Catturato il jihadista svizzero Daniel D. alias Abdullah Funsu al-Swissri . Che farà ora la Svizzera?

      

E’ finita lo scorso 18 giugno 2019 la lunga latitanza del 24enne ginevrino Abdullah Funsu al-Swissri conosciuto anche come Abu Ilias al-Swissri. alias Daniel D (cognome noto alle redazione) che si trova agli arresti in una prigione nel Rojava (Kurdistan occidentale) insieme alla moglie e il loro bambino di soli 11 mesi. L’uomo sarebbe rimasto ferito durante la cattura.  Da piu’ di un anno di lui si erano perse le tracce tanto e si erano diffuse alcune voci che dicevano che fosse morto nella battaglia di Baghouz ( marzo 2019) dove venne sconfitta anche l’ultima sacca di resistenza dell’Isis in Siria.

Invece il 24enne Abdullah Funsu al-Swissri definito dall’Interpol dopo la presunta morte di Thomas C. (altro cittadino svizzero nato nel Canton Argovia) “il piu’ pericoloso jihadista svizzero”riusci’ a sopravvivere anche alla furibonda battaglia finale di Baghouz per poi nascondersi nel deserto per almeno tre mesi. Tutto questo pero’ non deve sorprendere perchè  Daniel D. che arrivo’ in Siria nel 2014 proveniente dalla Turchia (che pur avendolo arrestato al suo arrivo lo lascio’ entrare in Siria), non è mai stato un combattente come tutti gli altri. Fin dall’inizio si distinse per la crudeltà e la totale mancanza di paura nel condurre le operazioni in battaglia. Per questo venne inserito in uno speciale gruppo di combattenti addestrati per compiere attentati suicidi nei loro paesi d’origine. Per mettere in atto il piano sarebbero tornati in patria grazie a nuovi documenti di identità procuratigli da alcuni complici ma la cellula fortunatamente, non riusci’ mai a lasciare il “Siraq” a causa della progressiva ritirata dell’Isis.

Chi è Abdullah Funsu al-Swissri- Abu Ilias al-Swissri?

Daniel D. ha passato la sua infanzia e la sua adolescenza nei dintorni di Ginevra insieme alla sua famiglia che è di religione cattolica. Il padre svizzero e la madre spagnola, raccontano di un ragazzo che non essendo riuscito negli studi provo’ ad imparare il mestiere di muratore ma anche qui, senza fortuna. Nel 2014 l’incontro che gli cambio’ la vita; una sera conobbe Sami C. un tassista di origine tunisina che lavorava a Ginevra e che frequentava la moschea di “Petit-Saconnex “ conosciuta per essere il covo di diversi fondamentalisti che venivano aizzati dai sermoni tenuti da imam estremisti provenienti dal Golfo Persico e dai Balcani.

Nel giro di pochissimo tempo la conversione all’islam fondamentalista. Nella moschea di “Petit Sacconex”  aveva conosciuto il 26enne Kevin Z.C (con doppio passaporto svizzero e spagnolo), condannato qualche giorno fa in Marocco a 20 anni di carcere per i suoi legami con i responsabili dell’uccisione e della successiva decapitazione (dicembre 2018), della 24enne cittadina danese Louisa Vesterager Jespersen e della 28enne norvegese Maren Ueland. Con lui nella moschea ginevrina c’era anche il 33enne con doppia nazionalità svizzera e britannica,  Nicholas P. condannato anche lui in Marocco lo scorso aprile 2019 a 10 anni di carcere “per partecipazione ad associazione terroristica, apologia del terrorismo e mancata denuncia di crimini”. Ora per Daniel D. si apre la difficile partita del processo e della possibile condanna a morte. Che farà con lui e la sua famiglia la Svizzera?

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