Dopo qualche “morte presunta” e altrettante misteriose quanto puntuali risurrezioni, il jihadista tunisino Seifallah Ben Hassine alias Abou Iyadh uno dei fondatori del gruppo jihadista-salafita Ansar Al-Sharia, è morto. La conferma arriva direttamente dal network jihadista ed in particolare dal capo di Al-Qaida nel Maghreb islamico (AQIM), Abdelmalek Droudekel che intercettato al telefono qualche giorno fa commentava la morte del 55enne Abou Iyadh ritenuto a giusta ragione, una delle figure piu’ rilevanti e pericolose del jihadismo tunisino. Non è ancora certo chi abbia ucciso l’esponente di Ansar Al-Sharia ma non sarebbe stato ucciso nello stesso raid che il 21 febbraio scorso dove ha trovato la morte per mano francese , Djamel Okacha alias Yahia Abou Hamman, ritenuto essere il numero 2 di “GSIM” gruppuscolo jihadista affiliato ad AQIM e quindi ad Al-Qaeda.
Chi era Seifallah Ben Hassine
Il curriculum criminale di Seifallah Ben Hassine racconta che nacque l’8 novembre 1965 a Menzel Bourguiba, località a nord della Tunisia. Nulla fino fino al 1980 dove inizia a farsi conoscere perché si unisce ad altri estremisti per fondare il partito islamico “Movimento di tendenza islamica”, oggi al potere con il nome di “Ennahda”. Nel 1986 è ritenuto uno dei leader dell’ala radicale e armata del Movimento di tendenza islamica”, una sorta di ala radicale, denominata “Fronte islamico tunisino”. Poi nel 1987 deve fuggire dalla Tunisia perché il regime di Zine El Abidine Ben Ali lo accusa di aver fomentato la rivolta studentesca tanto che per questo, verrà condannato in contumacia dal tribunale militare di Tunisi a due anni di carcere. Nello stesso anno inizia a studiare presso la Facoltà di Scienze Giuridiche in Marocco dove mette anche su famiglia (prenderà moglie dalla quale avrà tre figli), ma anche qui dura poco perché nel 1990 arriva a Londra dove conosce il predicatore salafita Abu Qatada ( sotto nella foto ) conosciuto per essere l’uomo di collegamento di Al Qaeda nel Regno Unito.
Poi sparisce anche se alla fine del 2013 gli americani lo segnalano in Libia dove gestisce alcuni campi di addestramento per i jihadisti che operano nell’area e qui provano ad ucciderlo con i droni. L’operazione fallisce e Ben Hassine scompare di nuovo facendo alimentare le voci di una sua morte. Riappare nel 2015 nella Libia orientale e il 15 giugno 2015, sfugge ad un attacco aereo che aveva come obbiettivo un altro inafferabile assassino, quel Mokhtar Belmokhtar detto Mr. Marlboro contrabbandiere di ogni genere di merce, trafficante di droga, di esseri umani, di armi, ed infine capo jihadista con Al Qaeda. Poi altre voci di una sua morte ma ne il Pentagono e Ansar al-Sharia le confermeranno. Ben Hassine sa benissimo che la CIA con lui ha un conto aperto fin dall’assalto dell’ambasciata americana di Tunisi del 2012 e si fa ancora piu’ prudente e nel frattempo vede cadere uno ad uno molti capi jihadisti inceneriti dai droni made in USA. Un capo pero’ per essere tale, deve per forza esercitare la sua leadership deve essere presente nel suo territorio, deve farsi vedere, deve impartire ordini ai suoi uomini che devono percerpire la forza di un capo che se nascosto in qualche grotta rischia di essere soppiantato da qualche giovane ambizioso. E’ forse la necessità di esercitare il comando che avrebbe messo Seifallah Ben Hassine nel mirino di un silenzioso drone. Sipario.
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