Mentre il Golfo Persico è ancora sotto shock dopo l’attacco agli impianti petroliferi in Arabia Saudita di Abqayq conosciuto anche come Buqyaq, e il campo di estrazione di greggio di Khurais entrambi gestiti dalla compagnia nazionale di idrocarburi Saudi Aramco, gli Stati Uniti puntano decisi il loro dito accusatorio contro gli ayatollah di Teheran ritenuti non solo i mandanti, ma anche gli esecutori materiali dell’attacco. A tal proposito il segretario di Stato americano Mike Pompeo aveva dichiarato nelle ore successive agli attacchi che “non c’è alcuna prova che gli attacchi siano arrivati dallo Yemen”. Pompeo non è certo il solo a pensarla cosi’ visto che l’intelligence USA ritiene che i ribelli Houthi yemeniti sostenuti dal regime di Teheran quando si sono assunti la paternità degli attacchi, lo avrebbero fatto per coprire i loro protettori iraniani. L’amministrazione americana sostiene che per il blitz dell’altra notte sarebbero stati utilizzati i droni (si parla di 20) e anche una decina di missili che secondo le immagini diffuse dal New York Times e l’emittente televisiva Abc, sarebbero stati lanciati dall’Iran o dal sud dell’Iraq zona dove sono attive alcune milizie filo-iraniane. Gli iraniani ovviamente, smentiscono ogni coinvolgimento e il ministro degli Esteri iraniano Abbas Mussavi ha parlato di accuse «inaccettabili e infondate» mosse al suo paese solo per fornire il pretesto per un attacco punitivo contro Teheran.

Donald Trump come di suo solito, ha affidato a Twitter la sua reazione , “ gli Usa sono pronti e carichi, a abbiamo ragione di credere di conoscere il colpevole …. ma siamo in attesa di sapere dal Regno ( Arabia Saudita) chi credono sia stato la causa di questo attacco” ed ancora “Ricordate quando l’Iran ha abbattuto un drone, dicendo consapevolmente che era nel loro “spazio aereo” quando, di fatto, non era da nessuna parte. Si sono aggrappati fortemente a quella storia sapendo che si trattava di una bugia molto grande. Ora dicono di non avere nulla a che fare con l’attacco all’Arabia Saudita. Vedremo?” Attenzione pero’ alle bizzarrie di Donald Trump, questi nonostante le sparate sui social network, potrebbe incontrare il presidente iraniano Hassan Rouhani a margine della prossima Assemblea generale delle Nazioni Unite che si terrà a New York tra il 23 e il 26.9.2019.
In questo pesantissimo clima è arrivato il nuovo audio messaggio di Abu Bakr al-Baghdadi leader del disciolto Stato islamico dal titolo “Agite!”. Nella mezz’ora della registrazione diffusa dalla “Furqan Foundation”, al-Baghdadi invita i suoi sostenitori a non abbandonare la lotta rivendicando i 152 attacchi (che avrebbero fatto 592 vittime dal 2 all’11 agosto) messi a segno in dieci province del martoriato Iraq. Ma non solo il leader dell’Isis letteralmente introvabile e che sarebbe in cattive condizioni di salute, ha rivendicato il fatto che DAESH “ continui ad accogliere nuove carovane impegnando fedeltà e unendo le fila. Abu Bakr al-Baghdadi nell’incitare all’odio settario tra sunniti e sciiti, ha anche parlato delle donne prigioniere nei campi di prigionia gestiti dai curdi con queste parole ; “ le donne musulmane sono trattenute in campi e prigioni di umiliazione gestite da crociati e i loro seguaci sciiti”.
Delle spaventose condizioni esistenti in questi campi la stampa internazionale ne riferisce da diverso tempo puntando anche sul fatto che in campi come quello di Al Hol nel nord est della Siria abitato da 70.000 persone, l’Isis sta ricostruendo le basi per la sua rinascita.
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