E’ iniziato lo scorso 25 giugno 2020 davanti alla corte speciale per il terrorismo di Parigi il processo a carico del jihadista francese Tyler Vilus- Abou Hafs, accusato di “essere stato alla guida di un gruppo terroristico, associazione criminale e di aver commesso omicidi in Siria tra il 2013 e il 2015”. Tyler Vilus è nato e cresciuto a Troyes (regione dell’Aube) da padre della Martinica (evangelista cristiano), e da Christine Rivière detta “Mamie Jihad” (in Siria indossava sempre una cintura esplosiva), convertitasi all’islam insieme a suo figlio con il quale conviderà da subito la visione piu’ estrema dell’islam. La 52enne verrà poi arrestata il 2 luglio 2014 mentre si trovava a casa del figlio maggiore mentre si preparava a tornare in Siria dopo tre precedenti viaggi. Per la sua attività di supporto al figlio in Siria, è stata condannata in primo grado il 6 ottobre 2017 a 10 anni di carcere con conferma in appello nel luglio del 2018. E’ in Tunisia nel 2011 che Tyler Vilus abbraccia definitivamente il radicalismo salafita ma in seguito resta deluso deluso “dalla eccessva tiepidezza” dei salafiti tunisini, quindi secondo la madre, parte per la Siria nel 2012. Poi nel 2013, inizierà la sua ascesa tra le fila dello Stato islamico grazie alle spiccate doti di comunicatore e di reclutatore su Twitter dove scriveva “Se vuoi la mia opinione esci di casa, attacca i miscredenti, feriscili , spaventali ma preferibilmente uccidi poliziotti e donne”. Tyler Vilus per le sue capacità di reclutatore e di combattente entra a far parte dell’Amniyat, il servizio segreto dell’Isis che tra le molte cose, pianifica attentati in Europa compreso quello del Teatro Bataclan. Lui nega di averne mai fatto parte anche se le prove contro di lui sono schiaccianti; ” Non ho mai fatto parte dell’Amniyat, ero solo un combattente tra i combattenti” .Tyler Vilus era amico di Foued Mohamed Aggad, Ismaël Mostefaï e Samy Amimour ( tre attentatori del Teatro Bataclan ) ma soprattutto di Abdelhamid Abaaoud, colui che pianifico’ e coordino’ gli attacchi del 13 novembre 2015 a Parigi. Tyler Vilus tenta di tornare in Europa 2 luglio 2015 ( quattro mesi prima degli attacchi di Parigi) in accordo con Abdelhamid Abaaoud, e compra un biglietto aereo Istanbul-Praga ma non riesce a salire sul volo Turkish Airlines 1767 perché un addetto al controllo passaporti all’aeroporto di Atatürk di Istambul, nota che l’uomo che ha davanti a lui non è lo stesso del passaporto (che in realtà appartiene ad un foreign fighters svedese), e lo ferma. A questo punto Tyler Vilus invia una serie di messaggi whattsup ad un numero turco che risulterà poi nella disponibilità di Abdelhamid Abaaoud e in uno scrive ;“Sono stato arrestato. Mi hanno fatto una foto.Mi fanno ridere e non capiscono niente.Ti contatterò quando esco, se esco”. Quando esco, recito.” Una volta estradato in Francia ( 21 luglio 2015), attenderà il processo per cinque anni in isolamento senza mai cadere in contraddizione durante gli interrogatori nei quali negherà tutto a parte il fatto di essere andato nel “Siraq” per combattere. Gli unici momenti nei quali mostra qualche indecisione è quando gli mostrano delle fotografie del 2013 dove appare insieme ad alcuni membri dell’Amniyat, e quando viene ritratto a Hraytan, a circa quindici chilometri da Aleppo, nel nord-ovest della Siria insieme a Abdelhamid Abaaoud e agli altri attentatori del Bataclan che sono inseriti con lui ( anche se nega) nella katiba “Al-Muhajireen” (gli immigrati), uno squadrone responsabile della torture e delle esecuzioni sommarie. L’uomo che viene descritto dagli inquirenti come “intelligent, déterminé et paranoïaque”, nega anche di essere coinvolto in un’esecuzione pubblica che viene diffusa online e dove appare mentre arringa la folla; “Non ho avuto alcun ruolo in questa esecuzione. Stavo lasciando la moschea e sono stato filmato come gli altri i civili che erano presenti su questo incrocio”. Nega anche di aver provato a rientrare in Europa per commettere un attentato ( come aveva detto al sodale Abdelhamid Abaaoud nel 2015 ) sostenendo di aver tentato di rentrare in Europa solo “per prendere la mia famiglia e andare a vivere con loro in Mauritania”. Nessuno si illude che il 30enne Tyler Vilus ora racconterà la verità su quanto accaduto nel “Siraq”, sulle stragi di Parigi del 12 novembre 2015 (per le quali non è indagato), e sulla sua appartenenza all’Amniyat. Come fatto da Salah Abdeslam, anche lui ha scelto di attendere la sentenza prevista per il prossimo 3 luglio 2020, in totale silenzio. Nel frattempo ha iniziato gli studi per laurearsi in psicologia ma se verrà condannato a diversi ergastoli come facilmente ipotizzabile, il tempo per studiare non gli mancherà di sicuro.
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