Per gli Stati Uniti Nicolas Maduro è un narcotrafficante. Su di lui da ieri, c’è una taglia di 15 milioni di dollari

Si addensano nuvole nere sull’attuale presidente del Venezuela Nicolas Maduro e sul suo regime corrotto e violento dopo che ieri la “Criminal Division” del Dipartimento alla Giustizia e i procuratori di New York e Miami, lo hanno incriminato per “narcoterrorismo e cospirazione allo scopo di esportare cocaina negli Usa”. In mattinata il procuratore generale degli Stati Uniti William Barr, collegato in videoconferenza con le procure distrettuali di New York e Miami aveva formalizzato pubblicamente le accuse : “Il presidente del Venezuela Nicolas Maduro ha utilizzato il suo potere per sostenere il terrorismo internazionale e per svolgere un ruolo di guida nel traffico illegale di droga all’interno del suo Paese”. Che il corrotto regime di Caracas che tra le altre cose è responsabile di numerosi omicidi su commissione di inermi cittadini, di migliaia di torture e di arresti di cittadini venezuelani “colpevoli” di non credere al verbo del regime, sia implicato da anni nel narcotraffico non è certo un segreto cosi’ come non è certo un mistero lo stretto rapporto che lega il regime di Maduro al gruppo terroristico Hezbollah, a sua volta sostenuto dall’Iran che ha impiantato solide basi nel Paese, cosi’ come sono certi gli stretti contatti con il redidivo gruppo rivoluzionario delle Farc in Colombia che si finanzia con i proventi del traffico di cocaina. Già nel 2019 l’ex vice presidente venezueleno di origini libanesi Tareck El Aissami, nipote dell’esponente del regime baathista siriano Shiblī Yousef Hamad al-ʿAysamī rapito in Libano nel 2011 e mai ritrovato, venne incriminato dalla DEA perché “avrebbe dovuto organizzare trasporti di cocaina dalla Colombia attraverso il Venezuela verso il Messico e gli Stati Uniti su larga scala e mantenere contatti con il cartello messicano del narcotraffico dei Lo Zetas”. Sempre nel 2019 Il Dipartimento del Tesoro accuso’ degli stessi reati Diosdado Cabello, ex presidente dell’Assemblea Nazionale e fedele alleato di Nicolas Maduro. Che il narcotraffico sia un “affare di famiglia” dei  Maduro lo prova l’arresto da parte della D.E.A (Drug Enforcement Administration) avvenuto il 10.11.2015 a Port-au-Prince (Haiti) di due nipoti di Maduro, Efrain Antonio Campo Flores, 29 anni, e il 30enne Franqui Francisco Flores de Freitas che sono stati condannati a 18 anni di carcere “per aver cercato di vendere droga per 20 milioni di dollari allo scopo di finanziare la propria famiglia”.

Insieme a Nicolas Maduro sul quale pende un taglia da 15 milioni di dollari, gli Stati Uniti hanno messo sotto accusa anche altri dirigenti di Caracas, il presidente dell’illegittima assemblea nazionale costituente Diosdado Cabello Rondón, l’ex capo dei servizi segreti militari Hugo Carvajal Barrios, l’ex generale dell’esercito Clíver Alcalá Cordones e il ministro dell’Industria e della produzione nazionale Tareck Zaidan El Aissami Maddah per i quali il Dipartimento di Stato ha offre ricompense per la la loro cattura che arrivano fino a dieci milioni di dollari. Il leader chavista ha reagito su Twitter “Gli Stati Uniti e la Colombia stanno cospirando e hanno dato l’ordine di riempire il Venezuela di violenza. Come capo dello Stato sono obbligato a difendere la pace e la stabilità di tutta la Patria, in qualunque circostanza che ci si presenti. Non ci riusciranno!” per contro segretario di Stato Usa Mike Pompeo ha dichiarato che “Il popolo venezuelano merita un governo trasparente, responsabile e rappresentativo che risponda alle esigenze del popolo. Gli Stati Uniti sono impegnati ad aiutare i venezuelani a riportare la democrazia attraverso libere e regolari elezioni presidenziali”.

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