Ufo (forse) Esistono Davvero (Panorama 14.10.2020)

Abraham Loeb

Stefano Piazza- Luciano Tirinnanzi

Gli Ufo esistono, stiamo raccogliendo le prove». A dirlo, stavolta in via ufficiale, è nientemeno che il governo degli Stati Uniti. Che, non riuscendo più a gestire o nascondere l’alto numero di avvistamenti da parte dei suoi piloti, il 4 agosto scorso ha approvato la creazione di una task force specializzata sui fenomeni aerei non identificati, denominata Uaptf. Costo: 22 milioni di dollari, frutto di cinque anni di un precedente programma di ricerca segreto per il monitoraggio di forme di vita extraterrestri. Il perché Washington abbia rotto gli indugi, è presto detto: dal 2019 a oggi, la marina statunitense e l’aviazione giapponese hanno rilevato così tanti episodi non classificabili di incontri ravvicinati nell’oceano Pacifico (scie di luce; oggetti ovoidali; forme sferiche, circolari, con spigolature), che si sono domandati cosa accadrebbe, e come si dovrebbe reagire, in caso di contatto diretto con gli umani. Pertanto, la Cia e il governo di Tokyo si sono coordinati e attivati per colmare una simile lacuna – per la verità, sono i soli al mondo ad averlo fatto – nei rispettivi protocolli militari. E hanno prodotto una serie di regole da seguire, nell’ipotesi in cui tanto i jet militari quanto gli aerei civili si trovassero a dover gestire nuovamente l’imponderabile. Sì, nuovamente. Perché solo pochi mesi fa la marina usa ha desecretato una serie di video ufficiali, pubblicati anche dalla Cnn, che facevano da introduzione a una lista descrittiva e particolareggiata di oggetti volanti che hanno effettivamente scorrazzato al largo delle coste americane negli ultimi anni, lambendo i caccia da guerra e, in alcuni casi, anche dei voli civili. «Il Dipartimento della difesa sta rilasciando tali video al fine di chiarire qualsiasi idea sbagliata da parte del pubblico sul fatto che i filmati che circolano siano reali o meno. I fenomeni aerei osservati nei video rimangono caratterizzati come non identificati» è stata la dichiarazione (per la verità, un po’ sibillina) del Pentagono. Il vicesegretario alla Difesa, David L. Norquist, ha aggiunto che la task force è indispensabile per indagare sugli unidentified aerial phenomena. O Uap, come vengono definiti adesso i classici Ufo, «unidentified flynig object». Cambiare sigla per non allarmare è divenuto, infatti, il primo comandamento della Casa Bianca e del Pentagono, al fine di gestire al meglio i numerosi file riguardanti lo spazio. In attesa, forse, di trovare il modo migliore di preparare il mondo a un’importante presa di coscienza sul fatto che esistano altre forme di vita. A corroborare la veridicità dell’affermazioni c’è un video girato nel 2004 da un cacciabombardiere F/A-18 Hornet, durante un volo di pattugliamento della portaerei statunitense USS Nimitz. In quell’occasione, i piloti riferirono che, dopo essere decollati in modalità scramble (o scrambling, termine che definisce l’atto di far decollare un caccia per intercettare e identificare un aereo sconosciuto), avvistarono chiaramente «un grande oggetto a forma di una mentina Tic Tac, che sembrava fluttuare senza l’assistenza di un motore o di un pennacchio di scarico». Proprio in seguito al crescente numero di simili avvistamenti, gli Stati Uniti di Donald Trump lo scorso dicembre si sono dotati anche della US Space Force: la quarta forza militare statunitense dopo marina, esercito e aeronautica, che oggi sovrintende ai sistemi di lancio, alla gestione dei satelliti, al cyberspazio e ai segnali dall’universo. È definita «astronautica militare». Al di là delle facili ironie sulla Space Force («hanno il logo di Star Trek» lo hanno deriso sui social), già Barack Obama aveva aperto la strada in tal senso: a metà del secondo mandato, infatti, annunciò e poi ritrattò una dichiarazione in merito all’esistenza di forme di vita extraterrestri.

