perché? MBS? Lui che è in ottimi rapporti con la Casa Bianca, che non vuole inimicarsi Israele, colui che è alle prese con la (sua) folle guerra nello Yemen, con le tensioni con Iran e Qatar, e con il delicatissimo piano economico ?Vision 2030?, avrebbe mandato un commando per uccidere un giornalista che viveva negli Usa? Magari si. Possibile però che in questa seconda mano di ?poker turco? qualcuno abbia servito a MBS delle carte truccate. Si tenga presente che Secondo alcune testimonianze Khashoggi aveva tentato di evitare il consolato saudita in Turchia preferendo quello di Washington, ma funzionari turchi lo avevano avvisato che quello di Istanbul era l’unico delegato in materia. Poi, guarda un po’, i servizi turchi saranno in grado di fornire registrazioni degli ultimi minuti di vita di Khashoggi registrati nel consolato saudita. La prima riunione della ?commissione per la riforma dei servizi segreti? presieduta da MBS e tenutasi ieri a Riad, potrebbe essere la prima conferma di alcune di queste ipotesi.
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