Ahmed Burhan Yahya Syala all’aeroporto di Bogotà, in attesa di essere trasferito in Iraq (foto Migraciones Colombia)
Si chiama Ahmed Burhan Yahya Syala l’uomo che è stato arrestato ed espulso dalla Colombia qualche giorno fa.Il 51enne iracheno che si faceva passare per un ricco imprenditore, è uno dei moltissimi esponenti del terrorismo salafita in Sud America. Ahmed Burhan Yahya Syala era arrivato in Colombia (viveva a Melgar nel Dipartimento di Tolima) dalla Malesia un anno fa ed era riuscito ad inserirsi molto bene nella comunità al punto che, stava per sposarsi con una signora figlia di una delle famiglie piu’ benestanti del dipartimento di Tolima. La donna Elisa Sofía Martínez, non aveva alcuna idea della doppia vita del suo fidanzato iracheno. Lei e molte altre persone credevano fosse vera la versione che raccontava “ ho voluto lasciare una zona di conflitti permanenti in cerca di pace e vorrei aprire un ristorante arabo e un aconcessionaria di auto di lusso”. Non sapevano nemmeno che nel curriculum del 51enne iracheno, ci sono anche un paio di arresti; nel 2004 e nel 2009 a Mosul ( Irak) e sempre per reati di terrorismo, in particolare per essere stato il terminale di alcune azioni terroristiche di Al Qaeda. Dopo un lungo lavoro di intelligence congiunto tra CIA e Direzione Nazionale dell’Intelligence colombiano (DNI), è stato scoperto il piano di Yahya Syala che era semplicissimo; pianificare e coordinare un attacco terroristico in Sud America. Quando ? Gli inquirenti hanno rilasciato una dichiarazione che non lascia molti dubbi: “Abbiamo stabilito che Syala stava lavorando in coordinamento con altri elementi fondamentalisti per portare a termine un attacco in un grande paese del Sud America”. La data prevista dell’attacco non è stata resa nota ma visti i preparativi febbrili di Yahya Syala l’intelligence colombiano crede che il bersaglio fosse il Brasile, e che l’obbiettivo fosse il giorno che Jair Bolsonaro diventerà Presidente della Repubblica brasiliana (1°gennaio 2019). L’estremista islamico iracheno, era impegnato nella la ricognizione dei luoghi, e stava cercando di ottenere dei documenti di identità colombiani in modo da far entrare altri membri dell’Isis in Brasile e Colombia. I suoi contatti stavano aspettando il via alle operazioni nella “triple frontera”, la zona di intersezione tra Paraguay, Brasile e Argentina, immersa in una giungla profonda e peraltro anche di grande bellezza naturalistica.
Ma soprattutto è una zona dove la legge è totalmente assente, una zona franca dove c’è di tutto: traffico di armi e droga, islamisti radicali salafiti, Hezbollah, traffico di esseri umani e qualsiasi altra cosa che si possa comprare. Per i passaporti Yahya Syala poteva contare su una rete di professionisti senza scuproli. Secondo le indagini “l’Operational Articulation Group” della polizia giudiziaria sull’immigrazione colombiana, ci penserebbero alcuni notai corrotti a fornirebbe la documentazione utile ad ottenere i documenti d’identità colombiani a cittadini siriani, iracheni, turchi e iraniani .Per tornare ad Ahmed Burhan Yahya Syala, nel suo appartamento sono stati sequestrati telefoni cellulari e un computer che hanno provato i contatti con estremisti islamici in tutto il mondo e non è difficile crederlo visto che il suo passaporto dimostra come abbia viaggiato solo nell’ultimo anno, in Siria, Emirati Arabi, Malesia, Iran, Cina, Sudan e Turchia. Durante il lungo viaggio dalla Colombia all’Irak ha chiesti di poter telefonare tre volte; due alla famiglia e uno al suo contatto nello Stato Islamico. Ora lo attendono le terribili carceri irachene.