Censurato per non chiari motivi, fu poi il suo consigliere, John Podesta, a fare una rivelazione a sorpresa: nel suo ultimo giorno di lavoro alla Casa Bianca, dichiarò che il suo più grande rimpianto «è stato quello di non essere stato capace di svelare la verità sugli Ufo».
Adesso, toccherà forse a chi vincerà le prossime presidenziali, fare un annuncio storico sugli Ufo/Uap. Di certo, il Dipartimento della difesa intende «migliorare la comprensione e ottenere informazioni sulla natura e le origini degli Uap – come affermato dalla sua portavoce Susan Gough – catalogandoli per analizzarli meglio, nel caso in cui dovessero rappresentare una minaccia per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti».I piloti statunitensi non sono stati certo i soli a vedere gli Ufo. Anche in Italia, il Reparto Generale Sicurezza dello Stato Maggiore Aeronautica (Rgs) monitora tutti gli «oggetti volanti non identificati» (Ovni). Risultato: dal 2001 fino al 2019 ha registrato quasi 150 avvistamenti, anche se in larga parte provenienti da segnalazioni private.  Un pilota italiano che chiede l’anonimato, sostiene però che «gli avvistamenti ad alta quota sono frequenti. Se dovessi fare una stima, direi che un trenta per cento dei piloti avrebbe qualcosa da raccontare. Io ho avuto due esperienze. La prima in un volo Cagliari-Roma nel 2001, quando quello che sembrava un riflesso del sole ci ha preceduto, poi è tornato indietro, e infine è sparito tra nuvole dopo meno di un minuto. Aveva una forma ovale, ed era largo tre o quattro metri. La seconda volta è accaduto qualche anno dopo, al confine con l’Iran, di notte. Sembravano stelle cadenti al contrario, perché anziché scendere, risalivano inspiegabilmente. Abbiamo avuto uno scambio di comunicazioni con altri velivoli nell’area, e tutti hanno osservato lo stesso fenomeno». Il pilota non ha mai fatto rapporto: «Altrimenti mi avrebbero messo a terra e spedito dallo psicologo, con il rischio di non poter volare più. Di queste cose all’aeronautica non se ne deve parlare…» Che non si tratti di velivoli segreti a disposizione di una nazione straniera, è stato confutato da più fonti. Statunitensi, innanzitutto. Che, in quanto a tecnologia aerospaziale, non sono secondi a nessuno: «Ho visto praticamente tutto ciò che si può vedere nel regno dell’aeronautica e non esiste nulla di simile. In tutta la mia vita, nella mia storia di volo non ho mai incontrato alcunché con quelle prestazioni, quelle accelerazioni. E tieni presente che questa cosa era senza ali» confessò alla Abc News il comandante David Fravor, ovvero l’uomo che aveva osservato il fenomeno dei «Tic Tac». Soprattutto, i radar più sensibili non li intercettano. Ma la scienza cosa dice in proposito? Il professor Abraham Loeb di Harvard, astrofisico e autore di infiniti articoli e libri sul tema, sostiene: «I rapporti esistenti degli Ufo sulla Terra non sono all’altezza del livello di controllo della scienza moderna. La mia principale riserva è nel fatto che le prove sono sempre al limite dell’affidabilità e della rilevazione degli strumenti di registrazione. Naturalmente, dalle fotografie di cinquant’anni ci si aspetta che siano sfocate, ma da quelle odierne si pretende che siano nitide. Invece, anche le fotografie degli Ufo di oggi non sono precise. Per me questo indica che gli avvistamenti sono realizzati con pessimi strumenti di rilevamento. O forse mostrano dispositivi volanti fabbricati dall’uomo. Perciò diventa una questione di sicurezza nazionale, ed è quindi chiaro il motivo per cui il Pentagono centellina le prove. In ogni caso, finora gli avvistamenti di Ufo non fanno avanzare l’ipotesi di civiltà extraterrestri a noi vicine». Non la pensano così Alberto Negri, presidente del Gruppo Spazio Tesla, e la giornalista Mediaset Sabrina Pieragostini, da anni impegnata in ricerche sul tema. Insieme, nel giugno 2020 hanno pubblicato il libro Ufo parlano i piloti (Mursia 2020), dove si afferma che «siamo usciti dall’ambito della fantasia, e siamo finalmente approdati nella realtà. Gli Ufo non sono più un argomento ritenuto frivolo o poco serio, da ridicolarizzare. I governi oggi impiegano le loro migliori strutture per indagare su questo argomento e spendono ingenti fondi l’anno per affinare le informazioni in materia. È un grande passo in avanti rispetto al passato, anche se ancora manca sufficiente trasparenza sui dati raccolti».  Un esempio su tutti è ancora la task force americana, la succitata Uaptf. «Non è certo stata varata ad agosto 2020, come dicono» aggiungono i due autori. «È un fatto dimostrato dalle numerose richieste del Senato americano all’ente stesso, che retrodatano a molto prima la sua esistenza. Ovviamente, ci si può aspettare che, anche quando dovesse essere reso noto il risultato delle loro ricerche, le informazioni sensibili finiranno negli annessi, secretabili per ragioni di sicurezza nazionale».

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