Il Summit di Berlino, cronaca di un fallimento annunciato

Nonostante i toni trionfalistici utilizzati da alcuni uomini politici presenti ieri a Berlino, la conferenza organizzata per tentare di mettere un freno all’escalation militare in Libia è stata l’ennesima dimostrazione del fallimento dell’Unione Europea in politica estera. Non poteva essere altrimenti visto che l’UE non ha una politica estera comune e si affida alle iniziative dei singoli stati dell’UE che agiscono sulla base di interessi molto diversi tra loro vedi l’Italia schierata con l’uomo della Fratellanza musulmana Fayez al Serraj e il generale Khalifa Haftar sostenuto dalla Francia. Cosa sia davvero accaduto e cosa si siano detti durante i colloqui riservati probabilmente non lo sapremo mai tuttavia, sappiamo che gli 11 tra paesi e le istituzioni comunitarie rappresentate a Berlino, concordano per un tregua sul territorio libico che passa dai sei capitoli del documento in discussione cosi’ diviso; Tregua, embargo delle armi, ritorno al processo politico, riforme economiche e finanziarie, rispetto per i diritti umani e follow up.

Presenti ma….. assenti

Peccato che il generale della Cirenaica Khalifa Haftar che puo’ contare sull’appoggio dall’Egitto, dell’Arabia Saudita, degli Emirati Arabi, della Russia e della Francia, e Fayez al Serraj sostenuto dal Qatar e dalla Turchia e che puo’ contare anche sull’appoggio dell’Onu, dell’Unione europea (con l’Italia in prima fila) degli USA ( seppur tiepidi e pronti a cambiare cavallo in corsa) e della Gran Bretagna invitata al tavolo seppur in uscita dall’UE e che si appresta a prendere altre strade, non hanno firmato la bozza di accordo (55 punti in sei pagine scaricabile in fonda alla pagina). A proposito degli Stati Uniti non va sottovalutato il fatto che mentre Germania, Russia, Turchia, Francia, Egitto e l’Italia solo per citarne alcuni, si sono mossi schierando i loro numeri uno, gli americani hanno inviato al summit di Berlino il Segretario di Stato Mike Pompeo, un chiaro segno di come Donald Trump si lasci le mani libere sul “dossier Libia”. In ogni caso i due belligeranti non si sono incontrati restando rigorosamente in stanze separate quindi non si sono stretti la mano nemmeno per una“ photo opportunity” e non sono nemmeno intervenuti in parola durante la conferenza di Berlino. I due hanno parlato con la padrona di casa la Cancelliere tedesca Angela Merkel che ha informato gli altri partner che i due belligeranti sarebbero d’accordo “per la creazione di un comitato militare che possa intervenire per monitorare il cessate il fuoco in Libia. Il Ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov, vecchia volpe della diplomazia internazionale ha cosi’ commentato il clima della conferenza; “allo stato è ancora impossibile organizzare un dialogo tra le parti in conflitto”.

Intanto mentre a Berlino si discuteva e ci si confrontava con interessi divergenti, di veti incrociati di ogni tipo e di pozzi petroliferi chiusi, il Sultano di Ankara Tayyip Recep Erdogan al quale naturalmente nessuno ha chiesto conto del genocidio perpetrato sul popolo curdo, delle migliaia di persone detenute in Turchia illegalmente, oppure del reclutamento turco di circa 3.000 jihadisti fatti arrivare da Idlib per combattere con le milizie di Fayez al Serraj, ha sfruttato l’occasione mediatica per parlare dell’impegno del suo paese; “la Turchia è diventata un Paese chiave per la pace in Libia con i suoi sforzi sul campo e diplomatici” concludendo con “gli sforzi non siano scarificati ai mercanti di sangue e caos”. Se il fallimento di Berlino si potesse racchiudere in una sola immagine nulla potrebbe essere migliore di quella di Tayyip Recep Erdogan colui che collaboro’ attivamente con lo Stato Islamico facendo entrare migliaia di foreign fighters in Siria senza contare le forniture di armi e le compravendite di petrolio, che dice ai giornalisti “gli sforzi non siano scarificati ai mercanti di sangue e caos”. 

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