L’OSTE, IL BUON VINO E LAUBER ( CdT 24.09.2019)

Domani l’Assemblea federale plenaria dovrà decidere se Michael Lauber potrà continuare a restare alla guida della procura generale della Confederazione. Lauber, che venne eletto un po’ a sorpresa per la prima volta nel 2011 e riconfermato nel 2015, ha dimostrato (anche) di essere molto a suo agio con i media, che per questo gli hanno perdonato molto spesso gli insucessi e le scelte operate. Una su tutte è il depotenziamento delle antenne della Procura federale (come avvenuto in Ticino), per far spazio a un modello verticistico nel quale Berna è al centro. La riforma non ha dato risultati concreti, senza contare il moltissimo denaro speso per evitare le cause giudiziarie di quei procuratori che vennero invitati ad andarsene perché secondo Lauber erano «inefficenti». Sulla sua ricandidatura sta avendo un peso il procedimento disciplinare a suo carico «per non aver verbalizzato alcuni incontri avuti con l’attuale presidente della FIFA Gianni Infantino». Il Tribunale penale federale ha giudicato il comportamento di Lauber «contrario alle regole di procedura». Tra coloro che ritengono che si debba voltare pagina c’è anche la Commissione giudiziaria del Parlamento (GC) che si è espressa contro la riconferma di Lauber. Ma lui si batte perché ritiene di essere ancora in grado di poter guidare la Procura federale. Così come molti politici si sono schierati contro di lui, si sono levate anche voci favorevoli, tra le quali la Conferenza dei procuratori, secondo la quale la mancata riconferma «nuocerebbe alla collaborazione tra Cantoni e Confederazione». Per la CPS «Lauber ha effettuato un notevole lavoro, per esempio, nell’ambito della cibercriminalità, della lotta al terrorismo e della sorveglianza delle telecomunicazioni». A questo punto, se qualcuno fosse curioso di conoscere la composizione della CPS può entrare nel sito web https://www.ssk-cps.ch/vorstand?lang=it e non solo per verificare le sue lodevoli finalità ma anche per conoscere i delegati del Consiglio direttivo. Tra loro, incredibile ma vero, spicca la figura del vicepresidente Michael Lauber, in questo caso nel ruolo dell’oste che certifica che il suo vino è il migliore. Tutto legittimo. Ma la goffa caduta di stile è evidente.  Ma non è tutto: Michael Lauber, secondo la «NZZ am Sonntag», avrebbe anche ingaggiato, pagando di tasca propria, i servizi di una rinomata agenzia di comunicazione zurighese per far cambiare idea ai suoi detrattori. Ora non ci resta che attendere domani ricordando però all’attuale procuratore federale che a proposito del vino e dell’oste un vecchio adagio dice: «Le buone osterie non hanno bisogno di insegne».

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