La Jihad Connection Svizzera in Marocco

Nuovi arresti in Marocco, questa mattina “l’Ufficio investigativo giudiziario del Marocco”, ha reso noti i dettagli dell’operazione antiterrorismo effettuata mercoledi 23 Gennaio 2019. In carcere sono finite 13 persone di età compresa tra i 22 e i 44 anni. Per loro l’accusa è quella di aver costituito una cellula dello Stato islamico in Marocco. Il gruppo voleva commettere attentati nel paese e visto quanto trovato durante le perquisizioni, dispositivi elettronici, coltelli, maschere, e documenti che promuovono l’ideologia estremista non sussistono piu dubbi.

In uno degli appartamenti è stato trovato il documento nel quale la cellula dichiara la fedeltà al leader dell’ISIS, Abu Bakr Al Baghadi con la “Bayʿa” (accordo di sottomissione a un leader). Questi arresti arrivano dopo il fermo di22 persone attualmente in carcere in relazione agli omicidi (17 dicembre 2018) delle due turiste scandinave Louisa Vesterager Jespersen e  Maren Ueland, decapitate nell’area di Imlil, una zona molto turistica del Marocco. Per gli orribili omicidi ripresi con i loro telefoni cellulari,

sono stati arrestati Abdessamad Ejjoud ( a capo del gruppo) ,Younes OuaziadRachid Afatti e Abderrahim Khayali. Le indagini hanno poi rivelato contatti tra gli arrestati e due cittadini svizzeri convertiti all’islam, Kevin Zoller Guervos (AbdellaheNicholas P. (Abdelkrim)entrambi fermati in Marocco dove vivevano da tempo. Il 25enne Kevin Zoller Guervosin Marocco dal 2015, percepiva una rendita “AI” (assicurazione di invalidità) fin dall’età di 18 anni a causa di problemi psichiatrici. Come accaduto in altri casi di terrorismo, si parla ancora una volta della moschea ginevrina di “Petit-Saconnex”gestita dalla “Fondation Culturelle Islamique de Genève”,dove i due svizzeri si sono prima convertiti all’islam per aderire in seguito, ai dettami dell’islam salafita violento.

Come detto non è la prima volta che la moschea di “Petit-Saconnex” viene coinvolta in vicende di terrorismo, nel 2015 vennero fermati due imam schedati come “ fiche S. In Francia mentre successivamente, vennero allontanati dei dipendenti per le stesse ragioni. Nonostante questo la moschea è ancora aperta,e c’è persino chi la vorrebbe riconoscere ufficialmente I due svizzeri erano sodali di un altro ginevrino convertito, Daniel D. (Abu Ilias as-Swissri Abdullah) partito nel 2015 per andare a combattere nel “Siraq” ritenuto oggi dall’Interpol “l’operativo del califfato più pericoloso per la nazione svizzera”.

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I tre svizzeri come altri giovani, sarebbero stati reclutati da un cittadino tunisino di nome Sami C., di professione taxista a Ginevra, che vantava importanti contatti con diversi esponenti dell’Isis in Francia, Belgio, Marocco e Spagna. Come per la moschea di “Petit-Saconnex”, c’è l’ennesimo “déjà-vu”; tra le persone partite dalla Svizzera per andare a combattere, quasi tutti avevano frequentato il gruppo di predicazione salafita “LIES!” fondato dal palestinese-tedesco Ibrahim Abou Nagie (sotto nella foto) messo al bando in Germania e Austria perché coinvolto in decine di casi di radicalizzazione.

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