La primavera algerina fa rifiorire Al Qaeda (Libero 22.03.2019)

I jihadisti sfruttano la rivolta contro Bouteflika

Soffia di nuovo forte il vento della jihad in Algeria alle prese con la delicatissima situazione venutasi a creare dopo il rinvio delle elezioni presidenziali. L’attuale situazione di caos è motivo di grande preoccupazione per le principali agenzie di intelligence europee visti i collegamenti non solo logistici, che gli islamisti del Magreb hanno nel Vecchio Continente. Nella notte dello scorso 9 marzo 2019, Al Qaeda attraverso i suoi social network, ha pubblicato un audio di Abu Ubaydah Yusuf al-Anabi, figura di spicco di Aqim (Al Qaeda nel Maghreb islamico) che ha invitato il popolo alla rivolta. Il leader qaedista si è rivolto al popolo algerino con un discorso intitolato «Algeria, devi uscire dal tunnel buio». Al-Anabi che è cittadino algerino è nei radar del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti dal 9 settembre 2015 ed è ritenuto, una figura di spicco della formazione terroristica essendo a capo del “Consiglio dei notabili di Aqim”. convogliare la rabbia Per tornare ai contenuti del suo discorso il jihadista algerino, non ha minacciato o promesso stragi ma ha invitato la popolazione a convogliare la rabbia contro l’anziano Presidente Bouteflika definito «una mummia e un tiranno criminale». Nel lungo discorso si sono ascoltate le tesi più volte espresse dal capo di Al Qaeda l’egiziano Ayman al Zawahiri che sostiene che le rivolte arabe del 2011, siano state un fallimento perché non hanno portato alla formazione di governi puramente islamici dove instaurare la sharia (la legge islamica). Il leader di Aqim nel suo messaggio, ha chiesto agli algerini di far diventare un loro «obbiettivo primario» la caduta dell’attuale sistema politico algerino in modo che «l’Algeria sia governata secondo l’islam, nella fede e nella legge». L’annuncio della candidatura di Bouteflika per un quinto mandato presidenziale», spiega Marco Cochi, analista strategico che collabora con il Centro Militare di Studi Strategici (CeMiSS) del ministero della Difesa, «ha portato all’aperta contestazione di un sistema politico già fortemente minato da annose politiche autoritarie, scandali governativi, corruzione diffusa, misure inefficaci per rilanciare l’economia penalizzata dal calo del prezzo del petrolio e arginare la disoccupazione». giovani «Va ricordato», prosegue Cochi, «che i protagonisti delle ultime manifestazioni sono i giovani, che a differenza dei loro genitori non hanno memoria della violentissima guerra civile degli anni Novanta. L’aver ritirato la candidatura di Bouteflika alle elezioni del 18 aprile, non risolve di certo i problemi del suo partito, il Fronte di liberazione nazionale, che per mantenere il potere che detiene dagli anni dell’indipendenza in pochi giorni deve trovare un candidato credibile. Tutto questo, ci porta a considerare che le difficoltà economiche derivanti dalla diminuzione delle entrate petrolifere e il fatto che i giovani che si oppongono al regime sono privi della riluttanza delle generazioni più anziane a rivivere i traumi del conflitto civile sono due fattori di instabilità ad alto rischio».

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