Qualche settimana fa con una dichiarazione congiunta le Forze Democratiche Siriane, hanno reso noti i nomi dei sei “foreign fighters catturati” lo scorso mese di marzo nella zona di al-Baghouz, conosciuta per essere l’ultima roccaforte territoriale dello Stato islamico. Non è stato semplice dare subito un nome ai sei terroristi perché (come di consueto) coloro che vengono catturati sono privi di documenti, e rifiutano di declinare le loro generalità. In questo caso i sei sono ; Dmitry Simonov (Abu Isa al-Rusi) Russia, Mahmoud Se’id Ateb (Abu Mushab al-Almani), Germania, Nicholas Joseph Lee (Abu Yousuf al-Amriki)Trinidad & Tobago, Emrah Rıfat Ozanoğlu (Abu Fatima al-Turki) Turchia, Abrar Mohammad (Abu Zubair al-Sweidi)Svezia, Hisham al-Arabi (Abu Maryam al-Maghribi)Marocco.
“Insieme ai pesanti combattimenti delle nostre unità contro i terroristi dell’ISIS, vengono costantemente eseguite operazioni di sicurezza per garantire la sicurezza nelle aree liberate”. Cosi’ l’SDF ha annunciato l’ennesima operazione contro i jihadisti dell’Isis che è ben lungi dall’essere annientatocome ha mostrato il video del redivivo Abu Bakr Al Baghdadi, e la certezza della CIA che almeno 1.000 combattenti dell’ISIS, sono fuggiti negli ultimi sei mesi sulle montagne e nel deserto iracheni portandosi dietro 200 milioni di dollari in contanti. Denaro che serve a finanziare la latitanza ma non solo, i soldi servono a corrompere chi potrebbe denunciarne la presenza nell’area, ad acquistare armi e munizioni e a comprare passaporti validi per chi volesse raggiungere la Turchia che come è ormai noto è un rifugio privilegiato per molti jihadisti.Tutto questo in attesa che il redivivo “Califfo”Abu Bakr Al Baghdadi, indichi con quali mezzi e dove possa rinascere il “califfato” andato ormai in pezzi. E’ vero, il califfato non esiste piu’ ma sono ancora migliaia i jihadisti sparsi per la Siria e l’Iraq che l’SDF composta da membri delle Ypg curde e milizie arabe locali, continua ad arrestare. A tal proposito pero’ le “Forze Democratiche Siriane”, hanno piu’ volte lanciato l’allarme sull’impossibilità di processare le migliaia di detenuti ammassati nei campi di prigionia; parliamo di 2.080 donne e bambini di 44 paesi diversi e 1.100 foreign fighters di 31 paesi. Il futuro di questi prigionieri è sempre piu’ incerto perchè nessuno o quasi aldilà delle belle parole, intende riprenderseli. Nei campi di prigionia che sono una sorta di “terra di nessuno” intanto si moltiplicano anche le vendette dei familiari (tra loro anche molti yazidi) sopravvissuti alle atrocità dell’ISIS, nei confronti dei prigionieri. Una situazione esplosiva che potrebbe portare anche a rilasci in massa dei detenuti per evitare che la situazione nei campi diventi incontrollabile. Come detto tra i sei foreign fighters c’è anche un noto combattente della piccola isola caraibica di Trinidad & Tobago, si tratta del 39enne Nicholas Joseph Lee – Abu Yousuf al-Amrikiche faceva parte dei circa 130 ( ma c’è chi sostiene che siano 400 )combattenti partiti da questa piccola isola caraibica a poche miglia dal Venezuela. Ma che c’entra l’estremismo islamico in questo fazzoletto di terra caraibico di 5.131 km quadrati?
La giornalista italiana Maria Zuppello nel suo libro “Il Jihad ai Tropici-Il patto tra terrorismo islamico e crimine organizzato transnazionale in America Latina (Paesi edizioni), racconta di come “ di tutti i Caraibi, Trinidad e Tobago vantano storicamente la più grande comunità musulmana, con circa 85 moschee e 78mila fedeli, pari al 6% della popolazione che conta circa 1,3 milioni di abitanti.Ed ancora; “ l’estremismo islamico a Trinidad & Tobago ha radici antiche che si sposano con il Black Movement statunitense di Malcom X, con molto jihadismo made in Al Qaeda, e con una crescita esponenziale negli ultimi anni del salafismo”. L’estremismo islamico si fece notare nell’agosto 1990 quando un gruppo di militanti della “Jamaat al-Muslimeen”di Trinidad & Tobago fece irruzione nell’edificio del parlamento della capitale, Port of Spain. Il loro leader Yasin Abu Bakr al secolo Lennox Philip, ex poliziotto convertitosi all’islam nel 1969, diffuse un comunicato :”Alle 18 di questo pomeriggio, il governo di Trinidad e Tobago èstato rovesciato. Giuro di porre fine alla corruzione, alle rapine, all’incesto e alla droga. Al tentato golpe islamico parteciparono 113 membri della “Jamaat al-Muslimeen”che tennero in ostaggio l’allora Primo Ministro Arthur NR Robinson, alcuni membri del Parlamento e diversi dipendenti delle reti televisive e radiofoniche governative. Il tentato colpo di Stato che secondo alcuni sarebbe stato finanziato da Muammar Gheddafi non fu certo indolore; nei disordini e durante i saccheggi morirono 24 persone e vi furono 250 feriti senza contare i danni per centinaia di milioni di dollari. Incredibilmente Yasin Abu Bakr , riusci’a barattare la resa e il rilascio degli ostaggi, con una sorta di impunità per quanto commesso e ancora oggi è attivo nell’isola.
Negli anni successivi a far deragliare molti giovani musulmani e convertiti dell’isola caraibica e le relative comunità islamiche, ci hanno pensato gli infuocati sermoni di uomini come il 77enne Sciecco e predicatore itinerante Imran Hosein, nato proprio a Trinidad & Tobago da genitori indiani e il giamaicano Abdullah el-Faisal nato Trevor William Forrest. Oggi Abdullah el-Faisal noto anche come Abdullah al-Faisal , Sheikh Faisal , Sheik Faisal e Imam Al-Jamaikee, èdetenuto in Giamaica in attesa di essere estradato negli USA mentre l’astuto Imran Hosein, prosegue le sue attivitàin tutto il Sud America come raccontato nel libro di Maria Zuppello. Abdullah el-Faisal ha una lunga carriera di reclutatore di terroristi; ex imam di una moschea nel sud di Londra èaccusato di essere uno dei piùprolifici reclutatori di jihadisti al mondo. Abdullah el-Faisal in 25 anni di predicazione ha influenzato anche i terroristi suicidi che hanno colpito il 7/7/ 2005 a Londra (52 morti e centinaia di feriti). A Trinidad e Tobago, si teme che abbia avuto un ruolo nel convertire e spingere al jhad circa 250 persone. Infine per tornare al “Siraq” nel Gennaio 2019 era stato catturato in Siria il 35enne Zaid Abed al-Hamid con doppia cittadinanza americana e trinitaria, apparso in video di propaganda dell’Isis nel quale diceva che nell’isola caraibica “non potesse praticare con la sua famiglia la loro fede”. Con lui erano stati arrestati l’americano Warren Cristopher Clark, e l’irlandese di origine bielorussa Alexandr Ruzmatovich Bekmirzaev, e il pakistano Abed al-Azem Rajhoud.
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