Lo scorso 24 agosto 2020 a Jolo, (provincia di Sulu nelle Filippine meridionali) una zona che è da tempo una roccaforte islamista del gruppo salafita “Abu Sayyaf” noto anche come “al Harakat al Islamiyya”, si è verificato un doppio attentato kamikaze condotto da due vedove di miliziani del gruppo filippino.Il bilancio è di 14 morti e quasi 80 feriti, la maggior parte delle vittime faceva parte delle forze dell’ordine: 7 soldati e 6 poliziotti. Secondo quanto raccontato dai media locali poco prima di mezzogiorno il primo ordigno nascosto in uno scooter, è esploso in una delle principali piazze della città. Successivamente, non appena la polizia è accorsa sul posto l’altra donna ha cercato di entrare nel perimetro di sicurezza, subito fermata si è pero’ fatta esplodere. Nel corso dei successivi rilevamenti è stata rinvenuta terza bomba, fortunatamente inesplosa, nei pressi di un mercato vicino ai luoghi delle esplosioni. Il mercato si trova molto vicino alla Cattedrale di Nostra Signora del Carmine dove nel 2019, un attentato sempre realizzato da un kamikaze, aveva ucciso 20 fedeli cattolici mentre stavano andando alla messa domenicale. Il capo dell’Esercito delle Filippine, tenente generale Cirilito Sobejana, dopo l’attentato ha raccomandato al presidente Rodrigo Duterte “di dichiarare la legge marziale nella provincia di Sulu” una misura che secondo il militare servirebbe “a controllare meglio la popolazione, penso che sia saggio dichiararla ancora una volta”. Lo scontro che dura da decenni tra i gruppi islamisti attivi nella zona del Mindanao e l’esercito filippino, ha avuto momenti di altissima tensione come quando nel 2017, alcune cellule terroristiche che avevano dichiarato fedeltà all’Isis, e presero il controllo di Marawi, città a maggioranza musulmana che l’esercito filippino riuscì a riconquistare solo dopo cinque mesi di assedio. La Battaglia di Marawi inizio’ il 23 maggio 2017, tra le forze di sicurezza del governo di Manila e i miliziani di “Abu Sayyaf” e del gruppo “Maute”. Nel corso degli scontri morirono 978 jihadisti (12 vennero catturati) mentre tra la popolazione civile vi furono 168 morti, 1500 feriti e 1.1 milioni di civili sfollati. Da quel momento il presidente Rodrigo Duterte che proviene proprio dal Mindanao, nel dichiarare lo stato d’emergenza ha promulgato una serie di leggi che attribuiscono “poteri speciali” alle forze dell’ordine. Ora dopo tre anni di operazioni sul territorio e molti attentati che hanno visto cadere civili inermi e militari, il leader locale dell’Isis (sempre di Abu Sayyaf) Hatib Hajan Sawadjaan nato nel 1959 , sul quale pende una taglia da 10 milioni di dollari, sarebbe ormai alle corde proprio nell’isola di Sulu dove si nasconderebbe anche il figlio Mundu esperto nella preparazione di esplosivi che è sfuggito all’arresto solo alcune settimane fa.
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