Mentre in Italia non si è ancora spento l’eco delle polemiche relative alla liberazione avvenuta tra l’8 e il 9 maggio 2020 nei pressi di Mogadiscio (Somalia), della cooperante milanese Silvia Romano rapita in Kenya il 20 novembre del 2018, gli al-Shabaab somali continuano a mietere vittime. Lo scorso 24 maggio 2020 a Baidoa, una delle maggiori città somale che si trova a 250 chilometri dalla capitale Mogadiscio c’è stata l’ennesima strage. Mentre le strade cittadine si erano riempite per i festeggiamenti della fine del Ramadan, è esplosa una bomba che ha ucciso donne e bambini. Il primo bilancio fatto dalle autorità locali parlava di almeno 5 morti e oltre una ventina di feriti ma molti di loro, sono stati ricoverati in gravissime condizioni negli ospedali della zona. In precedenza lo scorso 17 maggio 2020, il governatore della regione di Mudug (amministrazione del Puntland) Ahmed Muse Nur era stato ucciso nel corso di un attacco a Galkayo, che si trova a circa 600 chilometri a nord della capitale della Somalia, Mogadiscio, proprio a cavallo del confine di due stati semi-autonomi autoproclamati: Puntland e Galmutug, che comprende Mudug. Con lui sono morti suo fratello e tre guardie del corpo uccisi da un attentatore suicida che alla guida di uno scooter pieno di esplosivi, si è schiantato contro il loro veicolo. Ahmed Muse Nur è il secondo governatore dell’amministrazione del Puntland che viene ucciso da attentatori suicidi. Il 29 marzo scorso, era toccato al governatore della regione del Nugal, Abdisalam Hassan Hersi, morto per le ferite riportate in un attentato suicida nella città di Garowe. Anche in questo caso gli al-Shabaab hanno rivendicato la responsabilità dell’attentato. Negli ultimi mesi, gli al-Shabaab hanno aumentato le loro attività nelle regioni settentrionali del Paese, un modo di marcare la loro presenza sull’intero territorio nazionale visto che oggi i jihadisti affiliati ad al-Qaeda, hanno nelle aree centrali e meridionali della Somalia la loro zona di massima influenza mentre il nord della Somalia, è terreno privilegiato della branca locale dello Stato Islamico Abnaa ul-Calipha o Islamic State in Somalia, costituita nell’ottobre 2015 da ‘Abd al-Qādir Mū’min che in precedenza era un’autorità religiosa degli al-Shabab. Abnaa ul-Calipha (Stato islamico in Somalia) è stato riconosciuto dallo Stato islamico come wilayat ufficiale, o provincia, nel dicembre 2017 quando si chiamava Wilayat al Somal. Il gruppo opera nella regione semi-autonoma del Puntland in Somalia e si stima che abbia circa 300 combattenti attivi. Secondo gli analisti del C.e.S.I “la crescita nell’attivismo militare di al-Shabaab nel nord della Somalia va interpretato sia nel contesto della lotta alle autorità politiche nazionali che in quello della competizione con Daesh per il primato jihadista in Africa Orientale”. La feroce competizione in Somalia tra Al Qaeda e Isis oggi vede lo Stato islamico superare per numero di attacchi gli al-Shabaab, un fatto che preoccupa molto i qaedisti somali visto che molti giovani jihadisti somali attualmente, scelgono il “brand” dell’Isis piuttosto che il loro. Nonostante questo gli al-Shabaab pur incalzati dell’Isis, restano il piu’ grande movimento jihadista in Somalia ( e Corno d’Africa) per numero di aderenti, per capacità militare e quella finanziaria. Un fatto che la dice lunga come sottolineato dal C.e.S.I, sul “notevole indice di resilienza rispetto alle attività di contrasto al terrorismo attuate dall’Unione Africana (missione AMISOM), dall’Esercito Nazionale Somalo e molti governi occidentali”.
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