L’Interpol ha annunciato ieri l’arresto di cinque uomini a Jedda, in Arabia Saudita. Sono tutti accusati di essere coinvolti negli attentati perpetrati nello Sri Lanka durante la Pasqua e per questo, sono stati subito estradati a Colombo capitale dello Sri Lanka. Tra i cinque arrestati c’è uno dei massimi leader del National Thowheeth Jama’ath (NTJ), l’organizzazione jihadista che ha organizzato gli attacchi. Si tratta del 29enne cingalese Ahamed Milhan Hayathu Mohamed che era ricercato con le accuse di terrorismo e omicidio fin dalle prime ore successive agli attentati. Questi arresti arrivano dopo che nel maggio scorso le autorità dello Sri Lanka, avevano confermato l’arresto di altri uomini in Qatar e in Arabia Saudita. Le autorità di Colombo hanno potuto contare su una struttura investigativa d’elite dell’Interpol denominata “Incident Response Team”arrivata da Lione (dove ha sede l’Interpol) nello Sri Lanka, subito dopo gli attacchi.
“L’arresto e l’estradizione di uno dei principali sospettati di attentati dinamitardi nello Sri Lanka è un passo importante nelle indagini”Jürgen Stock. Segretario generale di Interpol
Gli uomini dell’IRT hanno competenze specifiche in settori quali l’antiterrorismo, gli esplosivi, l’analisi e l’identificazione delle vittime di disastri, oltre a saper incrociare in tempo reale, le informazioni raccolte sul posto con l’enorme database dell’Interpol. Gli arresti effettuati in Arabia Saudita e in Qatar mostrano ancora una volta, il filo nero che lega le organizzazioni salafite cingalesi ad alcuni paesi del Golfo Persico che negli hanni hanno fortemente influenzato con il denaro e il proselitismo, la crescita dell’estremismo religioco anche nello Sri Lanka. Il lavoro che attende il governo di Colombo falcidiato dalle accuse di complicità, dalle dimissioni arrivate dopo gli attentati di Pasqua, appare quantomai complicatissimo.
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