Secondo la SRF e i giornali del gruppo Tamedia, il predicatore libico Abu Ramadan sarebbe nuovamente sotto inchiesta perché accusato di aver incassato tra il 2003 e il 2017, la somma di 590’000 franchi ricevuti come “aiuti sociali” senza aver informato i servizi sociali del fatto che avrebbe ricevuto delle entrate tali da far diminuire il contributo statale versatogli puntualmente. Si tratterebbe quindi di un caso di “truffa, ottenimento illecito dell’aiuto sociale e di prestazioni dell’assistenza” Sempre secondo le testate giornalistiche a denunciare i fatti alle fine del 2018, sarebbe stato il Comune di Nidau ( Canton Berna) dove il 66ene predicatore vive dal 1998 con la famiglia. Abu Ramadan è già noto alle cronache dopo che è stato messo sotto inchiesta dalla giustizia bernese per presunta discriminazione razziale. L’uomo che porta una lunga barba tinta con l’hennè come fanno gli islamisti salafiti, è sospettato di aver predicato durante i suoi sermoni in una moschea di Bienne, l’odio nei confronti degli ebrei, dei cristiani, degli indù e degli sciiti. Ad Abu Ramadan arrivato in Svizzera nel 1998 come rifugiato (disse di essere perseguitato dal regime di Gheddafi), è stato revocato il diritto di asilo e lo status di rifugiato dopo che venne dimostrato nel 2018, che in Libia ci era andato piu’ volte negli anni. Oggi vive in Svizzera grazie ad un permesso di domicilio (permesso C) ma se venisse dimostrata la sua colpevolezza nella presunta frode all’assistenza sociale, verrebbe espulso dalla Confederazione.
Gli abusi nel settore degli aiuti sociali sono piuttosto frequenti tra gli imam islamici; tra i casi piu’ noti la vicenda del fondatore del gruppo salafita palestinese con passaporto tedesco Ibrahim Abou Nagie che l’11 Febbraio del 2016, nonostante la difesa appassionata dell’avvocato di origine turca Mutlu Günal, venne condannato in primo grado dal Tribunale di Colonia a tredici mesi di carcere (sospesi con la condizionale) per aver incassato in maniera illegittima 53.000 euro dalla disoccupazione tedesca. È stato dimostrato, infatti, che mentre predicava contro l’Occidente con il suo gruppo “LIES!” in seguito messo al bando in Germania perché considerato l’anticamera del terrorismo jihadista, incassava la rendita come disoccupato: soldi “degli infedeli” che Nagie non si è fatto scrupoli di prendere. Moltissimi i casi in Inghilterra; tra i piu’ noti quello di Anjem Choudary notissimo volto dell’estremismo islamico inglese che vive da decenni alle spalle dei contribuenti britannici mentre inneggia al terrorismo. Per questo è stato arrestato piu’ volte e condannato a sei anni di carcere ma che è stato rilasciato a sorpresa nella primavera del 2019 dopo aver scontato metà della pena. Anjem Choudary cittadino anglo – pakistano finora è costato milioni allo Stato britannico se si sommano le spese legali, gli assegni a a lui e alla moglie (anche lei estremista islamica), le spese di detenzione e tutto il resto. E’ notizia di oggi che il governo britannico dopo quanto accaduto a Londra la scorsa settimana starebbe riesaminando il dossier che ha portato alla sua scarcerazione. Meglio tardi che mai.
Altro caso quello di Abdul Jalil 64enne del Bangladesh immigrato regolarmente nel Regno Unito nel 1969 ma che nonostante gli anni, non parla ancora una sola parola di inglese pur vivendo nell’East London. Forse anche per le difficoltà linguistiche e il fatto di avere un «ginocchio debole» non ha mai o quasi lavorato vivendo con la sua numerosa famiglia di sussidi. Sicuramente dal 1999 al 2017 periodo nel quale ha incassato dal Dipartimento per il lavoro e le pensioni (DWP) 86.000 sterline di aiuti sociali ma non solo, ha ricevuto un prestito di 25.000 sterline per l’acquisto di una casa popolare. L’uomo che si veste con la «jellaba» e porta la barba lunga come il Profeta nel 2012 dichiarò ai funzionari del DWP, di avere in tasca solo 50 sterline. Le indagini patrimoniali hanno fotografato una situazione ben diversa visto che ha donato 150.000 sterline alla sua prole senza restare mai senza soldi.
Per tutto questo è stato condannato a 24 settimane di carcere, (sospesi per due anni) e a svolgere lavori socialmente utili (non pagati) per 120 ore. Il processo si è svolto con l’ausilio di un traduttore pagato dai contribuenti. Il caso di Jalil non è che l’ennesimo episodio di abusi da parte di cittadini inglesi provenienti dalle ex colonie di Sua Maestà e dai paesi arabi. Lo stato sociale inglese mantiene da decenni anche diversi predicatori estremisti che tengono banco nelle strade del Regno Unito. Sono centinaia e tra i più famosi ci sono Abu Haleema, Mohammed Shamsuddin che non può lavorare perchè afflitto da «stanchezza cronica».
Più sono famosi e più le cifre salgono; Abu Hamza e la sua famiglia (2 mogli e otto figli) sono costati fino ad oggi al contribuen te 1,5 milioni di sterline in sussidi, assistenza legale e i costi legati alle sua detenzione sono arrivati a 500.000 sterline. Abu Qatada predicatore palestinese, è costato quasi un milione di sterline tra sussidi e assistenza legale. Un po’ meno il siriano Omar Bakri Mohammed che si è dovuto «accontentare» di 300.000 sterline prima di essere rispedito in Libano. Per tornare ad Abu Ramadan c’è chi pensa che visti i costi sostenuti dalla Svizzera per il suo mantenimento ( e quello della sua famiglia), i problemi giudiziari e le relative spese e l’inesistente contributo dato al nostro Paese sarebbe buona cosa rimandarlo in Libia domani mattina con il primo volo disponibile . Come dargli torto?
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