Svolta nelle indagini sulla strage di giovedì scorso a Parigi; Mickaël Harpon informatico del dipartimento di intelligence della prefettura parigina autore della strage, era da tempo in stretto contatto con un imam salafita già noto ai servizi di intelligence per il suo estremismo religioso. I contatti si sarebbero fatti piu’ serrati negli ultimi tempi tanto da poter anche ipotizzare che l’autore della strage, potesse contare su una discreta rete di complicità. Le perquisizioni operate nella sua casa di Gonesse ( Val d’Oise) e nel suo ufficio presso la prefettura di Parigi teatro della strage, hanno portato al rinvenimento di un disco esterno USB dove Harpon aveva archiviato una serie di video di propaganda dello Stato islamico ma non solo, l’uomo aveva anche conservato le coordinate e i dati personali di dozzine di suoi colleghi. Allo stato nessuno è in grado di stabilire cosa intendesse fare con questi dati tuttavia, c’è il grande timore che abbia potuto condividerli con altri estremisti islamici. Occorre ricordare a questo proposito che Mickaël Harpon, operava in prefettura con un alto livello di autorizzazioni di sicurezza informatica un fatto questo, che getta ulteriori preoccupazioni sulla gestione dell’intero comparto dell’intelligence francese nuovamente scosso da feroci critiche e polemiche politiche. Sui fatti di Parigi è intervenuto anche Tariq Ramadan sempre piu’ alle prese con accuse di stupro, che si è premurato di esprimere la sua solidarietà anche alla famiglia dell’assassino con il consueto doppio linguaggio ( vedi sotto ). In ogni caso è quantomeno curioso il fatto che Tariq Ramadan possa ancora utilizzare il web e tutti i mezzi televisivi che gli spalancano le porte mentre le sue vittime, restano in silenzio nell’ombra per paura di ritorsioni come descritto nel bellissimo libro di Bernadette Sauvaget “L’affaire Ramadan “. Intanto, come mostra l’edizione odierna del “Le Figaro” con l’ultima strage di Parigi, salgono a 263 le persone morte in attacchi islamisti in Francia dal 2012 ad oggi. Alzi la mano chi ancora crede che questa non sia una vera e propria guerra.
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