I droni cinesi che spaventano la Nato e gli Stati Uniti ( Il Mattino della Domenica 20.09.2020 )

Lo scorso mese di luglio 2020 il governo di Pechino ha consegnato sei droni da combattimento “Wing Loong” prodotti dal costruttore cinese AVIC alla Serbia, che diventa così il primo Paese europeo a dotarsi di aeromobili a pilotaggio remoto (Unmanned aerial vehicle-UAV) di fabbricazione cinese. La doccia fredda ha creato un nuovo strappo difficilmente ricucibile tra il governo di Belgrado e la Nato, che già nel 2019 aveva espresso la propria contrarietà al presidente serbo Aleksandar Vucic, dopo la “manifestazione di interesse” di Belgrado per il sistema di difesa antiaerea russo S-400. Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump appresa la notizia, aveva subito minacciato la Serbia di pesanti sanzioni economiche. Se l’interessamento ai sistemi di difesa antiaerea russi da parte della Serbia è qualcosa che è abbastanza comprensibile visti i legami storici e culturali , quelli tra Belgrado e Pechino sono in grande espansione. Tutto passa dalla Belt and Road Initiative” meglio conosciuta alle nostre latitudini come la “Nuova Via della Seta” che altro non è che la gigantesca operazione strategica della Repubblica Popolare Cinese per il migliorare i suoi collegamenti commerciali con 95 paesi dell’Asia centrale, Asia settentrionale, Asia occidentale e i paesi (e le regioni) lungo l’Oceano Indiano e il Mediterraneo. E perché puntare proprio sulla Serbia ? Basta guardare la carta geografica per capirlo, la nazione balcanica è uno snodo molto importante del progetto ed quindi molto interessante per la Cina per promuovere investimenti infrastrutturali e commerciali. Secondo il Professor Antonio Selvatici autore di numerosi saggi sulla penetrazione cinese in Occidente“la Serbia e l’Ungheria da tempo sono i Paesi amici della Cina.

E’ ormai da anni che in Serbia i cinesi stanno cercando di sponsorizzare opere infrastrutturali immaginando di collegare il porto del Pireo con l’Europa centrale. Huawei installerà a Belgrado un sistema tecnologico di videosorveglianza con riconoscimento facciale nell’ambito del progetto di Safe City. Quindi ci sono altre forniture di tecnologia militare previste per la Serbia? “Si, sono numerosi gli accordi industriali e commerciali tra la Serbia e il Paese del Dragone. La Cina, attraverso la società ad azionariato pubblico China Aerospace Science and Technology Coroporation- CASC, insieme ai droni ha già consegnato anche 18 missili terra-aria. Si prevede la consegna di altri 15 droni modello CH-92A. Bisogna considerare queste vendite come un importante tassello della creazione del consenso, così come lo sono state le numerose donazioni di mascherine ed altri dispositivi medici per cercare d’arginare la diffusione del Coronavirus. Quindi i droni con annessi missili non solo come mezzi di offesa/difesa, ma anche un abbraccio e un monito. Un avvertimento a Bruxelles e alla NATO per far capire che la strategia di controllo dei Balcani (incominciato con il l’accordo dei 16+1) prosegue. Un Europa che si sta svegliando dal torpore, ma che fa ancora fatica a comprendere la strategia globale di Pechino”. L’espansione economica della Cina nel Vecchio Continente fino ad oggi ha portato all’acquisto di asset strategici quali porti, società di robotica, acquisti nel settore automotive, nella farmaceutica, nell’industria e nei servizi aereoportuali solo per citarne alcuni, dal Baltico al Mediterraneo, e che dopo l’iniziale entusiasmo per i miliardi dollari arrivati da Pechino stanno diventando ogni giorno che passa un problema per i principali paesi europei che stanno reagendo con sempre maggiore fastidio allo “shopping” di Pechino. A dire il vero non proprio tutti, se Francia e Inghilterra con la Cina non perdono occasione di utilizzare toni duri lo stesso non vale per la Germania (con la quale gli scambi commerciali sono importantissimi) e l’Italia che non avendo da tempo una politica estera traccheggia tra la storica fedeltà agli USA e il Dragone cinese non senza gaffes che hanno fatto infuriare gli apparati di Washington D.C. Secondo l’economista, politologo e saggista americano Edward N. Luttwakil governo di Belgrado ha pochi soldi e si arma come puo’, mi pare è normale quindi che i cinesi riescano a fornire materiali militari che a mio giudizio non sono particolarmente performanti. La Casa Bianca ha minacciato sanzioni è vero ma non credo che sarà necessario metterle in atto perché la Serbia per le ragioni che descritto, non è in condizione di nuocere alla NATO.

In ogni caso sulla stampa americana l’acquisto dei droni cinesi da parte del governo di Belgrado, sta facendo ancora discutere tanto che la celebre testata “Bloomberg”, ha scritto che “l’acquisto dei droni sottolinea l’espansione della presenza strategica cinese sulla soglia della Nato, comporta cyberattacchi, furto di proprietà intellettuale fino agli investimenti strategici nella Belt and Road Initiative” aggiungendo che”la crescente influenza cinese nei Balcani rispecchia la sua penetrazione in aree dominate in precedenza dalla Russia”. E la Nato che ne pensa ? Il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg ha recentemente dichiarato “La Cina è in alto nell’agenda della Nato, cosa che non era mai avvenuta perché non è la Nato che si sposta nel Mar Cinese Meridionale, è la Cina che si avvicina a noi. Li vediamo nell’Artico, li vediamo in Africa, li vediamo investire pesantemente in infrastrutture nei nostri stessi Paesi e, ovviamente, li vediamo anche nel cyberspazio“. Il caso dei droni anche in Serbia ha avuto ripercussioni politiche perché non a tutti l’operazione è piaciuta ed in tal senso Igor Novakovic, ricercatore capo dell’International and Security Affairs Center, think-tank con sede a Belgrado sempre a Bloomberg ha dichiarato “Il desiderio delle élite serbe di una cooperazione stretta con la Cina potrebbe potenzialmente condurci a un nuovo conflitto con l’Occidente, che ha i suoi sospetti sugli obiettivi cinesi”. Noi siamo nel ventre nella Nato e le relazioni della Serbia con la Cina possono diventare un problema politico molto serio”. E come dargli torto.

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