Il partito conservatore canadese attualmente all’opposizione, è insorto in queste settimane dopo la decisione da parte del governo del primo ministro Justin Trudeau, di consentire ad un’azienda canadese di vendere tecnologia avanzata a dei costruttori di droni turchi. E tutto questo nonostante in Canada vi sia il divieto sulle esportazioni militari in Turchia. La polemica si è fatta rovente dopo che il governo armeno ha diffuso le immagini di un drone da combattimento turco, dotato di sensori ottici high-tech di fabbricazione canadese e un sistema di acquisizione del bersaglio. Un portavoce del ministero della Difesa armeno ha dichiarato che il drone turco Bayraktar TB2 abbattuto dalle unità di difesa aerea armena durante i combattimenti nel Nagorno-Karabakh il 21 ottobre 2020, montava un sistema di “acquisizione bersaglio” denominato CMX-15D – che è prodotto dalla “L3Harris WESCAM” di Burlington (Ontario). Si tratta di un sistema che consente agli operatori di droni di poter vedere cosa sta succedendo a terra in modo da scegliere i bersagli per attacchi aerei, sia che siano portati dai missili montati su drone che da altri velivoli cosi’ come detto da Shushan Stepanyan, portavoce del ministero della Difesa armeno. Il responsabile degli affari esteri per l’opposizione, il conservatore Michael Chong ha chiesto alla Camera dei Comuni “perché la vendita di questi sistemi WESCAM è stata autorizzata nonostante l’embargo sulle armi annunciato dal Canada a seguito dell’invasione turca della Siria settentrionale a ottobre 2019”. Chong nel suo intervento, ha fatto riferimento a un articolo di “Radio Canada International” nel quale si raccontava di un colloquio avvenuto nell’aprile 2019 tra Justin Trudeau con il presidente turco Erdogan; “Lo scorso aprile, il primo ministro ha parlato e rapporti indicano che si è impegnato ad affrontare le preoccupazioni turche sulla sospensione di queste esportazioni di armi“.
La questione della sospensione dei permessi di esportazione dei sistemi WESCAM in Turchia era stata discussa anche in una telefonata tra Trudeau ed Erdogan lo scorso il 16 ottobre 2020 come riportato in un comunicato ufficiale (a dir poco surreale) del governo turco; “Il presidente Erdogan ritiene che è contro lo spirito di alleanza [NATO] per il Canada sospendere l’esportazione di alcuni prodotti militari in Turchia a causa del conflitto Azerbaigian-Armenia”. E poi cosa è successo? Secondo Michael Chong “successivamente, sette sistemi di droni sono stati approvati per l’esportazione dal Canada alla Turchia. Il primo ministro o il ministro degli affari esteri ha ignorato le raccomandazioni dei funzionari degli affari globali e ha approvato queste esportazioni in Turchia?
Il governo canadese ha negato ch vi sia sta una fornitura diretta, Robert Oliphant, il segretario parlamentare del ministro degli Affari esteri, Francois-Philippe Champagne, ha dichiarato che “dopo aver appreso delle accuse secondo cui la tecnologia dei droni canadesi potrebbe essere stata dirottata in Azerbaigian i funzionari di Global Affairs Canada stanno per indagando su tali affermazioni”. Mentre si attendono approfondimenti lo stesso Robert Oliphant ha anche precisato “E’ in linea con il nostro solido sistema di controllo che è forte e rigoroso delle esportazioni e a causa delle ostilità in corso, il ministro ha sospeso immediatamente i relativi permessi di esportazione verso la Turchia per dare il tempo di valutare ulteriormente la situazione”.
Precisazioni che non soddisfano i conservatori canadesi che sempre per bocca del loro responsabile degli affari esteri ha risposto “che le ultime due indagini precedenti hanno richiesto molto tempo e non hanno portato a nulla di conclusivo” ed ancora “Il governo non ha ancora risposto alla domanda. È chiaro che i sistemi di droni canadesi sono stati dirottati nel conflitto tra Armenia e Azerbaigian in chiara violazione del Trattato sul commercio delle armi, dell’accordo di Wassenaar e della legge canadese” Insomma, un bel pasticcio per il governo del primo ministro Justin Trudeau dal quale si attendono chiarimenti che in questo momento, sono a dir poco doverosi.
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