Si stringe sempre di piu’ il cerchio attorno alla “vedova nera” dell’Isis un tempo a capo della brigata femminile dell’Isis “al-Khansaa”

Si stringe sempre di piu’ il cerchio attorno alla “vedova nera” dell’Isis, conosciuta anche come “la vedova nera di Al-Qaeda”, la 59enne marocchina Fatiha el Mejjati Oum al-Mouminine (la madre dei credenti) un tempo a capo della brigata femminile dell’Isis “al-Khansaa”, la spietata polizia religiosa composta da sole donne. Qualche giorno fa secondo qualificate fonti curde operanti nella città di Qamishli, è stata arrestata la 25enne nuora svedese di Fatiha Mejjati con la quale era in contatto come risulterebbe “da numerose conversazioni telefoniche” evidenziate negli scorsi giorni anche dal giornale svedese “Expressen”. La “black widow” che riusci’ a fuggire nel marzo 2019 da Baghouz ( Siria) ultima roccaforte dell’Isis è la vedova del terrorista marocchino-francese Karim o Abdelkrim Thami el-Mejjat (1967-+2005)  a sua volta fondatore del gruppo GICM ( Groupe Islamique Combattant Marocain) affiliato ad Al Qaeda. L’uomo che venne condannato per aver collaborato alla realizzazione degli attentati compiuti a Riyad nel 2003 ( qui era arrivato con la moglie con passaporti falsi del Qatar) , per gli attentati di Casablanca sempre nel 2003 , gli attentati di Madrid del 2004 e quelli di Londra del 2005, venne ucciso all’età di 38 anni insieme al figlio 11enne Adma Mejjati dalle autorità saudite in un combattimento nell’aprile del 2005. Le forze militari saudite non si aspettavano di trovarselo davanti quando iniziarono il blitz all’alba del 3 aprile 2005 contro il capo di Al Qaeda in Arabia Saudita, Saud Hamoud ‘Abid al-Qatini al-‘Otaibi, i sauditi lo credevano in Bangladesh dove era stato fermato dieci mesi prima con la moglie perché in possesso di documenti pakistani falsi. Per tornare a Fatiha Mejjati, nata e cresciuta a Casablanca in una famiglia della classe media, racconto’ piu’ volte alla stampa che da ragazza indossava “gonne corte e fumava” come la maggior parte delle giovani donne che all’epoca frequentava. La svolta arrivo’ poco dopo la Guerra del Golfo del 1990 infatti senza aver dato segnali in precedenza, si radicalizzo’ e inizio’ a indossare il velo, poi conobbe il futuro marito all’epoca studente di medicina e in poco tempo lo converti’ alla causa salafita-terroristica. Lei e il marito con il quale avrà due figli andranno a vivere in  Afghanistan (via Iran) dove conosceranno Osama Bin Laden e il Mullah Omar. Sulle montagne dell’Afghanistan definito dalla coppia “un paradiso in terra governato dal regime talebano virtuoso e sano” erano arrivati dopo essersi addestrati alla jihad in Bosnia. Nel 1992 a Fatiha Mejjati viene diagnosticato un cancro dal quale riuscirà a guarire, ma durante la malattia, chiede al marito di prendere una sua amica inglese Fatihah al-Hawshy come seconda moglie. L’uomo accetta, poi dopo un lungo girovagare la donna verrà mandata da el-Mejjat negli Stati Uniti.

Dopo la morte del marito Fatiha el Mejjati venne arrestata e detenuta con il secondo figlio Ilyas in un carcere saudita dove vennero sottoposti entrambi alla privazione del sonno in una cella illuminata giorno e notte da potenti luci al neon. Per il ragazzo nato con un lieve ritardo mentale, affetto da obesità e che soffriva già di insonnia la terribile esperienza della detenzione in Arabia Saudita fu devastante. Secondo i medici che nel 2004 lo visitarono nell’appartamento dove abitava con la madre nel quartiere Gauthier di Casablanca dove scontavano gli arresti domiciliari, “questo giovane è affetto da gravi disturbi psicologici”. Diagnosi azzeccata visto che poco dopo tenterà di uccidere la madre e non una sola volta. Ilyas Mejjati cresciuto con le foto di Osama Bin Laden e con il culto del padre jihadista e che da bambino disegnava fucili Kalashnikov, poi partirà facendosi  beffe dei servizi segreti marocchini nel febbraio del 2014 (con la sicura complicità di sua madre) per il “Siraq” dove verrà messo a capo di una brigata militare essendo il figlio di una celebre jihadista. Di lui pero’ non si hanno notizie da tempo e si crede che sia morto nel 2016 a Idlib (Iraq). Pe la madre sopravissuta a tante morti e a mille vicende in mezzo mondo come efferata terrorista, la libertà potrebbe finire molto presto.

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