Il ministero degli interni francese negli scorsi giorni ha sciolto insieme ad altre 21 associazioni islmaiche, l’ONG “BarakaCity” con sede a Evry-Courcouronnes (Essonne). L’ONG fondata nel 2008, ha raccolto per anni decine di milioni di euro in donazioni finite “in aiuti umanitari all’estero”. Il suo fondatore Driss Yemmou meglio conosciuto come Idriss Sihamedi era stato arrestato martedì 20 ottobre 2020 per motivi di cyberbullismo nell’ambito di un’indagine aperta dalla procura di Parigi dopo la denuncia dell’ex collaboratrice di “Charlie Hebdo” Zineb El Rhazoui, fatta oggetto di numerose molestie. Il responsabile di “BarakaCity” fece lo stesso con la giornalista della radio RMC Zohra Bitan che lo denunciato. Nel primo caso è stato ascoltato e rilasciato sotto controllo giudiziario il 15 ottobre 2020 ed è stato convocato presso il tribunale penale di Evry il prossimo 4 dicembre 2020. La chiusura di “BarakaCity” è arrivata dopo che Idriss Sihamedi iperattivo sui social network e che si definisce un “musulmano ortodosso”, “ha incitato all’odio, ha mantenuto rapporti all’interno del movimento islamista radicale e si è compiaciuto di giustificare atti terroristici“, cosi’ come scritto su Twitter dal ministro dell’Interno Gerald Darmanin. Già manager di una società di comunicazioni, Idriss Sihamedi ha affermato che la ormai disciolta Ong ha assistito 2 milioni di persone in 26 paesi diversi del mondo, tutte cifre che BarakCity pubblica continuamente sui social network dove conta 717.000 fan su Facebook e quasi 64.000 follower su Twitter. Nonostante le proteste del suo fondatore che con le sue campagne ha raccolto 16 milioni di euro negli ultimo tre anni, “Barakacity” da diverso tempo era ritenuta un’associazione a dir poco opaca tanto che già nel dicembre 2014 lo stesso Sihamedi era stato interrogato dalla Direzione generale della sicurezza interna (DGSI), durante una perquisizione.Stesso copione tra il 2015 e il 2017 ma le indagini non avevano portato a nulla. Poi nel 2019 erano state aperte altre inchieste per “finanziamento del terrorismo” e per “associazione a delinquere” ma anche stavolta le accuse erano state archiviate dalla procura di Parigi.
Nel frattempo Idriss Sihamedi che secondo il decreto di scioglimento dell’ONG nel 2018, si sarebbe recato in Siria, non ha mai smesso di provocare e di sostenere le frange più estreme dell’islam salafita al quale lui stesso appartiene anche se lo stesso nega con queste parole: “Io salafita ? Mi pare inverosimile sono un musulmano normale, o meglio sono un musulmano ortodosso che non stringe la mano alle donne”, ma non solo, uno che mette in guardia i giovani con queste parole ; “possano i nostri giovani guardarsi dalla fornicazione. Se Allah lo ha proibito, è certamente per preservare l’onore e la società”. All’inizio del processo per il massacro di Charlie Hebdo lo scorso i3 settembre 2020 ha dichiarato sulla sua pagina Facebook: “Nessuno può attaccare il nostro profeta. Possa Allah maledire Charlie e bruciare le loro tombe con il calore del sole” mentre una settimana prima il 27 agosto, aveva scritto: “La cosa migliore nella vita per un credente è morire martire. Questo è ciò che ci distingue da loro. Amiamo la morte tanto quanto ami la vita ”. Queste parole sono quelle usate dall’assassino Mohamed Merah, jihadista di Al Qaeda che ha ucciso sette persone e ne ha ferite altre sei a Tolosa e Montauban nel marzo 2012. Questa citazione è stata poi ripetutamente ripresa dallo Stato Islamico nella sua propaganda online. L’ONG BarakaCity da sempre ben inserita della rete dei Fratelli Musulmani, ha ottimi collegamenti con Ankara tanto che Idris Sihamedi, ha chiesto al capo del regime turco (del quale è un grande sostenitore) via Twitter “asilo politico per sé e per la sua squadra” dopo lo scioglimento. L’associazione quindi potrebbe creare il suo nuovo “centro internazionale” in Turchia dove ha già una sede che è anche menzionata nella dichiarazione di scioglimento del ministero dell’Interno. Secondo il governo francese infatti l’ufficio turco dell’ONG era diretto da Mehmet Uzun, un sostenitore della causa jihadista in Siria definito “criminale multirecidivo” coinvolto in dozzine di crimini.
Se Idriss Sihamedi dovesse davvero trasferirsi in Turchia in pochi lo rimpiangeranno, la Francia e i musulmani non hanno certo bisogno di uno che scrive“Penso che la musica possa essere pericolosa, la poligamia un’alternativa contro l’adulterio e il velo un segno di modestia. Sono pazzo”. Buon viaggio quindi a Idriss Sihamedi sperando che il biglietto per Ankara sia di sola andata.
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