Si chiama “Deterrence of Terrorism”, l’operazione lanciata negli scorsi giorni dalle forze democratiche siriane (SDF), contro lo Stato islamico nella provincia siriana di Deir al-Zor. Tutto sta avvenendo con il coordinamento tra l’esercito iracheno e la coalizione guidata dagli Stati Uniti contro lo Stato islamico che negli ultimi mesi, ha aumentato il numero e la qualità degli attacchi portati ed in particolare quelli contro la polizia e l’esercito iracheno anche se nel mese di maggio ad essere colpiti sono stati dei civili. Lo scorso 27 maggio 2020 come riportato dall’agenzia di stampa “Hawar”, l’amministratore dell’ufficio finanziario del comitato dei servizi del Consiglio civile di Deir al-Zor, Hudhaifa Al-Ahmad è rimasto gravemente ferito in un attentato organizzato da alcuni combattenti dello Stato islamico nell’area di al-Shuhail (provincia di di Deir al-Zor). Due giorni dopo è toccato ad Hamid Mohammed al-Dha’if, un politico locale ammazzato da alcuni sconosciuti all’interno del mercato della città di al-Breiha che si trova nella parte orientale di Deir al- Zor.
Nei primi giorni di pattugliamento dell’area sono stati controllati 150 villaggi dove sono stati arrestati 67 jihadisti. E’ un numero di persone certamente rilevante e che colpisce; si tratta di donne e di uomini che nonostante abbiano vissuto gli orrori voluti da Al Baghdadi e sodali, che hanno visto disintegrarsi il sogno di uno Stato governato dalla Shari’a e visto morire uno dopo l’altro gli amici, i fratelli, le sorelle e i loro figli, ancora oggi restano fedeli alle bandiere nere dell’Isis aiutati da una buona parte della popolazione che simpatizza oggi come allora, per lo Stato islamico. Sono davvero lontani i festeggiamenti e le troppe dichiarazioni trionfalistiche del marzo 2019 dopo la caduta dell’ultimo cosi’ si disse, bastione dei jihadisti di Baghouz (Siria). In verità gli irriducibili (quelli veri), erano già scappati chi pagando ( sono centinaia di casi) e chi invece approfitto’ della confusione. Costoro con il tempo hanno raggiunto i vecchi compagni di lotta con i quali stanno contribuendo alla ri-nascita dell’Isis.
A loro si aggiungono ogni giorno donne (con bambini) e uomini che riescono a fuggire dai campi di prigionia dove a comandare sono comunque gli stessi prigionieri dell’Isis. Per tornare all’operazione “Deterrence of Terrorism”, si è resa necessaria perché come ha detto il comando generale dell’SDF, “gli attacchi dell’ISIS sono aumentati nel recente periodo, il che rappresenta una vera minaccia per la sicurezza, la sicurezza e la stabilità delle persone”. Il comandante delle SDF Adnan Efrin ha dichiarato all’agenzia di stampa “Northpress“ che almeno 6.000 combattenti della SDF stanno partecipando alla campagna in risposta a una chiamata di civili e leader tribali per assisterli nel recente aumento dell’attività delle celle dormienti dello Stato Islamico”.
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