In Gran Bretagna, dopo i risultati delle elezioni europee che sono costate ai contribuenti di Sua Maestà 100 milioni di sterline e che hanno visto il Brexit Party di Nigel Farage trionfare, è iniziato il conto alla rovescia per eleggere il successore della premier dimissionaria Theresa May. Il successo elettorale del Brexit Party dovrebbe favorire l’ex ministro degli Esteri, Boris Johnson, che dovrà chiudere la complessa partita della Brexit. In pochi rimpiangeranno Theresa May, con lei infatti è arrivato il peggior risultato degli ultimi 200 anni per i Tories, senza contare gli errori in politica interna come primo ministro e quelli nel periodo 2010-2016 in cui fu responsabile del Secretary of State for the Home Department (il Ministero degli interni). Fu lei a stravolgere gli organici della polizia togliendo risorse economiche. A Theresa May va ascritta la responsabilità politica di aver fatto lo stesso con altri apparati dello Stato che dovevano vigilare sulla sicurezza. Il caos e le tante difficoltà incontrate dalle forze dell’ordine inglesi, nell’arginare il dilagare delle organizzazioni terroristiche islamiche nel Regno Unito, hanno il suo nome ed il suo cognome.
Oltre ai conservatori, le elezioni europee hanno visto anche la sconfitta del Partito laburista britannico precipitato al 14.1% dei consensi, il che significa 11 punti in meno rispetto alle consultazioni del 2014. Ma i problemi per il Labour non si esauriscono con la batosta elettorale: infatti, la Commissione per l’eguaglianza e i diritti umani britannica ha aperto un’inchiesta dopo le ripetute denunce delle associazioni che combattono il dilagante antisemitismo di chiara matrice islamica, che si manifesta di continuo in Inghilterra. Le accuse sono molto pesanti: i laburisti inglesi avrebbero «illecitamente discriminato, importunato e perseguitato persone della comunità ebraica». La Commissione che si occupa di verificare che siano «rispettate le condizioni di uguaglianza in ogni aspetto della vita pubblica», non va troppo per il sottile quando si tratta di razzismo. È già intervenuta sui partiti politici, come nel 2010, quando obbligò il partito di estrema destra British National Party a cambiare i suoi statuti perché c’era il divieto di adesione per le persone di colore e per i membri delle minoranze. I laburisti hanno accolto la messa in stato di accusa con compostezza dicendosi «completamente disponibili a collaborare e aiutare le autorità per indagare fino in fondo» e molto probabilmente la misura era attesa.
Dal 2015 le denunce contro i laburisti per comportamenti antisemiti sono state più di 300 senza contare le polemiche sulla figura dello stesso leader, Jeremy Corbyn, che ha trasformato l’ultimo congresso del partito (nel settembre 2018) in una manifestazione contro Israele. Quel giorno Corbyn fece votare un ordine del giorno in cui diceva «che la Palestina era la loro quarta priorità più importante». Le immagini del congresso facilmente reperibili sul web https://www.youtube.com/watch?v=rGIAWQdz5ds mostrano come non vi fossero bandiere inglesi, ma solo quelle palestinesi tanto che a diversi ospiti stranieri parve più di essere nella Striscia di Gaza che a Londra.
Sulla manifesta ostilità di Jeremy Corbyn verso gli ebrei e lo Stato di Israele ci sono innumerevoli prove. La più clamorosa venne pubblicata dai giornali inglesi che mostrarono le foto del leader laburista mentre partecipava ad una cerimonia con tanto di deposizione di corone in onore di membri del gruppo terrorista palestinese Settembre Nero, che alle Olimpiadi di Monaco di Baviera del 1972 uccise 11 sportivi israeliani. Il leader laburista si difese così: «Ero presente alla cerimonia, ma non mi pare di essere stato coinvolto» che più o meno suona come «ero al Cimitero dei martiri della Palestina (Tunisia) ma in effetti non c’ero». Impietosa e politicamente inaccettabile la foto che lo ritrae mentre tiene in mano una corona di fiori, di fronte alla targa dedicata ai membri di Settembre Nero.
Non sono solo questi gli episodi che mostrano il vero volto di Corbyn, il quale per troppo tempo è stato considerato un vecchio militante marxista marginale e quasi innocuo, benché antisemita. Il quotidiano inglese «Daily Telegraph» pubblicò nel 2018 le foto di una conferenza organizzata dai terroristi di Hamas, alla quale partecipò Corbyn seduto accanto a terroristi del calibro di Khaled Meshaal, Husam Badran e Abdul Aziz Umar, questi due condannati all’ergastolo in Israele per aver commesso attentati che hanno ucciso decine di civili inermi. Per le loro attività terroristiche erano stati inseriti nella lista nera dei servizi segreti inglesi e di altri paesi. Secondo Gideon Falter, capo della campagna contro l’antisemitismo, «i laburisti non hanno saputo risolvere il loro problema interno. In soli quattro anni Corbyn ha trasformato il suo partito da pioniere dell’antirazzismo a membro di gruppo degno dell’estrema destra. Siamo ormai convinti che lo stesso Corbyn sia un antisemita, indegno di qualunque carica pubblica e per questa ragione siamo felici che adesso sia finito sotto inchiesta da parte di un’autorità». C’è da sperare che i laburisti inglesi, che tanto hanno dato alla democrazia britannica, approfittino di questa importante occasione per cambiare pelle e per mettere le idee di Jeremy Corbyn nel bidone della spazzatura.
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