Non si è ancora spenta l’indignazione di fronte all’orrore degli efferati omicidi delle due studentesse, violentate e decapitate nella notte tra il 16 e il 17 dicembre scorsi nel sud del Marocco, dove si trovavano in vacanza. I corpi delle due giovani, una danese di 24 anni e la sua amica, di nazionalità norvegese di 28 anni, erano stati ritrovati in un’area isolata dell’Alto Atlante, luogo molto frequentato dai turisti che purtroppo, non si preoccupano troppo della loro incolumità. Dopo il ritrovamento dei due corpi martoriati sul web è stato diffuso il filmato integrale nel quale, le due povere ragazze vengono decapitate dai loro aguzzini islamici che hanno un volto e un nome; Rachid Aftati, Younes Ouaziad e Abdessamad Ejjoud già noti per il loro estremismo salafita. Insieme a loro è stato arrestato nelle stesse ore a Marrakesh un uomo del quale inizialmente si conosceva solo il nome islamico: Abdellah. Secondo il Bureau central d’investigation judiciaire marocchino, sarebbe stato lui «ad aver insegnato ad alcune delle persone coinvolte nella vicenda gli strumenti di comunicazione derivanti dalle nuove tecnologie e di averle addestrate a sparare». Ma chi è Abdellah? Un marocchino, un tunisino, uno yemenita? Niente di tutto questo, Abdellah è un cittadino svizzero identificato dalla polizia marocchina come Kevin Zoller Guervo, nato il 20 settembre 1993 da padre svizzero e madre spagnola, convertitosi all’islam nella Grande Moschea di Ginevra nel 2011. Il giovane era già noto alle forze dell’ordine elvetiche come autore di una serie di piccoli reati commessi fra il 2007 e il 2013 tra i quali infrazione alla legge sugli stupefacenti, furto, rapina, danni alla proprietà, aggressione e violenza coniugali.
PICCOLO CRIMINALE Un profilo il suo, che assomiglia a quello di tanti piccoli sbandati come il franco- belga di origine marocchina Salah Abdeslam colui che non volle farsi esplodere la notte del 13.11.2015 a Parigi. Piccoli delinquenti passati dalla delinquenza comune all’islam radicale in un battibaleno. Ma non è certo un caso che il giovane ginevrino abbia fatto deragliare la sua esistenza nella Grande Moschea di Ginevra. Infatti, non si contano più i casi di radicalizzazione e la presenza di visitatori provenienti dalla Francia contrassegnati dall’antiterrorismo francese, come “fiche S”. La direzione della moschea di Ginevra fu travolta dalle polemiche nel novembre del 2017 quando, dopo le continue proteste di alcuni fedeli, furono licenziati quattro dipendenti che, in seuito a una serie di controlli, figurarono schedati in Francia come”fiche S”. Tra loro, due erano imam e uno era agente di sicurezza. i fondi arabi Il luogo di culto è da sempre legato alla famiglia Ramadan, il padre Saïd Ramadan genero di Hassan al-Banna, fondatore della Fratellanza Musulmana in Egitto, che venne assassinato nel 1949, fondò nel 1961 il “Centro islamico” nel distretto di Eaux-Vives, vicino al lago di Ginevra grazie ai soldi provenienti dall’Arabia Saudita. Ancora oggi la fondazione è nelle mani della famiglia Ramadan, il presidente è il figlio maggiore Aymen medico chirurgo a Ginevra, poi c’è Wafa, la madre vedova di Said Ramadan, e la figlia di Hassan al-Banna, Arwa, la sua unica figlia, e altri tre figli Yasser, Bilal e Tariq. Per tornare a Kevin Zoller Guervo, non è stato ancora chiarito che cosa facesse in Marocco dove era andato a vivere dal 2015, e se avesse contatti con altri foreign fighter europei. In ogni caso il Marocco vive con grande preoccupazione il rientro dei combattenti marocchini partiti per il “Siraq” e i numeri sono impressionanti: 1.668 sono stati i soldati di Allah partiti dal Marocco e tra il 2015 e il 2016 i servizi di sicurezza di Rabat hanno arrestato 71 terroristi provenienti da diverse aree di guerra , 47 di loro sono rientrati dalla Siria o dall’Iraq e 6 dalla Libia.
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